Grazie ministro Nordio! Per il Devoto-Oli la gratitudine è un sentimento di affettuosa riconoscenza per un beneficio o un favore ricevuto. Ebbene, il favore di Nordio al Fatto Quotidiano è di aver puntualmente realizzato le previsioni del 23 e del 27 ottobre, riassunte nei titoli Il pm che odia i pm e Nordio: l’evoluzione di Mancuso, Biondi e B. Si dirà: bella forza, era la cronaca di una catastrofe annunziata… Ma vuoi mettere la soddisfazione di aver fatto centro senza lasciarsi ingannare da un inizio di legislatura che a qualcuno era sembrato discostarsi dalle posizioni storicamente conclamate dal Nostro?
Bentornato, dunque, al Nordio uguale a se stesso. Perché la sua esposizione alla commissione Giustizia del Senato delle linee guida del suo dicastero è tutto uno squillar di trombe e un dispiegarsi di vessilli in onore delle truppe berlusconiane che, dopo una battaglia di decenni, finalmente riescono a violare le linee di difesa della giustizia giusta (oltretutto, e ti pareva, stando ad alcune cronache “con il prudente e parziale favore del Pd”).
Sai che musica per il Cavaliere e il suo assortito entourage sentire il Guardasigilli discettare sulla incongruenza della obbligatorietà dell’azione penale rispetto al rito anglosassone recepito dalla riforma Vassalli del 1988. Vallo a spiegare ai cittadini che temono che se l’azione penale fosse esercitata solo nei casi che piacciono a certa politica sarebbe la fine anche solo della speranza di una legge eguale per tutti, invece che spietata con alcuni e allegramente sbracata con gli altri (i “fortunati” che possono e contano…). Tanto più che di incongruenza rispetto al modello anglosassone si dovrebbe prima di tutto parlare, semmai, per la pletora di interminabili gradi di giudizio che noi abbiamo conservato, contro l’unico che sostanzialmente caratterizza quel rito.
E quante bottiglie di champagne saranno state aperte (magari con il taglio della sciabola che fa tanto chic) per festeggiare la richiesta di valutazioni circa le attitudini psico-fisiche del magistrato? Perché trattasi di richiesta che riecheggia la famigerata invettiva di Berlusconi (intervista a The Spectator e La Gazzetta di Rimini) contro i magistrati, definiti con tratto elegante pazzi e antropologicamente diversi dal resto della razza umana.
Ma non è tutto: in alcuni le parole di Nordio (quelle sulla separazione delle carriere) devono aver prodotto un vero e proprio eccitamento emotivo, in quanto corrispondenti a una radicata ossessione che da tempo tormenta certi ambienti, togliendo loro sonno e serenità. E dire che Nordio, indimenticato pm a Venezia, qualche magistrato austriaco dovrebbe averlo conosciuto, constatando (come è capitato a me) che a Vienna han fatto festa quando è stato stabilito che il ministro, pur potendo continuare – in regime di separazione delle carriere – a impartire direttive ai pm, doveva farlo con atto scritto da inserire nel fascicolo. Nella denegata ipotesi che dovesse passare la separazione anche da noi, facendo arretrare l’indipendenza del nostro sistema, che almeno Nordio preveda – per favore – un qualche “bigliettino” che conservi l’impronta dell’ingerenza politica.
Tutti sanno, o dovrebbero sapere, che il problema decisamente più grave nel nostro Paese è il contrasto della illegalità economica nelle sue principali declinazioni: evasione fiscale, corruzione, mafie – con un “fatturato” rispettivamente di 120, 60, e almeno 150 miliardi di euro l’anno, per un totale di 330 miliardi. Una colossale rapina, un impoverimento mastodontico della collettività, costretta a rinunziare a una montagna di risorse che le consentirebbero di vivere meglio. Di questo ci si dovrebbe preoccupare nell’interesse generale. Per contro, nelle linee guida di Nordio, compaiono aspetti (esclusione dei delitti contro la Pa dal sistema ostativo; riduzione dell’abuso d’ufficio; avversione per la retroattività della legge Severino; scarsa propensione a un potente mezzo d’indagine come le intercettazioni) che finiscono per convergere verso prospettive di indebolimento del contrasto della illegalità economica, brodo di coltura dei colletti bianchi e dei peggiori malfattori cui essi prestano ben remunerati servizi.
Infine, a Nordio che ha concluso il suo intervento con le parole “noi siamo garantisti”, non si può non ricordare che garantismo o è veicolo di eguaglianza o non è, mentre di eguaglianza nei suoi progetti di riforma (?) ne resterebbe ben poca. C’è solo da sperare che anche in questo caso arrivi un monito come quello della Banca d’Italia sulla legge di Bilancio, ma all’orizzonte c’è solo un Csm ormai a fine corsa. E non a caso si tarda a rinnovarlo.
Tratto da: ilfattoquotidiano.it
Foto © Imagoeconomica
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