Hamas propone piano per cessate il fuoco da dividere in tre fasi. Netanyahu respinge e dà via libera all’invasione di Rafah
Ci sarebbero almeno "21 persone uccise" e 155 ferite a Gaza da "soldati israeliani" che "hanno aperto il fuoco su una folla in attesa di aiuti umanitari nel nord della Striscia". Lo riferisce il ministero della Sanità di Hamas. Le forze di occupazione israeliane hanno preso di mira un gruppo di cittadini in attesa di aiuti umanitari presso una rotatoria di Gaza City. Il bilancio delle vittime trasportate all'ospedale di al-Chifa è stato rivisto a 20 morti e 155 feriti".
Qualche ora dopo il bilancio è stato aggiornato a 21 morti. L'agenzia di stampa palestinese Wafa ha citato fonti locali secondo le quali raid aerei e colpi d'artiglieria hanno centrato una folla di cittadini che aspettava che arrivassero cibo e aiuti nei pressi della rotonda del Kuwait, nella città principale della Striscia di Gaza.
Israele ha invece negato le accuse, precisando che l'esercito sta indagando sull'episodio.
Il portavoce in lingua araba dell'esercito, Avichay Adraee, scrivendo sulla piattaforma di social media X, ha definito l'affermazione "errata", aggiungendo che "mentre l'esercito sta indagando sui dettagli dell'incidente con la necessaria serietà, invitiamo i media ad agire in modo simile e ad affidarsi solo a fonti affidabili".
Intanto il ministero della Sanità di Gaza ha riferito che sono almeno 31.490 i morti e 73.439 i feriti nella Striscia in oltre cinque mesi di guerra. Nelle ultime 24 ore 149 persone hanno perso la vita.
Hamas presenta proposta per cessate il fuoco, Netanyahu rifiuta
Fonti di Hamas hanno detto alla tv satellitare al-Jazeera che il gruppo ha presentato una proposta di cessate il fuoco in tre fasi, ognuna delle quali della durata prevista di 42 giorni. Nella prima fase, secondo l'emittente, Hamas chiede il ritiro delle forze israeliane oltre la Salah al-Din Road nei pressi di Gaza City per consentire il ritorno degli sfollati e il rilascio da parte di Hamas di una riservista israeliana trattenuta a Gaza per ogni gruppo di 50 prigionieri palestinesi liberati dalle carceri israeliane.
Nella seconda fase Hamas vuole l'annuncio di un cessate il fuoco permanente prima di rilasciare soldati israeliani tenuti in ostaggio a Gaza. Per l'ultima fase, Hamas chiede la fine dell'assedio israeliano a Gaza e l'inizio della ricostruzione.
La notizia è stata diffusa da al-Jazeera dopo che il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha respinto la proposta per il rilascio di ostaggi in cambio della liberazione di detenuti palestinesi e per una tregua. Per Netanyahu si tratta di richieste "ancora assurde", anche se Israele ha confermato l'invio di una delegazione israeliana in Qatar nell'intento di proseguire gli sforzi verso una tregua. Il premier israeliano ha anche dato il via libera a un piano operativo delle forze israeliane (Idf) per entrare a Rafah, nel sud della Striscia.
La decisione sull'operazione a Rafah è stata presa nonostante le pressioni internazionali su Israele affinché eviti di entrare con i militari nella città dove si stanno rifugiando circa 1,5 milioni di palestinesi sfollati.
Sami Abu Zuhri, un alto funzionario di Hamas, ha detto che il rifiuto da parte di Israele dell'ultima controproposta di tregua dimostra che il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu è "determinato a perseguire l'aggressione contro il nostro popolo e a minare tutti gli sforzi compiuti per raggiungere un cessate il fuoco". Lo riporta il Guardian. Per Zuhri, spetta a Washington spingere il suo alleato Israele ad accettare un cessate il fuoco.
Iniziato lo scarico aiuti dalla nave arrivata a Gaza
La prima imbarcazione che porta aiuti umanitari alla Striscia di Gaza attraverso un corridoio marittimo aperto da Cipro ha iniziato a scaricare il suo carico di 200 tonnellate di cibo sulla costa del territorio palestinese venerdì, ha dichiarato una portavoce della ONG incaricata dell'operazione. World Central Kitchen "sta scaricando la chiatta che ora è collegata al molo temporaneo" costruito a sud-ovest di Gaza City, dopo essere stata trainata da Cipro dall'omonima nave appartenente alla ONG spagnola Open Arms, ha dichiarato Linda Roth. In una dichiarazione, l'esercito israeliano ha detto che le truppe sono state "dispiegate per mettere in sicurezza l'area". "La nave è stata sottoposta a un controllo di sicurezza completo", ha aggiunto l'esercito, che ha tenuto a sottolineare che l'ingresso di aiuti umanitari "non viola" il blocco a cui è sottoposta la Striscia di Gaza dal 2007.
Direttore della moschea di Al-Aqsa: “E’ diritto di tutti i musulmani entrare nella moschea"
“E' diritto assoluto di tutti i musulmani entrare nella moschea di Al-Aqsa”, sia che vivano nei territori palestinesi che altrove. Lo ha dichiarato ad al Jazeera il direttore della moschea, Omar Kiswani, aggiungendo che "non dovrebbero essere richiesti permessi per entrare nella moschea e questo è qualcosa che l'occupante deve capire".
“Vediamo un numero significativo di soldati, poliziotti e altro personale delle forze dell’ordine circolare a Gerusalemme e nella moschea di Al-Aqsa, impedendo ai nostri fratelli della Cisgiordania di accedere ai luoghi santi”, ha continuato il direttore. “La moschea di Al-Aqsa è un luogo di culto e di pace, ma è diventata come una grande prigione a causa delle eccessive restrizioni e dei posti di blocco imposti. Assomiglia a un accampamento militare”.
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