Juan Manuel Salinas presenta l’anteprima del suo documentario storico
di Jorge Figueredo
Martedì 13 Settembre 2016 è stata presentata l’anteprima del film “Paraguay, Droga e Banana. Dove nasce la narco politica?”, di Juan Manuel Salinas, a Cinemark, presso il Centro Commerciale Paseo La Galería, ad Asuncion, capitale del Paraguay.
Già molto prima della sua presentazione, il film ha causato non poca polemica nel paese. Secondo le principali testate della capitale è stato il motivo della destituzione in questi giorni, da parte del Presidente Cartes, del ministro della Cultura Mabel Causarano. Inoltre il produttore e direttore Salinas avrebbe anche ricevuto delle minacce tramite i socialnetwork da parte di una persona legata ad una nota imprenditrice e inserito anche nel mondo dello spettacolo di Asuncion, -che in passato era stata legata sentimentalmente ad uno dei più grandi narcotrafficanti citati nel film- il quale avrebbe raggiunto il suo potere economico grazie a prestanomi del regime del dittatore Stroessner.
Il film ci presenta una panoramica generale di come nasce il traffico di droga in Paraguay ed il coinvolgimento politico. Racconta che già a partire degli anni ’50 del secolo scorso si inizia a trafficare droga nel paese, ma è soprattutto negli anni ’60 e ’70 che gli affari vanno a gonfie vele nelle diverse attività: traffico di droga, contrabbando massivo di prodotti elettronici, orologi, jeans, whisky, grazie alla mano di generali e poliziotti corrotti che sostenettero per 35 anni la dittatura del Generale Alfredo Stroessner, come ad esempio Andrés Rodríguez, Patricio Colman, Pastor Coronel, Alcibíades Brítez Borges, Sabino Augusto Montanaro, con la complicità di gente comune e pseudo imprenditori di frontiera come il noto “padrino” Fahd Yamil, Carlos Barreto Sarubbi tra altri.
Dal film si evince anche che tutta l'élite politica ed economica –soprattutto quella che poi avrebbe costituito la cosiddetta ‘borghesia fraudolenta’- è stata vincolata diretta o indirettamente al crimine organizzato, alla mafia del narcotraffico e a tutta una sorta di affari illeciti. E costituivano anche, senza voler esagerare, un’associazione criminale dentro lo Stato, che rappresentò la vera base di sostegno fattuale del regime stronnista, con l’appoggio degli Stati Uniti ai tempi della Guerra Fredda.
Nella sinossi del film si legge: “Vengono esplorati inoltre gli esordi nel traffico di droga. Il vincolo iniziale con la politica, il contrabbando e la costruzione di una debole democrazia dove tutti i partiti politici e la stampa finirono per essere complici”.
Vengono messi a nudo i veri motivi per i quali i grandi criminali internazionali come il francese Joseph Ricord poteva contare con la protezione del Governo di Stroessner, -perché per anni fu socio commerciale del cartello di Paraguay formato da corrotti e mafiosi generali guidati dal militare Andrés Rodríguez, consuocero e braccio destro di Stroessner- la cui estradizione negli Stati Uniti cercarono di evitare ad ogni costo. E solo grazie alle pressioni dal Governo di Richard Nixon fu finalmente concessa la estradizione.
Punto centrale del film è la denuncia dell’omicidio e l’appropriazione criminale delle terre appartenenti alla famiglia Melgarejo a Hernandarias, da parte di un clan criminale guidato dal generale narcotrafficante Andrés Rodríguez, il quale, insieme a Fahd Yamil, Carlos Barreto Sarubbi tra altri gestivano tutti gli affari illeciti lungo le frontiere del Paraguay.
Un altro fattore che emerge con chiarezza è che il vero motivo del colpo di stato del 1989 che stroncò il Generale Alfredo Stroessner e che vide come protagonista principale un capo del narcotraffico: il Generale Andrés Rodriguez, fu dovuto semplicemente alle pressioni tra gruppi mafiosi, dove il Governo di Stroessner non era più in grado di soddisfare gli interessi della grande mafia paraguaiana e tanto meno quelli degli Stati Uniti, in altro tempo protettori del regime. Quindi, per una questione di riequilibrio e di pressioni dal potere criminale territoriale, emersero nuovi capi, criminali più in sintonia con i nuovi tempi post guerra fredda e grandi imprenditori di frontiera che non si allineavano più con Stroessner, ma che cercavano nuovi orizzonti. È lì che, approfittando delle pressioni dell’Impero Nordamericano, e ritenendolo un modo anche di ripulirsi della sua storia criminale, il Generale Andrés Rodríguez (con il sostegno di civili del partito colorado), destituirono Stroessner.
Il rovesciamento di Stroessner in Paraguay non fu frutto di una rivoluzione popolare, di una cospirazione delle diverse organizzazioni civili e politiche. La cupola militare corrotta e mafiosa, legata soprattutto al narcotraffico, destituì Stroessner appunto, ma non sgretolò il sistema criminale che prevalse per decenni. In poche parole: fu cacciato via Stroessner ma i suoi eredi politici, economici e persino culturali sono rimasti, adattandosi ai tempi. Da criminali si sono trasformati in grandi democratici riuscendo in qualcosa che nemmeno i nazisti erano riusciti a fare in Germania dopo la seconda guerra mondiale.
