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Gli ambasciatori delle due potenze: “Supportare questo testo significa coprirsi di vergogna”. A Gaza superate le 32mila vittime

Russia e Cina hanno bloccato con il veto in Consiglio di Sicurezza Onu la risoluzione elaborata dagli Usa sulla tregua a Gaza che "determina l'imperativo di un cessate il fuoco immediato e prolungato per proteggere i civili di tutte le parti, consentire la consegna di assistenza umanitaria essenziale e alleviare la sofferenza umanitaria". Il testo ha ottenuto 11 voti a favore, 3 voti contrari (l'Algeria oltre al veto di Russia e Cina), e un astenuto, la Guyana. "Il testo americano sul cessate il fuoco a Gaza è ambiguo e non è all'altezza delle aspettative della comunità internazionale”, ha detto l'ambasciatore cinese all'Onu Zhang Jun, che ha bloccato insieme alla Russia la bozza di risoluzione. "Inoltre il testo è sbilanciato su molti altri aspetti, ad esempio il fatto di non esprimere una chiara opposizione del Consiglio di Sicurezza a un attacco israeliano a Rafah manda un segnale sbagliato", ha aggiunto.
"Supportare questo testo significa coprirsi di vergogna, non possiamo permettere al Consiglio di Sicurezza di essere uno strumento di Washington per le sue politiche in Medio Oriente. E il testo americano dà a Israele la luce verde per un attacco a Rafah". Sono le parole dell'ambasciatore russo all'Onu, Vassily Nebenzia. "Per sei mesi il Consiglio di Sicurezza è stato incapace di chiedere un cessate il fuoco a Gaza a causa del ripetuto veto degli Usa, e ora dopo sei mesi con la Striscia praticamente spazzata via, gli Stati Uniti chiedono un cessate il fuoco". 
L'ambasciatore palestinese all'Onu Riyad Mansour ha condiviso il rifiuto della risoluzione Usa, sostenuto "all'unanimità" dai Paesi arabi, perché "non chiede un cessate il fuoco immediato". Mansour ha ribadito la posizione di Mosca e Pechino, secondo cui il testo non usa esplicitamente la parola "chiede", ma afferma semplicemente che è imperativo un cessate il fuoco, un linguaggio troppo debole secondo la Cina.


A Gaza 32mila vittime, Blinken in Israele: “No all’operazione a Rafah”

Intanto, secondo il ministero della sanità di Gaza, è salito a 32.070 morti e 74.288 feriti il bilancio di vittime nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre. Rispetto a ieri, altre 82 persone sono rimaste uccise nelle ultime 24 ore secondo un comunicato del ministero. 
Nell'incontro odierno con il gabinetto di guerra israeliano, il segretario di Stato Antony Blinken ha lanciato un serio avvertimento ad Israele, secondo quanto riferisce il sito israeliano Walla, che cita una fonte imprecisata a conoscenza del colloquio. Blinken, secondo la fonte, ha detto: "Dovete preparare un piano chiaro (per il dopo Hamas, ndr) o resterete impantanati a Gaza". La prosecuzione della guerra senza un obiettivo preciso per il giorno dopo, ha aggiunto l'inviato di Biden, metterebbe in pericolo la sicurezza di Israele ed il suo status internazionale.


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Antony Blinken © Imagoeconomica


Gli Stati Uniti appoggiano gli obiettivi di Israele di sconfiggere Hamas e garantire una sicurezza a lungo termine "ma un'ampia operazione militare di terra a Rafah non è il modo di farlo”, ha detto il segretario di Stato parlando con i giornalisti al termine della sua missione in Israele. 
"Si rischierebbe di uccidere altri civili, si rischia di mettere a rischio la fornitura di assistenza umanitaria - ha aggiunto il segretario di Stato Usa - e si rischia di isolare ulteriormente Israele nel mondo e di minare la sua sicurezza a lungo termine e la sua posizione internazionale". 
Blinken ha infine detto di essere ansioso di ricevere il team israeliano a Washington la prossima settimana per "discutere i nostri diversi modi di raggiungere questi obiettivi", sottolineando che "è necessario un piano integrato umanitario, militare e politico". Blinken ha incontrato anche il presidente israeliano Benjamin Netanyahu il quale ha detto a Blinken che "non c'è modo di sconfiggere Hamas senza andare a Rafah ed eliminare il resto dei battaglioni. E gli ho detto che spero che lo faremo con il sostegno degli Stati Uniti, ma se sarà necessario lo faremo da soli". "Gli ho detto che apprezzo davvero il fatto che da più di 5 mesi combattiamo insieme contro Hamas. Gli ho anche detto che riconosciamo la necessità di evacuare la popolazione civile dalle zone di guerra e ovviamente di occuparci anche dei bisogni umanitari e stiamo lavorando a tal fine".


Capitolo ostaggi e tregua: “Potrebbero esserci progressi a breve

Sempre Blinken ha detto che i negoziati per lo scambio dei prigionieri e una tregua a Gaza "stanno andando avanti, ci dovrebbero essere progressi nelle ore a venire". "Faremo del nostro meglio per riportare gli ostaggi a casa, i negoziatori stanno lavorando alacremente", ha aggiunto. Il segretario di stato Usa - dopo le riunioni con la leadership israeliana - ha incontrato una delegazione delle famiglie degli ostaggi a Gaza riunitasi sotto il suo albergo.


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Nell'incontro le famiglie hanno rivolto "un appello urgente a tutte le parti per applicare la massima pressione per raggiungere un accordo per il pronto e sicuro rilascio dei nostri cari". "Ogni giorno che passa - hanno aggiunto - è una eternità di tormento per le nostre famiglie. Imploriamo la Comunità internazionale di non lasciare nulla di intentato".


Spagna e altri 3 Paesi Ue pronti a riconoscere Palestina

In una riunione tutta focalizzata sulla crisi in Medio Oriente a margine del Consiglio Ue, i primi ministri di Spagna, Irlanda, Malta e Slovenia in una dichiarazione congiunta si sono detti "pronti a riconoscere lo Stato palestinese" e lo faranno "quando ciò porterà un contributo positivo" alla situazione. Nel testo i 4 Paesi hanno chiesto "un immediato cessate il fuoco, che prevede il rilascio incondizionato degli ostaggi e un massiccio aumento degli aiuti a Gaza". "Siamo d'accordo sul fatto che solo la soluzione dei due Stati può portare una pace durevole e stabile" nella regione, hanno aggiunto i 4 leader europei.

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