Ora è il Washington Post a lanciare l’allarme, ma il fenomeno è in aumento già dal 2014
Una guerra che sembra non avere fine. Un flusso di armi imponente. Il mercato nero. I continui aiuti militari internazionali, in particolar modo statunitensi, forniti a Kiev, hanno trasformato il Paese in un centro per la vendita illegale di armi. Senza controlli in una nazione in guerra, non si ha la certezza di chi riceve le armi e dell’uso che ne fa. La questione è stata sollevata dal Washington Post e ripresa da il Fatto Quotidiano.
Per il giornale statunitense ci sarebbe stata una crescita smisurata del “mercato illegale di armi dell’Ucraina” dal 2014 in poi, anno del colpo di stato di piazza Maidan e dell’annessione della Crimea alla Federazione Russa. Troppe armi hanno inondato un mercato nazionale, dove i controlli erano esigui. “Impossibile tenere traccia” dei flussi di armi inviate a Kiev, dice l’esperta del WP, Rachel Stohl. Il ruolo di hub delle armi sarebbe iniziato, per il paese est-europeo, già con il crollo dell’URSS, quando cioè gli armamenti sovietici rimasero sul suolo nazionale venendo così rivenduti illegalmente. Ma ora che il Presiedente americano, Joe Biden, ha risposto positivamente alle richieste del Presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, per ulteriori armi al fine di fermare l’avanzata russa nel Donbass, ci si interroga sull’utilità e il pericolo di questi aiuti militari. A 40 miliardi di dollari ammonta infatti il nuovo pacchetto USA per Kiev, che il WP definisce “una marea di armi che fa temere per il contrabbando”. La colpa non sarebbe solo del contrabbando da parte ucraina, ma anche dei flussi illegali in cui l’esercito russo convoglia le armi occidentali catturate, come riportato dalla Cnn. Biden e i suoi assicurano che le armi arrivano all’esercito ucraino, anche se – come evidenzia il WP – non avendo una logistica sul campo è difficile affermarlo con certezza. Infatti dal 24 febbraio 2022 il governo Biden ha discusso con esperti nel controllo degli armamenti sul “pericolo di proliferazione delle armi leggere nel conflitto”.
Dal rapporto Measuring illicit arms flows del 2017 edito dall’organizzazione Small Arms Survey, in Ucraina dal 2014 “i combattenti irregolari di entrambe le parti hanno progressivamente avuto accesso a un’ampia gamma di equipaggiamenti di livello militare”. “300mila armi leggere e di piccolo calibro” sono finite, secondo il rapporto, nelle mani dei miliziani tra il 2013 e il 2014. Queste armi sono state convogliate sul mercato nero ad opera di “gruppi di stampo mafioso e reti criminali” in Donbass.
Le armi USA cedute all’esercito ucraino non possono, sulla carta, essere vendute a terzi senza permesso di Washington. Il WP mette però in guardia sul fatto che “non ci sono mezzi per far rispettare tali accordi”.
Altro punto dolente è il fatto che Kiev non ha mai legiferato per mettere ordine e monitorare le armi presenti sul suo territorio nazionale, come afferma un rapporto di Ginevra del 2017, e il poderoso volume di armi che attualmente, a causa della guerra, affluisce è praticamente impossibile da gestire e controllare.
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