“Paraguay, droga y banana” ci dimostra che tutti quelli che hanno denunciato i cartelli della droga paraguaiana e cercato di smascherare le connivenze o il connubio tra altri esponenti del potere politico, militare e civile della dittatura stronista, con i cartelli ma soprattutto con le agenzie nordamericane come la DEA e la CIA (che per molto tempo hanno sostenuto finanziaria e politicamente il regime di Stroessner) sono stati uccisi, come il giornalista Santiago Leguizamón ed il Generale Rosa Rodríguez, tra altri.
L’aspetto più importante, che chiama in causa ogni paraguaiano, è che gli omicidi di giornalisti come Pablo Medina, di contadini e di combattenti sociali avvenuti negli ultimi anni, non è altro che la conseguenza del nostro silenzio e dell'amnesia collettiva della nostra storia di lutto, miseria, repressione, desaparecidos, omicidi e terrorismo di stato. Una storia dove ha origine ed è stata incubata la narco politica attuale.
Infatti il così erroneamente chiamato (per molti anni) periodo di “transizione verso la democrazia”, non è mai stato realmente indirizzato ad instaurare un vero Stato di Diritto e di giustizia sociale nel nostro paese. Un processo politico che fosse veramente intenzionato a frantumare il sistema criminale dittatoriale di Stroessner non avrebbe mai potuto ritrovarsi all'interno gli stessi uomini criminali e mafiosi. Per questo motivo potremo sostenere che in realtà il processo economico, sociale e culturale iniziato nel 1989 era più che altro una transizione verso il consolidarsi del futuro Stato-Mafia.
Sebbene per decenni, già dal governo Stroessner e quello del Generale Andrés Rodríquez possiamo considerare il regime politico paraguaiano una vera ‘narcocrazia’ nel senso che i suoi governanti si sono dimostrati essere coinvolti direttamente nel traffico di droga. La situazione è peggiorata con l’arrivo al potere dei baroni di Itaipù negli anni ’90. Con questo tipo di governo iniziavano a crearsi le condizioni per l’assesto di una mafia imprenditrice che prevale ancora oggi e dove gli affari legali e illegali si mimetizzano così bene che è praticamente impossibile riconoscere dove finisce uno e inizia l'altro.
Quindi il pericoloso consolidamento dello Stato-mafia in Paraguay è il frutto di tanti anni di istituzionalizzazione della corruzione, del saccheggio dei beni pubblici, del non rispetto della legge e della giustizia, della cultura della paura e dell’illegalità. Si intende per Stato-mafia uno stato colpito da un doppio fenomeno: le connivenza tra organizzazioni criminali e istituzioni, rappresentate da uomini incriminati di corruzione o mafia, e l’uso continuato o frequente di pratiche criminali da parte delle stesse istituzioni”.
Possiamo sostenere che se noi paraguaiani non prendiamo coscienza che la mafia ha condizionato storicamente la nostra democrazia, l'economia, i mezzi di comunicazione e persino la nostra cultura, andiamo irrimediabilmente incontro ad un nuovo sistema criminale molto più avanzato. Dove la libertà di espressione, di pensiero, del libero svolgimento della professione di giornalista e di cittadino saranno mere utopie irrealizzabili e dove prevarrà soltanto la nuova dittatura totalitaria della paura, dell’esclusione sociale, della criminalizzazione della povertà, dell’esaltazione e promozione delle imprese, dell’economia, dell’ideologia e della cultura mafiosa. Il risultato porterà ad una società ignorante, schiava, sottomessa e pronta a servire da pezzo di ricambio all’interno di un sistema criminale integrato.
È importante evidenziare che dopo la proiezione del film, il giudice Adalberto Fox –uno dei protagonisti del documentario- ha rivendicato la restituzione delle terre sottratte ai veri proprietari, la famiglia Melgarejo: “Con le parole forte del film ‘Paraguay, Droga y Banana’, e un’infinità di prove, si dimostra che le terre dove Andrés Rodriguez e Carlos Barreto fecero costruire la famosa Aeropista Hernandarias per oltre 30 anni, per operazioni di contrabbando e traffico di droga, operazioni illegali che hanno riportato nelle casse dei Rodriguez e dei Barreto fortune di milioni di dollari, sono state rubate alla famiglia Melgarejo. In pieno clima di terrore della dittatura, le terre citate furono occupate e rubate nel 1965 da parte dei Rodriguez-Barreto ai loro proprietari Don José Melgarejo e famiglia. Ci sono prove inconfutabili che lo dimostrano, e quindi si esige che la famiglia Rodríguez si rechi presso un Notaio pubblico e proceda alla restituzione delle terre ai legittimi proprietari, la vedova ed i 9 figli di Don José Melgarejo”.
In conclusione, per evitare che trioni lo Stato-mafia, gli unici strumenti in mano ai paraguaiani è puntare sull’educazione alla cultura della legalità negli Istituti scolastici, Università, organizzazioni civili e sociali, dare la giusta informazione, conoscere la nostra storia politica, sociale, economica e culturale per porre le basi di una Rivoluzione Culturale e Civile che bisogna urgentemente avviare nel paese di fronte per contrastare l’avanzare della dittatura mafiosa.
*Foto Copertina gentilezza di Jorge Figueredo e Omar Cristaldo:
Ex Juez Adalberto Fox; il direttore del film Juan Manuel Salinas e i redattori di Antimafia Dos Mil Paraguay Dr. Jorge Figueredo e Omar Cristaldo
*Foto due: www.paraguay.com
*Foto tre: www.ñanduty.com.py