L'ex consulente informatico Gioacchino Genchi non ha violato i dati personali dell'ex vice procuratore nazionale antimafia Alberto Cisterna, acquisendo i suoi tabulati telefonici quando era consulente informatico dell'ex pm Luigi de Magistris nelle inchieste “Poseidone” e “Why Not” e non ha commesso alcun reato, rendendo nota la sua rete di rapporti nel libro-intervista scritto col giornalista Edoardo Montolli, dal titolo "Il caso Genchi. Storia di un uomo in balia dello Stato" (Alberti Editore).
Dai tabulati acquisiti emersero che Alberto Cisterna, ai tempi vice di Pietro Grasso a capo della Direzione nazionale antimafia, risultava in rapporti con Luciano Lo Giudice, appartenente ad una famiglia di ‘Ndrangheta di Reggio Calabria. Per quei rapporti il Consiglio superiore della magistratura applicò a Cisterna la sanzione della censura, confermata dalle Sezioni unite, e il trasferimento d’ufficio con incompatibilità a svolgere funzioni requirenti. Dagli accertamenti di Genchi risultò inoltre che il magistrato fosse in stretti contatti con l’avvocato Giancarlo Pittelli, ex senatore di Forza Italia, poi arrestato e condannato a 11 anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa nel processo Rinascita-Scott.
La prima sezione della Corte di Appello di Palermo (presidente Adriana Piras) ha confermato la sentenza della quinta sezione del Tribunale, presieduta da Donatella Puleo, assolvendolo l'ex vicequestore, oggi avvocato, dai reati di trattamento illecito di dati e abuso d'ufficio, con la formula perche' il fatto non costituisce reato, disponendo la restituzione all'imputato dei beni in sequestro. Genchi, che è stato difeso dall'avvocato Fabio Repici, aveva rinunciato ad avvalersi della prescrizione nel corso del processo, che si trascinava dal 2009. Cisterna si era costituito parte civile e ha partecipato attivamente a tutte le udienze. L'assoluzione di primo grado era passata in giudicato ai sensi degli effetti penali, mentre la parte civile aveva impugnato la sentenza ai fini risarcitori. Ora si è chiusa anche questa parte. La Procura di Palermo, all'epoca guidata da Francesco Messineo, aveva integralmente condiviso quanto denunciato da Cisterna, disponendo il sequestro di tutti i sistemi e i supporti informatici utilizzati da Genchi. Ora la conclusione della vicenda.

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