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I sindacati UsigRai e Fnsi si mobilitano contro le censure volute dalla politica; aderiscono il 75,5% dei giornalisti

E’ iniziato lunedì scorso lo sciopero voluto da molti giornalisti Rai contro le ingerenze politiche all’interno della televisione pubblica. Nonostante alcuni tentativi perpetrati dalla dirigenza del primo polo televisivo italiano di minimizzare gli effetti di un malcontento ormai diffuso tra i propri dipendenti, l’adesione allo sciopero organizzato da UsigRai e supportato dalla Fnsi è rimasta comunque molto alta, arrivando a toccare - come ha reso noto il quotidiano “La Repubblica” - il 75,5% dei giornalisti. Del resto, il clima che si respira in Viale Mazzini dopo la cancellazione del monologo dello scrittore Antonio Scurati sul 25 aprile, sembra essere sempre più teso. Durante la conferenza stampa che si è svolta pochi giorni fa, il segretario UsigRai Daniele Macheda non le ha mandate a dire: “Il problema non è solo della Rai. Il problema che affligge la libertà di stampa - ha ribadito Macheda - riguarda l’intero assetto del sistema informativo italiano”.
In effetti, ad incidere sulla qualità dell’informazione non ci sarebbe soltanto la precarietà lavorativa, ma, come ha sottolineato il segretario dell'UsigRai, “anche l'autonomia e l'indipendenza dei giornalisti nel loro lavoro”. A sostegno della sua tesi, Macheda ha ricordato casi come quello di RaiNews24, “dove non è stata riportata la notizia riguardante il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, che ha suggerito di somministrare i test psicoattitudinali non solo ai magistrati, ma anche ai politici, magari, includendo anche quelli sul consumo di alcol e droghe”. E aggiunge: “Ricordo l’intervento della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha definito il servizio di Report sui soldi pubblici impiegati per costruire i centri per gli immigrati in Albania, un linciaggio contro il Primo Ministro albanese”.


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Sigfrido Ranucci

Bortone: “Quello che è successo a ‘Che sarà’ non lo ho mai visto in tutta la mia vita lavorativa”

Sono le parole pronunciate dalla giornalista Serena Bortone durante la conferenza stampa di lunedì scorso in merito al caso Scurati e al monologo sul 25 aprile che il noto scrittore avrebbe dovuto leggere durante la trasmissione “Che sarà". Il monologo è stato infatti bloccato dalla Rai, causando un vero e proprio caso politico, finito anche sulle pagine della stampa estera. “Sono due settimane che i miei superiori dovrebbero offrire una ricostruzione, anche pubblica, per prendere dei provvedimenti. Vorrei che questa vicenda si chiudesse con parole ferme. Il contratto di Scurati - ha proseguito Bortone - viene chiuso il lunedì prima della trasmissione per 1500 euro lordi. Scurati ci consegna il testo del suo monologo il venerdì, e come faccio sempre in questi casi, ho girato il testo al mio diretto superiore. Non avviene nulla, almeno fino a 24 ore prima della messa in onda della trasmissione, quando, quasi per caso - ha sottolineato la giornalista - l’ufficio scritture ci ha comunicato che il contratto era stato annullato. Non era mai successo che un contratto venisse annullato dall’alto. Poi - ha continuato - vengono fornite spiegazioni alquanto bizzarre e farlocche, dove si parla di una promozione su Netflix. Ovviamente faccio delle ricerche e scopro che Scurati non ha alcun tipo di promozioni su Netflix. Successivamente mi attacco al telefono e mando mail fino a tarda notte chiedendo spiegazioni, soprattutto chiedendo cosa dovevo dire ad uno scrittore Premio Strega come Antonio Scurati, ma nessuno mi risponde. La mattina dopo sono stata costretta a chiamare Scurati per avvisare che il suo contratto era stato annullato. Indignato, Scurati mi ha detto che avrei potuto leggere il suo testo in trasmissione. Cosa che ho fatto”.


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Serena Bortone


Ranucci: “Anche Report è sempre sotto attacco per le sue inchieste scomode”

Presenti durante la conferenza stampa anche il presidente della Fnsi Vittorio di Trapani e il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci. “Anche ‘Reporter senza frontiere’ ha certificato che l’Italia è passata nella zona problematica. Mentre prima eravamo con i paesi fondatori dell’Unione Europea - ha spiegato il presidente della Fnsi di Trapani - oggi siamo in compagnia dell’Ungheria di Orbàn”. Ad ogni modo, “questa non è una semplice questione italiana, si tratta di un contesto dove, all’interno di un Paese dell’Unione, esiste un attacco ai diritti e alla libertà costituzionale”.
Anche per il giornalista Sigfrido Ranucci sembra che la situazione in Rai sia peggiorata, soprattutto nell'ultimo anno. Citando il servizio di Report sull'accordo tra Italia e Albania per la gestione dei migranti, definito dalla premier Giorgia Meloni “come un linciaggio contro il popolo albanese”, Ranucci ha evidenziato quanto sia paradossale il fatto che “mentre la premier definiva un linciaggio l'inchiesta realizzata dal proprio servizio pubblico, due sondaggi condotti in Albania, di cui uno autorevole, hanno confermato la veridicità dell'inchiesta di Report”. In seguito, il noto giornalista ha ricordato i numerosi attacchi subiti per le inchieste di Report, attacchi che sono stati scagliati in primis dal mondo della politica. Senza dimenticare il taglio alle repliche estive, voluto dai vertici Rai: “Nonostante, in passato, siano state proprio le repliche di Report a mettere in salvo le casse dell’azienda. Noi - ha spiegato Ranucci - mandiamo le repliche a zero euro, repliche che realizzano ascolti importanti, con la media del 7. Sotto l’amministrazione di Carlo Fuortes mandavamo in onda fino a sedici repliche, poi sono scese a cinque. Mentre, quest’anno, per la prima volta, si era pensato di cancellarle”.

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