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Dalla tragedia della guerra in Ucraina dall’invasione della Russia alle mistificazioni dei fatti di alcuni giornalisti e media occidentali, dall’assenza dell’Ue nelle trattative diplomatiche al ruolo - assente - dell’Italia, da sempre nota per essere stata nel corso della storia un’importante mediatrice di pace. Sono questi i temi attorno ai quali è orbitata la diretta streaming con cui l’attivista e reporter Alessandro Di Battista ha intervistato, sui suoi canali social, il direttore de Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio, da poco uscito in tutte le librerie e negli store con “Scemi di guerra” (Ed. PaperFirst). Il libro -in vetta alle classifiche - è una raccolta di dati e informazioni volti a dimostrare come oltre alla tragedia a discapito di civili, vi sia un tentativo da parte delle forze filoatlantiste di colpire la Russia e demonizzarla anche laddove colpe non ne ha. O meglio, non da sola.
Avviata la diretta, Di Battista ha voluto ricordare come il libro sia anche un omaggio alla memoria del fotoreporter Andrea Rocchelli: “Un giornalista in attesa di giustizia, ucciso da un colpo di mortaio fatto esplodere dalla guardia nazionale ucraina”, ha detto l’ex leader del Movimento 5 Stelle. Un caso simile a quello di Giulio Regeni, ha detto Travaglio. Andy Rocchelli è stato un giornalista e fotografo italiano. Stando a quanto ricostruito finora, è stato ucciso nel corso della guerra del Donbass da un colpo di mortaio sparato dall'esercito ucraino mentre svolgeva il suo lavoro raccontando l’inizio della guerra civile. Come ha ricordato Travaglio, la morte del giovane è stata oggetto di indagini da parte delle autorità italiane che hanno rivolto una rogatoria internazionale agli organi inquirenti ucraini; tale risposta non ha però sortito nessun risultato significativo per via della mancata collaborazione delle autorità ucraine.
Tornando al libro di Travaglio, al suo interno è contenuta una lucida analisi della drammatica situazione in Ucraina a partire dal 2014, quando ebbe inizio la crisi politica e la guerra civile nel Donbass. L’autore cerca di spiegare al lettore le cause e le conseguenze di questa guerra, il ruolo delle potenze straniere e dei giornali, e critica il modo in cui la crisi è stata gestita dall'Unione europea, dagli Usa e dalla Nato. Infine, cerca di smontare la “fiction” dinnanzi alla quale si trovano le persone quando viene affrontato il tema della guerra in Ucraina. Una “fiction” in base alla quale c’è “l’impero del male contro l’impero del bene” anche se “non esiste nessun impero del bene”, ha spiegato Travaglio citando poi il Cardinale Parolins, segretario di Stato del Vaticano, e Papa Francesco quando paragonano questo nuovo conflitto in Europa alla fiaba di cappuccetto rosso, con la differenza, però, che in Ucraina ci sono tanti lupi che si fanno la guerra per procura sulla pelle del popolo ucraino.
Secondo Di Battista la guerra in Ucraina, dal punto di vista della comunicazione propagandista, ricorda quella in Afghanistan. “Forse un giorno sapremo quanti soldi gli Usa abbiano speso per comprarsi la propaganda in Italia”, ha risposto Travaglio all’ex 5Stelle che di recente ha fatto un viaggio in Russia per realizzare un documentario per TvLoft. “Io, scrivendo questo libro – ha continuato il direttore de Il Fatto Quotidiano - ho rivissuto tutto insieme questo anno come un film, fotogramma per fotogramma. E mi sono divertito e spaventato a leggere delle bugie che venivano raccontate e vedere le facce di chi le raccontava. Tutte queste bugie servono da un lato a intontire la gente, per evitare che la utilizziamo liberamente. Mentre dall’altro lato sono bugie rassicuranti”. E ancora: “Questa propaganda, per quanto ridicola, è assolutamente necessaria perché altrimenti le opinioni pubbliche si sarebbero ribellate. Bisogna bombardare continuamente di bugie altrimenti questa cosa non regge. Anche perché chi conosce bene la storia si renderebbe conto che certe propagande non stanno in piedi, e può essere solo ed esclusivamente nell’interesse degli americani, russi e Ue, ma non certamente del popolo ucraino”.
I giornali sono diventati le newsletter delle industrie belliche”, ha aggiunto Travaglio spiegando le vere cause di questa guerra e smontando le notizie false. Infine, ha spiegato come le sanzioni alla Russia non funzionino, perché fino a quando verranno attuate solo da alcune eccezioni tali politiche si trasformeranno con un effetto boomerang nei confronti di chi sanziona. Sulle sanzioni ha voluto dire la sua anche Di Battista: “Ci hanno raccontato che l’obbiettivo delle sanzioni era di fare crollare l’economia russa, invece si è dimostrato il contrario”. La Russia, infatti, non si pone il problema delle sanzioni, perché ha dirottato il suo commercio verso i giganti asiatici del commercio mondiale come Cina, India, Vietnam. “Questi Paesi, possono essere in qualche anno un’assicurazione sul futuro economico, politico e sociale per la Russia”.
Altro argomento affrontato nel dialogo tra Di Battista e Travaglio è stato quello del ruolo della politica italiana in questa terribile guerra per procura. Alla domanda del reporter “ti aspettavi una totale sudditanza da parte di coloro che si ritenevano sovranisti?”, Travaglio ha risposto: “Sì, perché l’opposizione della Meloni al governo Draghi era finta”. “La Meloni - ha aggiunto - è molto furba. Per non fare la fine del governo Conte, spazzato via da poteri forti, (anche se non è mai stato antiamericano) doveva dare una prova d’amore per essere più servile agli Usa e alla Gran Bretagna rispetto ai precedenti premier Italiani”.
Ultimo argomento trattato, infine, ha riguardato il sabotaggio del gasdotto nord stream su cui Travaglio ha sottolineato che “se quel gasdotto è saltato per aria, l’unico che non poteva essere stato era proprio il governo russo, perché a nessuno verrebbe di sabotare un’infrastruttura strategica di quelle dimensioni. E nemmeno la Germania, perché era ossigeno per l’economia europea”. Il problema, però, è che “tutti sanno della verità, ma non se ne deve parlare”.

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