Russia e Cina hanno esteso il Trattato di buon vicinato, amicizia e cooperazione - firmato per la prima volta nel 2001 - e si pongono come un nuovo esempio in termini di relazioni internazionali. Il presidente russo Vladimir Putin, durante l'incontro in videoconferenza tenuto oggi con l'omologo cinese Xi Jinping ha detto che il coordinamento tra Russia e Cina svolge "un ruolo stabilizzatore" delle questioni internazionali, in un contesto di "crescente turbolenza geopolitica" aggiungendo che "della rottura degli accordi sul controllo degli armamenti e dell'aumento del potenziale di conflitto in diverse parti del mondo, il coordinamento russo-cinese svolge un ruolo stabilizzatore degli affari mondiali tra cui quelli più gravi come la situazione nella penisola coreana, in Siria e Afghanistan, e il rilancio del piano d'azione sul programma nucleare iraniano", ha detto Putin osservando inoltre che i due Paesi stanno lavorando attivamente sulla piattaforma dell'Organizzazione per la cooperazione di Shangai.
Mentre il leader cinese ha commentato che il trattato rinnovato oggi "è una pratica vivida per costruire un nuovo tipo di relazioni internazionali" e che "non importa quanti ostacoli debbano essere superati, Cina e Russia continueranno a unire i loro sforzi e ad andare avanti con determinazione". Il video-summit di oggi è stato il secondo in poco più di un mese tra i due capi di Stato (il mese scorso si erano parlati in occasione dell'inaugurazione di un progetto di cooperazione nel campo dell'energia nucleare) e segna un'ulteriore tappa nel percorso di avvicinamento di Russia e Cina, i cui legami sono "a un livello senza precedenti", ha detto Putin.
Con il rinnovamento dell'accordo Mosca e Pechino sanciscono un nuovo capitolo dei loro legami che le porta sempre più lontano dall'Occidente a pochi giorni dal fallimento del tentativo di un summit tra Unione Europea e Russia, e a poche settimane dalle forti critiche del G7 e della Nato alla Cina.
In un contesto di rapporti sempre più complicati con l'Occidente, l'intesa tra Mosca e Pechino è apparsa rinsaldarsi già dal marzo scorso, quando a Guilin i ministri degli Esteri dei due Paesi avevano manifestato il loro malcontento rispetto alle sanzioni imposte dall'Occidente (Ue, Gran Bretagna, Stati Uniti e Canada) alla Cina per le violazioni dei diritti umani ai danni dell'etnia uigura, arrivando anche a ipotizzare, come ha poi esposto il capo della diplomazia di Mosca, Sergei Lavrov, una riduzione della dipendenza dal dollaro contro le sanzioni imposte dagli Usa.
Foto originali © Imagoeconomica
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