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Mentre le vittime a Gaza aumentano a 6500, l’ambasciatore israeliano Erdan attacca il segretario generale della Nazioni Unite

È bufera contro il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres (in foto) dopo che quest’ultimo ha osato dire che “è importante riconoscere che gli attacchi di Hamas non sono avvenuti dal nulla”. La risposta di Israele non si è fatta attendere. L’ambasciatore israeliano Gilad Erdan ha accusato il segretario generale delle Nazioni Unite di “giustificare il terrorismo” e ha chiesto a Guterres di presentare le dimissioni immediate. Eppure, il segretario generale delle Nazioni Unite ha varie volte condannato gli eventi accaduti il 7 ottobre, sottolineando allo stesso tempo che tali attacchi “non sono avvenuti nel vuoto”. "Ho condannato inequivocabilmente gli orribili e senza precedenti atti terroristici compiuti da Hamas in Israele il 7 ottobre - ha detto -. Niente può giustificare l’uccisione deliberata, il ferimento e il rapimento di civili o il lancio di razzi contro obiettivi civili. Tutti gli ostaggi devono essere trattati umanamente e rilasciati immediatamente e senza condizioni. E con rispetto, constato pienamente la presenza tra noi di membri delle loro famiglie”. “È importante riconoscere anche che gli attacchi di Hamas non sono avvenuti dal nulla - ha aggiunto -. Il popolo palestinese è stato sottoposto ad anni di soffocante occupazione. Hanno visto la loro terra costantemente divorata dagli insediamenti e piagata dalla violenza. Le loro economie sono state soffocate. Poi le persone sono state sfollate e le loro case demolite”. Guterres ha inoltre sottolineato la necessità di un “cessate il fuoco” per garantire l’accesso agli aiuti umanitari e la necessità del rilascio degli ostaggi. "Per alleviare le sofferenze, rendere più semplice e sicura la consegna degli aiuti e facilitare il rilascio degli ostaggi, ribadisco il mio appello per un cessate il fuoco umanitario immediato" nella Striscia di Gaza: è quanto ha scritto oggi su X il Segretario generale dell'Onu, ricordando "colleghi e partner umanitari dell'Onu a Gaza che rischiano la vita per fornire aiuti a chi ne ha bisogno". Sono 35 gli operatori Onu rimasti uccisi nell'enclave palestinese dall'inizio del conflitto tra Israele e Hamas, il 7 ottobre scorso. In un precedente post, Guterres ha definito i pochi aiuti umanitari arrivati finora nella Striscia di Gaza "una goccia di in un oceano di bisogni".
"Sono scioccato da come le mie affermazioni di ieri sono state interpretate da alcuni, come se io stessi giustificando il terrore di Hamas. Questo è falso. Era l'opposto”. Così ha replicato il segretario generale dell'Onu alle accuse perpetrate da Israele. "Il dolore del popolo palestinese non può giustificare gli spaventosi attacchi di Hamas - ha ribadito -. È necessario mettere le cose in chiaro, soprattutto per rispetto delle vittime e delle loro famiglie". Guterres ha ammesso di aver parlato di motivi di risentimento da parte del popolo palestinese, ma ha fatto notare di aver detto, a questo proposito, che "i motivi di risentimento del popolo palestinese non possono giustificare gli scioccanti attacchi di Hamas". La tensione tra Onu e Israele è aumentata vertiginosamente dopo che il governo di Netanyahu ha negato i visti ai funzionari Onu in seguito alle parole di Guterres. Niente visti ai rappresentanti delle Nazioni Unite, perché "è arrivato il momento di dare loro una lezione”, ha detto l’ambasciatore israeliano all’Onu. Erdan ha parlato alla radio dell'esercito di Israele, chiedendo le dimissioni di Guterres e riferendo che Tel Aviv ha già negato un visto di ingresso al coordinatore Onu per gli Aiuti di emergenza, Martin Griffiths.


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Gaza: il bilancio del genocidio
Quanto accaduto all’Onu va inserito all’interno del contesto sempre più critico che si vive dentro la Striscia di Gaza. Le persone a Gaza non hanno accesso a carburante, elettricità, cibo o acqua da oltre due settimane. A tre settimane dall’inizio del conflitto, gli sforzi umanitari sono ostacolati anche dal bombardamento israeliano del valico di Rafah, seguito alla campagna di bombardamenti israeliana lungo tutta la Striscia, avviata in risposta all’attacco dei combattenti palestinesi guidati da Hamas il 7 ottobre. Una situazione catastrofica. Più di 1,5 milioni di palestinesi nella regione si trovano ad affrontare la carenza d’acqua (le autorità locali non sono state in grado di fornire acqua alla zona dopo che Israele ha tagliato le forniture idriche). Molti residenti stanno pompando acqua dai pozzi, ma ciò comporta dei rischi per la salute perché le forniture possono essere contaminate con acqua di mare e acque reflue. Mentre il bilancio delle vittime aumenta e i rischi di fame e disidratazione sono elevati nell’enclave assediata. L'agenzia delle Nazioni Unite Unrwa afferma che quasi 600.000 sfollati interni nella Striscia di Gaza hanno cercato rifugio in 150 strutture appartenenti all'organizzazione. Oggi le strutture ospitano un numero di persone quattro volte superiore a quello per cui erano state progettate, scrive l'Unrwa su X. Molte persone devono dormire per strada. Sono almeno 40 le strutture dell'UNRWA colpite, dice l'organizzazione. Il bilancio delle vittime nella Striscia di Gaza aggiornato questa mattina era di 6.546 palestinesi uccisi tra cui oltre 2.704 bambini e almeno 1.584 donne. Altri 17.439 sono feriti (i dati sulle vittime dei combattenti non sono ancora disponibili). In Cisgiordania e Gerusalemme Est sono 103 i morti, uccisi dall’esercito israeliano e dai coloni, tra cui almeno 30 bambini e una donna. Altri 1.400 sono feriti. In Libano, invece, dove si sta verificando uno scontro acceso contro Israele, sono 49 i morti, di cui 3 civili, 40 combattenti libanesi e 6 combattenti palestinesi. Il numero dei feriti non è ancora chiaro. Per l’offensiva di Hamas, infine, in Israele sono morti 1.400 persone tra cui 769 civili, 307 soldati e 57 agenti di polizia.
La crudeltà dell’offensiva israeliana si conta anche nelle aree distrutte. Interi quartieri residenziali rasi al suolo con bombardamenti a tappeto in linea retta e altri mirati contro infrastrutture civili: moschee, chiese, ospedali, università, scuole, mercati aperti e supermercati. Dal 7 al 24 ottobre sono stati danneggiate quasi 178mila abitazioni di cui più di 16mila distrutte; sono stati colpiti più di 200 tra scuole, asili e università; 34 ospedali e punti di primo soccorso, 24 ambulanze, 11 impianti di purificazione idrica.

