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L'editoriale del nuovo numero de "Le Siciliane-Casablanca" di aprile 2024

Questo numero lo vogliamo aprire con il testo di Antonio Scurati. Vero, è stato molto dibattuto su tutte le testate nazionali e se ne è parlato e se ne parla ancora anche in televisione, tanto. Tuttavia in un momento in cui si tenta di riscrivere la storia ci sembra utile prenderne atto. Rifletterci sopra.

Senza fare allarmismi, perché in Italia non c’è “il fascismo.” Non ancora. Tuttavia in parlamento e al governo abbiamo tanti fascisti protetti da istituzioni democratiche, garantite da una Costituzione democratica basata, poggiata, ispirata all’antifascismo.

Qualcuno potrebbe obiettare che nessuno della destra si è mai dichiarato fascista: “Ma voi vi aspettate - ha detto Michela Murgia - che il fascismo vi bussi a casa con il fez e la camicia nera e vi dica ‘salve sono il fascismo... questo è l’olio di ricino?’ Non accadrà così”.

Ufficialmente non ci sono, c’è una piccola fiamma in uno dei simboli. Ma che vuoi che sia. Oppure: ma questi non erano ancora nati, suvvia, cosa vuoi che ne sappiano?

Intanto da più parti ci si allarma un poco. E c’è qualcuno di autorevole che sostiene che sono già qui in azione e svolgono azione di erosione dall’interno, con strumenti democratici. A volte si tratta di piccole cose, altre volte di riforme costituzionali.

Ci aspettiamo la marcia su Roma? Ci aspettiamo che abbattano tutto a colpi di manganellate? Pardon, oggi le manganellate sono riservate solo agli studenti che – grazie a Dio e finalmente – si sono svegliati e protestano. Protestano contro le guerre e per la pace. Protestano per la libertà di informazione.

La libertà di espressione è tutelata dall’articolo 21 della nostra Costituzione, che si rispecchia nell’articolo 11 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea: “Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione”.

Parafrasando potremmo dire così: in Italia ognuno è libero di farsi manganellare dalle forze dell’ordine se vuole esprimere il proprio pensiero. Gli esempi sarebbero tanti ma ne basterebbe uno solo: il G8 a Genova. E oggi Pisa, Firenze, Catania...

Il fatto poi che ci sarebbero stati sempre poliziotti e carabinieri feriti (che non si esclude) ma in questo caso feriti dagli studenti a mani nude e con gli spintoni, sembra inverosimile.

Tuttavia, pur sapendo che li aspetta il manganello i ragazzi esprimono il loro dissenso e fanno la loro parte.

I bavagli per impedire di avere un’opinione e manifestarla e diffonderla per informare, arrivano da più parti e in forme diverse. Per esempio prevedendo il divieto di pubblicazione del testo dell’ordinanza di custodia cautelare fino al termine dell’udienza preliminare. Oppure la riforma della diffamazione, che aumenta le sanzioni per i giornalisti, mentre nulla viene fatto contro le Slapp che hanno l’intento di mettere a tacere e intimidire le voci critiche. Tradotto: il cittadino non deve sapere.


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O BELLA CIAO, BELLA CIAO CIAO CIAO

E poi il ritornello: ci sono morti di serie A e morti di serie B?

I morti sono tutti uguali e anche una sola vita spezzata è una tragedia. Tuttavia ci sono i morti che lottavano per la libertà – leggasi partigiani – e i morti che lottavano perché non volevano la libertà – leggasi fascisti.

Questa è una differenza sostanziale!

Una repubblica democratica e antifascista non può continuare a sdoganare fasci con tanta leggerezza, faciloneria e fatuità.

“È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista”, recita la nostra costituzione democratica lavorista, solidarista, per l’uguaglianza e la libertà. Le sue norme sono state generate dalla guerra di resistenza. Col sangue dei partigiani. La lotta per la libertà dal fascismo.

Una di queste norme dice anche che l’Italia ripudia la guerra. La stiamo rispettando? Come? Producendo armi e fornendole ai belligeranti oppure donando denaro pubblico per fargliele comprare?

Certo gli occupati e gli occupanti. Le vittime e i mostri. L’attacco di Hamas ufficialmente intrapreso con l’intento di rispondere alle azioni provocatorie delle forze israeliane è chiarissimo, ma non si può e non si deve dire.

Però fermarsi solo alle apparenze non serve a nessuno. Di questo nelle guerre la politica – italiana europea, mondiale – deve farsene carico politico e diplomatico, questo sarebbe ed è il suo ruolo.

Inoltre, come mai e perché con i palestinesi non si è così prodighi come con altri popoli in guerra? Abbiamo dimenticato le immagini delle bombe e delle pietre? Pensiamo veramente che adesso sia tanto diverso?

Una cosa è certa, il mostro Hamas aggredisce per primo e l’altro mostro però risponde in modo di gran lunga peggiore. Appunto le armi e le pietre. In ogni caso una guerra impari.

A differenza di chi comanda e gestisce il potere, i popoli non vogliono la guerra. I popoli vorrebbero vivere in pace. Godere dei diritti inalienabili e fondamentali per ogni persona.

Allora la guerra lasciamogliela fare ai due mostri. Vi ricordate gli Orazi e i Curiazi? Certamente i tempi sono cambiati, moltissimo, oggi quelle guerre ci fanno sorridere, ma soprattutto, a differenza di allora, gli strumenti di morte sono molto più pericolosi. Invasivi e devastatori. Fornire armi significa essere già in guerra.

Ma l’Italia non ripudia la guerra?
  
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