Von der Leyen prepara l’Europa alla guerra: “Servono più armi, dobbiamo potenziare la nostra capacità industriale della difesa nei prossimi cinque anni”
A Parigi il clima sembra rievocare le velleità della Grande Armata napoleonica durante la campagna di Russia del 1812, conclusasi in una rovinosa ritirata fino alla capitale francese. Il tenore non è cambiato dopo oltre due secoli: Parigi “non sarà in grado di scendere a patticon la vittoria della Russia” ha affermato Macron durante una riunione di crisi a sostegno dell’Ucraina tenutasi il 26 febbraio, alla quale partecipano i capi di Stato europei, oltre a Stati Uniti e Canada. Il monito non giunge questa volta con le solite frasi di circostanza che abbiamo ascoltato negli ultimi due anni dai leader europei. Il capo dell’Eliseo le ha pronunciate evocando la possibilità di inviare truppe di terra.
“Non dobbiamo escludere che ci possa essere un bisogno di sicurezza che giustifichi alcuni elementi di dispiegamento. Ma vi ho detto molto chiaramente qual è la posizione della Francia, ovvero un’ambiguità strategica che io sostengo”, ha continuato un delirante Macron, probabilmente oramai succube di un delirio autodistruttivo pronto a trascinare nel baratro l’Europa intera.
Non sembrano più lontani i tempi in cui Napoleone gettava gli oltre 600.000 uomini della Grande Armée nell’impossibile tentativo di conquistare una Russia che, con la sua vastità accompagnata dal generale inverno, avrebbe presto fagocitato l’intera armata, logorata dal gelo, dalla fame, dagli attacchi a sorpresa delle truppe cosacche.
Allo stato attuale, evidentemente, non dovrebbero essere le insidie della tundra moscovita a far desistere chiunque evochi una sconfitta militare di Mosca. A titolo di esempio, il nuovo missile intercontinentale russo Sarmat, con un raggio di tiro di almeno 10mila chilometri, in grado di trasportare fino a 16 testate guidate, sarebbe in grado di distruggere un territorio grande come la Francia.
Putin ricorrerebbe certamente al nucleare se vedesse minacciata l’integrità territoriale del Paese. Lo aveva ammesso anche la direttrice dell’Intelligence nazionale degli Stati Uniti, Avril Haines, durante un’audizione alla Commissione per le forze armate del Senato a maggio il 10 maggio 2022.
A questo pensano di arrivare i leader europei che ancora parlano di vittoria sulla Russia, a questo ci vuole portare il buffone a capo dell’Eliseo che già gondola nel vedersi a capo della nuova grande armata europea? Intanto Volodymy Zelensky ha fatto sapere che il presidente francese discuterà con lui dello spiegamento delle truppe NATO sul territorio ucraino durante la sua prossima visita a Kiev a marzo.
Il dado è stato lanciato, ma le reazioni degli alleati, più che dettate dall’indignazione, sembrano pilotate da un ultimo barlume di istinto di autoconservazione.
Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, ha dichiarato che non c’è stato alcun cambiamento nella posizione concordata, secondo cui nessun Paese Europeo o membro della NATO invierà truppe in Ucraina. Il portavoce del primo ministro britannico, Rishi Sunak, ha affermato che il Paese non ha in programma un dispiegamento militare su larga scala in Ucraina, al di là del piccolo numero di personale che sta già addestrando le forze ucraine. L’ufficio del primo ministro italiano, Giorgia Meloni, ha dichiarato che il “sostegno dell’Italia non include la presenza di truppe di Stati europei o della NATO sul territorio ucraino”.
Questo è lo stato attuale, poi tra qualche mese si vedrà, l’importante è che il linguaggio della guerra totale lentamente passi come quotidianamente digeribile per l’opinione pubblica.
D’altronde, come scrive Gianluca Di Feo su Repubblica, è chiaro “le forniture di armi sofisticate non bastano: servono tecnici che si occupino di farle funzionare e ufficiali che suggeriscano le tattiche migliori”. Sia mai che un giorno Kiev non abbia a disposizione nemmeno gli uomini sufficienti per pilotare quei mezzi, dato che già nella Rada si parla di mobilitare un altro mezzo milione di uomini a causa delle pesanti perdite. Cosa invieremo a quel punto, non è ancora dato sapere.
Intanto il popolo ucraino continua ad essere massacrato con la benedizione di leader occidentali bugiardi e guerrafondai che, talvolta, mascherano i perversi piani di guerra con necessità di difendere coloro che mandano al macello. Del resto, se come candidamente ha affermato il segretario alla Difesa Lloyd Austin l’obiettivo è quello di indebolire la capacità della Russia di combattere un’altra guerra in futuro, questo è compatibile con l’iniziativa umanitaria di aiutare il paese contro un aggressore.
Lo ha fatto notare Chas Freeman, ex vicesegretario alla Difesa per gli affari di sicurezza internazionale, che ha posto l’attenzione sul fatto che prolungare il conflitto con una guerra che prosciughi i russi di uomini e mezzi sul campo di battaglia in Ucraina, significa procurare numerose morti anche tra gli ucraini. In pochi evidentemente ci sono ancora arrivati.
È la logica elementare che smaschera queste orribili figure che ci presentano la guerra come ultima strada praticabile. Sono gli stessi personaggi complici di aver sabotato gli accordi di pace di Instanbul di marzo, aprile 2022 che certamente avrebbero giovato al popolo ucraino più positivamente, rispetto ai continui pacchetti di armi letali. Il leader del partito di Zelensky Davyd Arakhamiia, l’ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder, l’ex premier israeliano Naftali Bennet sono stati testimoni dell’intesa raggiunta sulla fine delle ostilità in cambio della neutralità di Kiev, che altrimenti sarebbe stata prossima ad entrare nella Nato. Stati Uniti e Gran Bretagna hanno scelto la guerra ad ogni costo. Con l’ormai prossima defezione statunitense c’è chi in Europa si prefigge di trascinare l’intero continente nella guerra totale con la Russia.
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen ci sta già preparando a trasformare l’intero continente in una gigantesca retrovia per la produzione bellica.
“I rischi di una guerra non dovrebbero essere esagerati, ma dovrebbero essere preparati. E tutto ciò inizia con l’urgente necessità di ricostruire, rifornire e modernizzare le forze armate degli Stati membri. Così facendo, l’Europa dovrebbe sforzarsi di sviluppare e produrre la prossima generazione di capacità operative vincenti. E per garantire che disponga della quantità sufficiente di materiale e della superiorità tecnologica di cui potremmo aver bisogno in futuro. Ciò significa potenziare la nostra capacità industriale della difesa nei prossimi cinque anni”. I preparativi per la nuova Grande Armata sono evidentemente appena iniziati.
Foto di copertina © Imagoeconomica
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