Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Il Tribunale del Riesame che ha disposto i domiciliari per calunnia per Baiardo chiarisce l’incontro avvenuto nel 2011: smentita la versione del favoreggiatore dei Graviano

Salvatore Baiardo ha mentito quando disse di aver incontrato Paolo Berlusconi per chiedergli un posto di lavoro e non per minacciare il fratello Silvio, mostrando la foto di questi in compagnia del boss Giuseppe Graviano, di cui l’ex gelataio di Omegna curò la latitanza negli anni ’90. A sostenerlo è il tribunale del Riesame di Firenze che, accogliendo il ricorso dei pm Luca Tescaroli (titolare delle indagini sulle stragi del ’93) e Lorenzo Gestri, ha disposto ieri i domiciliari per Baiardo. Misura che, ovviamente, prima di essere eseguita dovrà passare dalla Corte di Cassazione alla quale, con ogni probabilità, la difesa di Baiardo farà ricorso. I giudici hanno accolto la richiesta del procuratore aggiunto di Firenze e del sostituto solo con riferimento all’ipotesi di reato di calunnia ai danni del giornalista Massimo Giletti e del sindaco di Cerasa Giancarlo Ricca e non per il reato di favoreggiamento in favore di Silvio Berlusconi (deceduto) e Marcello Dell'Utri con l'aggravante dell'agevolazione dell'organizzazione mafiosa Cosa Nostra che gli inquirenti ritengono interessata a "non compromettere" le loro figure. Nelle 28 pagine di sentenza, i giudici stabiliscono un punto fermo sull’intricata vicenda, affrontata a più riprese anche sul programma “Non è l’Arena”, del colloquio avvenuto nel febbraio 2011 alla sede de Il Giornale (di cui Paolo Berlusconi era editore) e sulla foto ritraente l’ex cavaliere, Graviano e il generale dei carabinieri Francesco Delfino. Foto che Baiardo avrebbe sventolato nell’ufficio di Paolo Berlusconi per intimidirlo e di cui - volta sì, volta no - l’ex gelataio ha negato l’esistenza. 

I fatti secondo il Riesame
“Baiardo spiegava - riassumono i giudici - di avere saputo dai giornali che Silvio Berlusconi dava lavoro a chi gli chiedeva aiuto: aveva così tentato di contattarlo telefonando a Palazzo Chigi (risulta una chiamata del tre febbraio 2011), ma non era riuscito a stabilire un contatto e si era rivolto al fratello Paolo: era andato alla sede de “Il Giornale” dove aveva lasciato i propri dati al personale di scorta. Paolo Berlusconi era al ristorante in pausa pranzo, fu avvisato dalla scorta e fece sapere a Baiardo che lo avrebbe ricevuto in ufficio verso le 15.15/15.30. Così avvenne: Baiardo fu ricevuto e nell'interrogatorio ha sostenuto di avere chiesto aiuto per avere un lavoro, richiesta alla quale l'interlocutore avrebbe replicato che erano momenti difficili; aveva accettato che gli fosse lasciato il numero di telefono, ma non c'erano stati sviluppi”.
Secondo il Tribunale, però è una bugia. “Non risulta che in quel periodo fosse alla ricerca di un lavoro. E comunque - scrivono i magistrati del Riesame - appare difficilmente credibile che una persona che ha bisogno di lavorare si rechi a chiederlo a Paolo Berlusconi (e contatti undici giorni prima direttamente Palazzo Chigi), come altri si recherebbe all'ufficio di collocamento o presso un'agenzia interinale e sia poi ricevuto appena finita la pausa pranzo”. Non solo. “Lo stesso Baiardo - ricordano i giudici - parlandone a marzo del 2023 con il giornalista di Report Paolo Mondani spiegava l'incontro come finalizzato a mostrare la fotografia compromettente ed a far ricordare al fratello Presidente del Consiglio gli impegni a suo tempo presi coi fratelli Graviano e risultando così efficace da far intimorire Paolo Berlusconi (per descrivere il quale muoveva la mano ad indicare la paura infusagli, la "strizza" che gli aveva fatto prendere)”.
“Questa versione - conclude il tribunale - è più attendibile non solo perché più consona alla comune logica, ma anche perché confermata indirettamente dal personale di scorta a Paolo Berlusconi: Domenico Giancane ricordava la vicenda e il fatto che dopo il colloquio Paolo Berlusconi fosse turbato e gli avesse detto: "Mimmo, tu sei testimone, questa persona è venuta a dire cose che riguardano mio fratello per screditarlo”. Baiardo, però, invitato in studio a “Non è l’Arena” lo scorso 5 febbraio, negò l’intimidazione nonostante le evidenti lacune logiche evidenziate dagli altri ospiti, Sandra Amurri e Antonio Ingroia: “Se nego di aver detto cose minacciose? Assolutamente, mai detto cose minacciose”. 

La chiusura di “Non è l’Arena”
L’altro punto fermo posto dal tribunale, oltre alla non fondatezza della motivazione dell’incontro alla sede del Giornale fornita da Baiardo, riguarda proprio “Non è l’Arena”. Il seguitissimo programma di Giletti ad aprile venne infatti chiuso improvvisamente dall’editore di La7 Urbano Cairo
E’ possibile scrivono i giudici, che quella fotografia possa essere stata la causa della chiusura della trasmissione di Giletti. Esiste una “elevata probabilità che la trattazione di questo tema da parte di Giletti gli sia costato la chiusura della trasmissione da parte di Umberto Cairo, persona in passato legata a Silvio Berlusconi. Non sono emersi ragionevoli altri motivi per la chiusura della trasmissione, né le indagini hanno fatto emergere una audience bassa in relazione ai programmi similari ed alla fascia oraria di messa in onda. Si segnala anzi la repentinità della decisione, maturata proprio quando veniva sviluppata l'inchiesta sui contatti Graviano-Berlusconi dei primi anni Novanta”. Tuttavia - secondo i giudici - “la decisione, certamente allarmante sul piano della libertà d'informazione e della tutela del giornalismo d'inchiesta, non avvalora di per sé la fondatezza di una vicenda tremenda per la storia della Repubblica Italiana, quanto il timore di mandare avanti un'inchiesta scomoda”.

Foto © Imagoeconomica

ARTICOLI CORRELATI

''Baiardo va arrestato''

Caso Baiardo: Urbano Cairo e Paolo Berlusconi convocati dalla procura di Firenze
 

Stragi '93, Di Matteo ai pm: Giletti mi disse dell'incontro con Cairo e Berlusconi

Baiardo: ''Non posso dare la foto di Berlusconi se prima non parlo con Graviano’’

Baiardo e quel tentativo di incontro con Berlusconi nel 2011

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos