La Bielorussia starebbe dispiegando forze speciali in tre direzioni tattiche che includono una regione di confine con l’Ucraina. Lo ha annunciato il 10 maggio, il capo di stato maggiore delle forze armate bielorusse, Viktor Gulevich, che ha precisato come ciò avvenga in risposta all’avanzata di 20.000 truppe di Kiev.
“L'esercito bielorusso è in grado di infliggere danni intollerabili ai suoi nemici in caso di attacco” ha affermato il presidente Alexander Lukashenko, citato dalla Belta, incontrando funzionari della Difesa.
“Non potremmo sconfiggere la Nato. Ma abbiamo tutte le armi per causare danni, in particolare ai territori da cui verremmo attaccati”, ha avvertito il presidente bielorusso, evocando un possibile ed estremamente pericoloso allargamento del conflitto.
Una guerra che vede l'offensiva russa concentrarsi ora nel sud e sull'est dell'Ucraina in direzione di Odessa. Nella giornata di ieri tre missili ipersonici Kinzhal ed altri raid missilistici hanno colpito un hotel ed un centro commerciale della città ucraina, determinando un bilancio di almeno un morto e cinque feriti. “Non è chiaro perché sia stato colpito l’albergo e chi o cosa potesse ospitare”, ha affermato la Cnn.
In questi giorni gli ucraini si sono concentrati a difendere Mykolayv e a lanciare contrattacchi contro Kershon, consapevoli che un cedimento di quel fronte aprirebbe alle truppe di Mosca la possibilità di raggiungere la Transnistria, presidiata da una guarnigione di 1500 militari.
Secondo i russi, Kershon sarebbe già sotto il loro controllo. “La regione tenterà di diventare un soggetto della Federazione russa”, ha dichiarato all’agenzia stampa russa Sputnik Kirill Stremousov, vice-capo della “amministrazione civile-militare” della regione.
Alexander Lukashenko, presidente della Bielorussia
Nel settore di Kharkiv invece gli ucraini sono riusciti ad ottenere successi tattici che hanno permesso loro di respingere i russi a 20/30 chilometri dalla grande città, con la possibilità di aumentare le incursioni nel territorio russo di Belgorod; eventualità che imporrebbe alle truppe di Mosca di disimpiegare uomini e mezzi dai fronti più orientali del Donbass.
Le forze russe stanno in queste ore conducendo “operazioni di assalto” all'acciaieria Azovstal di Mariupol in cui sarebbero asserragliati più di mille i militari ucraini e la cui conquista sembra ormai questione di pochi giorni. In Donbass la milizia popolare della Repubblica popolare di Lugansk (LPR), con il supporto delle forze armate del Cremlino, ha completato l’assedio del villaggio di Popasnaya ed è entrata nel confine amministrativo della repubblica popolare di Lugansk. Lo ha affermato il portavoce del Cremlino Igor Konashenko, precisando che nella sortita sarebbero stati neutralizzati fino 120 nazionalisti e 13 veicoli blindati e 12 mezzi leggeri.
Nei distretti di Nikolaev e Mirny inoltre, unità missilistiche e di artiglieria hanno colpito 33 posti di comando, 407 aree di concentrazione di manodopera e equipaggiamento militare, nonché cinque depositi di munizioni e carburante.
Intanto, secondo l’agenzia Bloomberg, come parte del pacchetto di aiuti militari ed economici offerto dagli Stati Uniti (pari a 33 miliardi di dollari), più di 1.500 missili Stinger, sarebbero stati consegnati all’Ucraina, e si starebbe creando secondo il capo dell’intelligence americana Scott Berrier, una pericolosa situazione di stallo in cui nessuno dei contendenti sta giungendo ad una vittoria.
A complicare il quadro complessivo ci sono le rivelazioni, rispettivamente del New York Times e di NBC News, secondo cui l’intelligence statunitense avrebbe fornito informazioni agli ucraini per uccidere generali russi e affondare la Moskva.
Tutti indizi che parlano di una guerra lunga e dagli esiti imprevedibili ed estremamente pericolosi per l’umanità.
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