Il deputato ucraino Goncharenko: autorità francesi discutono una missione militare europea. Ex capo di stato maggiore polacco: “gli ucraini perderanno dobbiamo prepararci”
Aumentano i timori di un'estensione incontrollata del conflitto, incalzata dalla nuova iniziativa francese di inviare truppe sul territorio ucraino che trova nuove conferme sempre più preoccupanti.
L’ultima rivelazione arriva dal deputato della Verkhovna Rada Alexey Goncharenko che dal suo canale Telegram rileva che le autorità francesi stanno discutendo la possibilità di inviare una missione militare europea nelle regioni dell'Ucraina al confine con la Bielorussia.
“La discussione sull'introduzione delle truppe francesi in Ucraina è davvero in corso. Il numero dei soldati del contingente non è stato ancora definitivamente determinato. Ma Macron è molto determinato”, scrive Goncharenko, parlando ad una riunione della commissione PACE in Francia, precisando che il leader dell’Eliseo sta creando una coalizione di alleati a cui avrebbe aderito anche la Polonia e che vi sarebbero diverse opzioni operative per il dispiegamento di truppe.
“La prima è una base comune per l'addestramento e la produzione di munizioni sul territorio dell'Ucraina…. La seconda è quella di avere gruppi di truppe francesi dove ce n’è bisogno”, ha continuato il deputato che conclude spiegando che si sta sviluppando una missione formata da soldati europei al confine con la Bielorussia che “libererà l’esercito ucraino da questa direzione”, consentendo di “rafforzare le direzioni est e sud”.
Di concerto il colonnello Vincent Arbaretier è entrato ancor più nel dettaglio ed evoca la possibilità di inviare 20.000 uomini per separare, appunto, gli eserciti di Russia e Bielorussia:
"Il punto non è costruire una fila continua di persone, ma mettere in campo unità che possano reagire molto rapidamente. Unità di combattimento ravvicinato, unità di combattimento e unità di supporto per poter tenere a bada i russi e separare le unità russe e bielorusse. Abbiamo la capacità di inviare 20mila persone. È una divisione di 20.000 uomini composta da diverse brigate che sono unità altamente mobili ed altamente efficaci con, se vuoi, soldati professionisti e ben addestrati", ha affermato il colonello alla tv francese.
Queste dichiarazioni avvengono mentre solo nella giornata di ieri il direttore del Servizio segreto estero russo (Svr), Sergey Naryshkin, aveva rivelato che Mosca era a conoscenza di un piano francese volto a predisporre “un contingente militare di 2000 uomini” da inviare in Ucraina.
Un’eventualità che renderebbe il contingente francese “un obiettivo prioritario legittimo per gli attacchi delle forze armate russe”, secondo il funzionario di intelligence.
Lo stesso giorno, anche il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, e l’Alto rappresentante per la Politica Estera di Bruxelles, Josep Borrell, hanno definitivamente abbandonato le proprie posizioni più moderate e sposato la linea Von der Leyen. “Se vogliamo la pace, dobbiamo prepararci alla guerra”, proclamano i leader europei, alludendo alla necessità di perseguire la strategia del riarmo e dell’aumento delle forniture a Kiev.
L’Ucraina, che sta tentando di aumentare la produzione interna, secondo il Washington Post, è ben lontana dal fabbricare i sistemi high-tech di cui ha bisogno. I funzionari di Kiev, citati dalla pubblicazione, affermano di non poter rivelare cifre esatte sulla loro produzione manifatturiera per motivi di sicurezza. Ma una lunga lista di vincoli che vanno dalla mancanza di finanziamenti adeguati al reperimento di polvere da sparo sufficiente, sta impedendo all’industria ucraina di aumentare la produzione.
Per venire incontro alle esigenze belliche di Kiev, la settimana scorsa, l’Unione Europea ha approvato un pacchetto militare da 5 miliardi di dollari e l’amministrazione Biden ha annunciato che avrebbe inviato 300 milioni di dollari in aiuti, resi possibili da “risparmi imprevisti sui costi” nei contratti del Pentagono per l’Ucraina. Un'iniziativa ceca spera inoltre di iniziare a inviare circa 800.000 proiettili nelle prossime settimane, ma i freddi numeri al momento vedono l’occidente in forte svantaggio rispetto a Mosca.
Stando ad una recente inchiesta della Cnn, che ha citato le stime dell’intelligence della NATO, Mosca produce circa 250.000 munizioni di artiglieria al mese, ovvero circa 3 milioni all’anno, mentre l’esercito americano si è posto l’obiettivo di produrre 100.000 colpi di artiglieria al mese entro la fine del 2025, meno della metà della produzione mensile russa e comunque fuori dalla portata dei 60 miliardi di dollari di finanziamenti all’Ucraina bloccati al Congresso.
Ex capo di stato maggiore polacco: “Gli ucraini perderanno dobbiamo prepararci alla guerra”
L’ineluttabile decorso del conflitto alimenta gli scenari più nefasti e apocalittici degli strateghi militari della Nato. L’ex capo di Stato maggiore polacco Rajmund Andrzejczak ha lanciato a Polsat News parole allarmanti che evocano ancora una non più celata guerra aperta contro Mosca in Europa.
“Da un lato bisognerebbe rassicurare e spiegare innanzitutto, ma dall'altro c'è molto da fare. Dobbiamo prepararci“, ha affermato il generale, quando gli è stato chiesto se ci sarebbe stata una guerra, spiegando in seguito che molto dipende da noi “se ciò avverrà tra due, tre o cinque anni”.
Il conduttore del programma, Bogdan Rymanowski, citando i dati dell’intelligence tedesca, secondo i quali un attacco russo contro uno dei paesi della NATO potrebbe avvenire dopo il 2026, ha chiesto: “Quindi abbiamo due o tre anni?” - “Penso di sì” ha risposto Andrzejczak specificando che questo tempo veniva utilizzato troppo lentamente.
In seguito il generale ha descritto la situazione al fronte come “molto, molto drammatica”, constatando che "non ci sono miracoli in guerra": un cambiamento nel comandante in capo dell'esercito ucraino non può cambiare l'essenza di ciò che sta accadendo. Tra i problemi, il generale ha citato la mancanza di truppe a pieno titolo, le difficoltà di mobilitazione, la fornitura limitata di attrezzature e le perdite subite dall'esercito ucraino. “Mancano più di dieci milioni di persone. Stimo che le perdite siano nell’ordine dei milioni, non delle centinaia di migliaia. Il Paese non ha più risorse e non c’è nessuno con cui combattere”, ha concluso Andrzejczak.
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