In concorso con la moglie, le avrebbe attribuito fittiziamente 500mila euro arrivati sul conto di lei con un bonifico per "prestito infruttifero" disposto da Berlusconi
Non solo l’indagine a suo carico con l’accusa di essere il mandante delle stragi di mafia del 1993, all'ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri si aggiunge anche un’iscrizione nel registro degli indagati per trasferimento fraudolento di valori e per non aver comunicato, come invece sarebbe stato tenuto in quanto condannato in via definitiva a concorso esterno in mafia, le variazioni del proprio patrimonio. La notizia è riportata oggi da La Repubblica e da Il Fatto Quotidiano. A Dell’Utri la Dda di Firenze, con i procuratori aggiunti Luca Turco e Luca Tescaroli, ha contestato, inoltre, il concorso in strage con i boss Giuseppe e Filippo Graviano e Gaspare Spatuzza (tutti e tre già giudicati e condannati in altri processi). I pm hanno inserito le aggravanti di aver agito per finalità di terrorismo e di eversione dell'ordine democratico, di aver agevolato l'attività di Cosa nostra, con riferimento agli attentati commessi a Roma, Firenze e Milano dal 28 luglio 1993 al 23 gennaio 1994. Un altro capo di accusa emerso ora è il trasferimento fraudolento di valori in concorso con la moglie Miranda Ratti, alla quale Silvio Berlusconi aveva bonificato somme di denaro, con la causale di prestito infruttifero, "al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione". Infine c'è l'altra nuova accusa di aver omesso di comunicare, per Dell’Utri che ha una condanna definitiva per mafia, le "variazioni patrimoniali", in particolare bonifici ricevuti da Berlusconi per quasi un milione di euro nell'arco di nove mesi fra il 2021 e il 2022.
Secondo quanto scrive Il Fatto Quotidiano, Dell’Utri è stato iscritto nel registro degli indagati per trasferimento fraudolento di valori perché, in concorso con la moglie Miranda Ratti, avrebbe attribuito fittiziamente alla moglie 500mila euro arrivati sul conto di Ratti tramite un bonifico del 23 luglio 2020 con causale "prestito infruttifero" disposto da Berlusconi. Così, secondo i magistrati, Dell’Utri avrebbe eluso le disposizioni di legge in materia di prevenzione che avrebbe dovuto rispettare dopo la condanna definitiva del 2014 per concorso esterno. Che i 500mila euro fossero destinati all'ex senatore i pm lo deducono pure da un'intercettazione del 4 agosto 2020 tra Giuseppe Spinelli, ragioniere di fiducia dell'ex premier, e un funzionario di banca Ubi che chiede delucidazioni sul bonifico. L’ex senatore poi è stato iscritto pure per il reato previsto dall'articolo 31 della legge numero 646 del 13 settembre del 1982 e che in sostanza riguarda l'obbligo per i condannati con sentenza definitiva a comunicare per dieci anni ed entro 30 giorni dal fatto, al nucleo di polizia tributaria, tutte le variazioni "nell'entità e nella composizione del patrimonio". E quindi secondo i magistrati il cofondatore di Forza Italia avrebbe omesso di comunicare entro i termini di legge l'esistenza di bonifici ricevuti da Berlusconi tra il 2021 e il 2022 e poi negli anni successivi. In particolare tra il 19 maggio 2021 e il 14 gennaio 2022 l'ex senatore ha ricevuto sul proprio conto cinque bonifici con causale "donazione di modico valore" da 90mila euro ognuno per un totale di 450mila euro. Dopo gennaio 2022, invece, gli sono stati bonificati sempre da Berlusconi 30mila euro mensili. I magistrati sospettano che questi flussi di denaro potrebbero costituire una contropartita per le condanne subite da Dell’Utri e per il proprio silenzio nei processi penali. L’ex senatore potrà spiegare ai pm la propria posizione il 18 luglio quando è fissato l'interrogatorio. Per i magistrati "l'accordo stragista descritto nell'imputazione, di cui si è reso protagonista Dell’Utri, si fonda sui rapporti economici tra Giuseppe Graviano ed esponenti di Cosa nostra, da una parte, Dell’Utri e Berlusconi dall'altra". I pm, scrive La Repubblica, sottolineano nel decreto di perquisizione, eseguito dagli investigatori della Dia di Firenze e Milano mercoledì scorso nell'abitazione e nell'ufficio di Dell’Utri a Milano, come ha rivelato il giornalista Lirio Abbate ieri, gli esiti di una consulenza tecnica "che individua ingressi di flussi finanziari nelle imprese riconducibili a Berlusconi, di cui Dell’Utri già all'epoca era referente e fidato collaboratore, privi di paternità per 70 miliardi e 540 milioni di lire, nel periodo febbraio 1977 - dicembre 1980".
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