"Il progetto di riforma istituisce un fascicolo che dovrebbe contenere 'per ogni anno di attività, i dati statistici e la documentazione necessaria per valutare il complesso dell’attività svolta (dal magistrato) sotto il profilo sia quantitativo che qualitativo, la tempestività nell’adozione dei procedimenti, la sussistenza di caratteri di significativa anomalia in relazione all’esito degli affari nelle successive fasi o nei gradi del procedimento o del giudizio. Ci vedo una logica che considera come bulloni da produrre a cottimo anche i provvedimenti giudiziari". Così Giancarlo Caselli, contattato da LaPresse. "Una logica sbagliata in linea di principio e pericolosa - prosegue l'ex procuratore di Palermo - Tanto più se si prevede anche una valutazione 'qualitativa' che sa tanto di ingerenza nel merito delle scelte che il magistrato deve poter compiere liberamente"."Ma il peggio secondo me sta nella formula cha aggancia la valutazione del magistrato 'all’esito degli affari nelle successive fasi del procedimento o del giudizio' - prosegue il magistrato - Si dimentica o si finge di non sapere come sia la struttura stessa del processo (in quanto articolata su più gradi di giudizio)che può portare ad esiti contrastanti se non opposti". "Perché se i vari gradi fossero destinati semplicemente a essere la fotocopia l’uno dell’altro non avrebbero nessun senso di esistere. Nessuno - ha continuato - In sostanza, il pluralismo giudiziario, con la sua 'congenita' possibilità di esiti difformi, è segno che il sistema (nel disegno di chi lo ha congegnato) funziona proprio per tale possibilità: perciò non può essere materia per sostanziali 'schedature'. Neppure nascondendo la mano sotto la formula 'caratteri di significativa anomalia', che nella sua genericità può ben prestarsi ad interpretazioni divergenti, magari di comodo, con ampi spazi per la discrezionalità e persino per l’arbitrio".
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