Lo ''Shark Finning'' e la strage di squali

Due tonnellate di pinne di squalo disidratate sono state sequestrate dagli agenti della dogana di Hong Kong, ben nascoste all'interno di un container indonesiano.
Le pinne, come riportato da Il Messaggero, una volta immesse sul mercato avrebbero potuto fruttare ben oltre i 187mila dollari americani.
Esse provengono da migliaia di squali, mutilati e uccisi, appartenenti anche a specie protette.
Il crocevia internazionale di Hong Kong non è nuovo a sequestri del genere.
Risale solo al maggio scorso il sequestro record di 26 tonnellate di pinne per una stima di 45mila squali trucidati dal mercato nero. Tutto questo si nasconde dietro lo "Shark Finning", uno dei tipi di pesca tra i più crudeli al mondo.
Esso consiste nel catturare gli squali, tagliargli le pinne e ributtarli in mare ancora vivi, perché le loro carni non valgono lo spazio in stiva.
Una pratica che contribuisce a decimare le popolazioni di squali, fondamentali per mantenere in equilibrio la salute degli Oceani, già in fortissimo declino in tutti mari del mondo a causa della pesca eccessiva e illegale.
Gli squali, da più di 450 milioni di anni, sono i custodi del nostro mare e sono sopravvissuti a 5 estinzioni di massa.
Fino ad oggi, perché poi è arrivato un predatore come l’uomo che, noncurante degli equilibri della Natura, potrebbe mettere fine a questa specie millenaria.
Secondo National Geographic tra il 2010 e il 2017 nei porti americani sono transitate ufficialmente 859 tonnellate di pinne di squalo. L'equivalente di oltre un milione di squali uccisi.
Esseri viventi trucidati per il semplice capriccio di uomini che vogliono imporsi come padroni di un pianeta di cui, dimenticano, sono solo ospiti.

Foto © Sergio Minguzzi/Flickr