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Su Rai 3 l’esperto di terrorismo internazionale ha ipotizzato le conseguenze dell’insurrezione dei mercenari

Dopo il tentato colpo di Stato guidato dal capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin, che ha visto la sua conclusione a soli 200 Km dalla capitale russa, in molti si stanno chiedendo se quanto accaduto a Putin potrà in qualche modo avere anche delle implicazioni nel conflitto in Ucraina. Di questo si è parlato anche durante l’ultima puntata di Cartabianca, andata in onda ieri sera su Rai 3. Il professore di Sociologia del terrorismo internazionale, Alessandro Orsini, consueto ospite del programma condotto dalla giornalista Bianca Berlinguer, ha infatti provato a contestualizzare i fatti avvenuti nei giorni scorsi fino a ipotizzare alcuni scenari possibili sia nel medio che nel lungo periodo.  “Il principale protagonista di questa vicenda è completamente inaffidabile - ha precisato Orsini parlando di Prigozhin - ed è chiaro che tutto quello che sta dicendo in questo momento è solo per salvarsi la vita”. Infatti, la ricostruzione resa dal capo della Wagner si basa sul fatto che “non avesse intenzione di realizzare un golpe militare. Tuttavia, ritengo che Prigozhin abbia realizzato di essere rimasto isolato, che Putin aveva attorno a sé tutta la classe dirigente russa, compreso l’esercito, e nessuno è sceso in piazza nel tentativo di rovesciarlo”. Le circostanze sono ancora “poco chiare”, ma dal momento che Prigozhin ha aperto il fuoco anche contro i militari russi, al di là delle sue intenzioni, resta il fatto che “si è comportato come chi attua un tentativo di golpe militare”. Questo, nonostante “le informazioni di cui disponiamo, che indicano un conflitto - ha proseguito Orsini - non tra Prigozhin e Putin, ma tra Prigozhin e i vertici dell’esercito russo”. Dunque, molte ipotesi e poche certezze. Tuttavia, il professor Orsini ha voluto ribadire che, dopo questo tentativo di golpe, per quanto tutto possa sembrare poco chiaro, Vladimir Putin ne esce sicuramente rafforzato. Il tentato golpe “è stato un test di fiducia dove nessuno ha provato ad assassinare Putin, e l’esercito si è compattato attorno al Presidente russo”. Mentre, “se fosse stata vera la propaganda occidentale” che vede Putin alle prese con mille difficoltà interne al Paese, “i russi avrebbero dovuto cogliere ‘la palla al balzo’ e scendere in piazza nel tentativo di spodestarlo.” - prosegue - “Difatti, Prigozhin ha offerto ai russi una possibilità unica di poter rovesciare Putin, ma nessun russo ha cercato di assassinarlo e nessuno è sceso in piazza”, come solitamente accade nei Paesi dove il popolo vuole destituire il proprio leader.  Quanto successo nei giorni scorsi potrebbe indurre il popolo russo a sentirsi ancora più unito davanti al conflitto ucraino, dal momento che il tentato golpe del capo della Wagner, tra i vari scenari possibili, potrebbe essere circostanziato da interessi in seno alla geopolitica occidentale. “Sia Putin che il popolo russo hanno avuto conferma che la Nato rappresenta una minaccia esistenziale per la Russia. Non sarebbe mai accaduto l’episodio Prigozhin - ha precisato Orsini - se non ci fosse stata la guerra in Ucraina, soprattutto senza il sostegno della Nato”. Dunque, il tentativo di rivolta ad opera di Prigozhin, anche se debellato nel giro di poche ore, potrebbe allungare la sofferenza del popolo ucraino con la scelta del Presidente Putin di lasciare invariata una strategia militare che fino a questo momento si è dimostrata valida e inviolabile. Oppure, nel tentativo di allontanare il rischio di guerre civili fomentate da episodi simili a quello della Wagner, Putin potrebbe decidere di “accelerare la guerra con l’impiego dell’aviazione militare, con relativa devastazione dell’Ucraina”.

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