La spaccatura nell’Ue
Mentre i bombardamenti continuano lungo la Striscia l’Ue si spacca tra coloro che sostengono l’aggressione israeliana - in virtù del diritto di Israele di difendersi - e chi, invece, ne contesta le modalità che colpiscono i civili. Tra questi, Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che ha cambiato linea rispetto a quella della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Le parole Borrell al termine del Consiglio Affari Esteri hanno criticato l’operato d’Israele a Gaza e rinnegano la posizione di pieno e incondizionato sostegno dell’Ue a Israele e Stati Uniti assunta dalla von der Leyen durante la sua missione a Washington.


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È la quinta guerra che vedo a Gaza e ogni volta ho sentito dire ‘questa volta la facciamo finita con Hamas‘ – ha detto il capo della diplomazia europea –. L’ho ascoltato troppe volte“. E ha poi commentato così le migliaia di morti palestinesi a causa dei razzi di Tel Aviv sulla Striscia: “Non si ottiene la pace per il futuro infliggendo ai bambini di Gaza sofferenze. Ogni diritto ha dei limiti e in un assedio non ci può essere un taglio dell’acqua e dell’elettricità, lo abbiamo detto più volte così come abbiamo condannato fermamente gli attacchi brutali di Hamas”. Il Consiglio europeo “sostiene l'appello del segretario generale delle Nazioni Unite Guterres per una pausa umanitaria al fine di consentire un accesso umanitario sicuro e l'arrivo degli aiuti a chi ne ha bisogno”, si legge, nel capitolo relativo al Medio Oriente, nella terza bozza delle conclusioni del vertice dei 27 che si terrà a Bruxelles giovedì e venerdì. "L'Ue lavorerà a stretto contatto con i partner regionali per la protezione dei civili", si legge ancora nel testo.

Qatar: "No doppi standard. Vittime palestinesi non valgono meno di quelle ucraine"
"Sta facendo sentire la voce della maggioranza che chiede una pausa umanitaria". Così il premier spagnolo, Pedro Sánchez, ha difeso il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, dopo le critiche di Israele alle sue dichiarazioni e le richieste di dimissioni. Arrivando a Bruxelles per il vertice sociale tripartito, Sanchez, che è il presidente di turno della Ue, ha detto di voler trasmettere "l'affetto e il sostegno del governo spagnolo e della maggioranza della società spagnola" a Guterres. "Quello che sta facendo è alzare la voce di un'ampia maggioranza della società nel mondo che desidera una pausa umanitaria", perché possano entrare aiuti nella Striscia di Gaza e che "cessi questo disastro umanitario, le morti indiscriminate di persone che stanno soffrendo". "E che - ha concluso il premier spagnolo - in qualche modo troviamo una via diplomatica che possa portare ad una soluzione di questa grave crisi". Così Sanchez si unisce a chi, come Guterres, vuole che "ci sia un cessate il fuoco umanitario che permetta l'ingresso urgente di aiuti in modo sistematico, permanente e proporzionato alle necessità straordinarie" che ci sono a Gaza. Anche il Qatar ha fatto sentire la sua voce, respingendo “completamente" i "doppi standard" per i quali le vittime palestinesi varrebbero meno delle vittime ucraine. A sottolinearlo oggi è stato il ministro degli Esteri Sheikh Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani. Durante una conferenza stampa a Doha, al fianco dell'omologo turco Hakan Fidan, il dirigente dell'emirato ha detto, in apparente riferimento agli Stati Uniti e ai suoi alleati europei: "I bambini uccisi in questa guerra sono stati di più di quelli uccisi nella guerra tra Ucraina e Russia, ma noi non vediamo la stessa reazione". Rispetto alla nuova fiammata del conflitto in Medio Oriente, al-Thani ha aggiunto: "Tutti nella regione contestano sempre di più la reazione della comunità internazionale di fronte ai crimini commessi contro il popolo palestinese". Secondo stime dell'Onu rilanciate oggi dal quotidiano britannico The Guardian, nel conflitto in Ucraina sono stati uccisi più di 550 bambini. Oltre 2mila, invece, stando al computo del ministero della Sanità della Striscia di Gaza, le vittime palestinesi della stessa fascia di età colpite a morte nei raid di Tel Aviv seguiti ai blitz e agli assalti di Hamas nel sud di Israele del 7 ottobre.

Foto di copertina © Imagoeconomica

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