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Il docente di sociologia del terrorismo spiega il fallimento dell’offensiva portata avanti da Zelensky insieme alla NATO

I finanziamenti destinati alle armi in favore dell'Ucraina da parte dell'Europa e degli Stati Uniti, complici anche le posizioni prese dallo speaker della Camera USA, Mike Johnson, e dal primo ministro ungherese, Viktor Orbán, continuano a diminuire, così come il numero di soldati rimasti tra le file dell'esercito di Kiev. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, nel tentativo di porvi rimedio, ha deciso di arruolare un numero maggiore di donne, dato che in molti scappano e si danno alla fuga per non essere reclutati. Nel frattempo, la Russia continua la sua avanzata in altre città dell'Ucraina, tra queste - come ha sottolineato Alessandro Orsini sul Fatto Quotidiano - anche Krynky e Robotyne. Per Zelensky, continuare a combattere significa dover sostenere un costo di circa 10 miliardi di dollari al mese, opportunamente pagati dall’Occidente. In sostanza, l’Occidente conta i centesimi rimasti e organizza collette e raccolte fondi per inviare altre armi in Ucraina, mentre a Mosca si contano i chilometri di terra conquistati sul campo di battaglia. Intanto, emerge anche un altro dato sorprendente: l'economia russa, spesso dipinta come in agonia, in realtà, sembra essere “più solida di quella dell'Unione europea”, mentre - ha precisato Orsini - “l’industria militare di Mosca sovrasta quella della Nato”. Ad ogni modo, mentre l’Occidente annaspa, Mosca ha messo in vetrina l’ultimo gioiellino di casa Putin: il Sarmat, anche noto con il nome poco rassicurante di “Satan II”. Si tratta di un missile balistico ipersonico che carica fino a 15 testate nucleari ed è perfettamente in grado di “cambiare traiettoria e altitudine mentre si dirige verso il suo bersaglio fino a 18.000 km di distanza a una velocità 20 volte superiore a quella del suono”. Un’arma distruttiva, ma anche sofisticata, dal momento che “secondo il Pentagono, gli Stati Uniti non sono in grado di intercettarla”. Tuttavia, secondo il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, al momento non sembrano esserci minacce contro alcun alleato della NATO. Successivamente, Stoltenberg ha annunciato anche l’acquisto massiccio di munizioni per un controvalore di 1,2 miliardi di dollari. “La guerra in Ucraina è diventata una battaglia di munizioni - ha spiegato - l'aumento della produzione è cruciale per continuare ad aiutare Kiev ed è quello che stiamo facendo”.

Foto © Roberto Pisana

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