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L’ex procuratore generale di Palermo analizza il contenuto delle dichiarazioni del gelataio di Omegna su La7

Ormai la premessa è d’obbligo: la Procura di Palermo e il Ros dei Carabinieri hanno catturato Matteo Messina Denaro grazie ad un’indagine impeccabile sotto tutti i punti di vista. Detto ciò, a distanza di dieci giorni dalla cattura sono doverose alcune riflessioni. Non tanto sull’arresto dell’ormai ex superlatitante, piuttosto sulle particolari dichiarazioni (e le singolari coincidenze) che Salvatore Baiardo - gelataio piemontese di origini siciliane che all’inizio degli anni Novanta gestì la latitanza dei fratelli stragisti Giuseppe e Filippo Graviano - aveva rilasciato a Massimo Giletti durante un’intervista in cui Baiardo aveva alluso a un imminente arresto della primula rossa di Cosa nostra. Sulla questione si è espresso anche il senatore Roberto Scarpinato il quale fin da subito ha detto che Baiardo “non si può permettere di fare queste dichiarazioni in televisione senza l'autorizzazione e il mandato di Giuseppe Graviano”, e quindi “in realtà chi parla è Giuseppe Graviano per bocca di Baiardo”.
Ieri mattina, sulle pagine de Il Fatto Quotidiano, l’ex procuratore generale di Palermo è tornato sulla questione sottolineando una serie di anomalie nella vicenda. La prima “è che, credo per la prima volta nella storia, un capomafia della statura di Giuseppe Graviano ha deciso di rivolgersi alla vasta platea televisiva tramite il suo portavoce Salvatore Baiardo per annunciare che di lì a poco Messina Denaro si sarebbe fatto catturare come epilogo di una complessa e segreta trattativa la cui posta in gioco è la sua speranza di uscire dal carcere. Nella stessa trasmissione Graviano ha fatto lanciare altri avvertimenti che riguardano i suoi rapporti con Berlusconi. Chi conosce le regole del mondo mafioso sa bene che Baiardo mai avrebbe potuto osare trattare simili delicatissimi temi senza mandato di Graviano”.
La seconda è che “dinanzi a un annuncio ‘urbi et orbi’ così autorevole della sua prossima cattura, Messina Denaro non si sia immediatamente allontanato dal suo covo, e ciò tenuto anche conto che il precedente 6 settembre 2022 erano stati tratti in arresto 35 uomini d’onore a lui vicinissimi alcuni dei quali frequentavano un bar sito a pochi metri dal suo rifugio e che, come persino il sindaco di Campobello di Mazara sapeva, il paese era disseminato di microspie e telecamere grazie alle quali era stata compiuta quella operazione di arresto”. Non solo non fugge, sottolinea Scarpinato, “ma per di più continua a recarsi a fare la spesa personalmente nei supermercati del luogo, con l’elevatissima probabilità di essere inquadrato da qualche telecamera delle forze di polizia, a farsi ritrarre in selfie, a chattare, a utilizzare due cellulari, a usare la carta di identità del nipote di un capomafia invece che di un insospettabile, e a tenere altri comportamenti da dilettante sideralmente dissonanti dalla maniacale cura adottata negli anni precedenti per non lasciare alcuna traccia dei propri passaggi rendendosi così imprendibile”.
Quanto alla “scelta”, come la chiama Scarpinato, di Graviano di fare “un pubblico annuncio” in mondovisione, a ben riflettere “i reali destinatari del suo messaggio non erano i comuni telespettatori privi delle cognizioni di base indispensabili per decifrarne i contenuti e le intenzioni, ma altri ai quali non a caso si era deciso di parlare coram populo”. Secondo il senatore, i comuni telespettatori piuttosto che ricevere un messaggio, “sono stati chiamati in realtà a essere testimoni di quanto stava per accadere a opera di altri, appunto i reali destinatari del messaggio”. Secondo Scarpinato, “Graviano ha fatto dinanzi a costoro una pubblica esibizione di forza dimostrando di essere in grado di venire a conoscenza di informazioni segretissime nonostante il regime del 41-bis e di essere pronto a fare in pubblico altre rivelazioni molto più compromettenti se qualcuno dovesse pensare di non mantenere le promesse che lo riguardano personalmente. In termini pokeristici potremmo dire che con la prima mossa è stata calata sul tavolo una coppia di assi, con la prossima potrebbe essere calata un’altra coppia facendo poker”. Motivo per il quale “i destinatari del messaggio si sappiano regolare”. Per l’ex procuratore generale di Palermo si è di fronte a un “doppio avvertimento”: da un lato rivolto agli “altri boss stragisti che non hanno condiviso affatto le sue plateali dichiarazioni di sfida e i suoi annunci nel dibattimento ‘’Ndrangheta stragista’ e che potrebbero aver fatto la scelta di condurre per loro conto una trattativa segreta che è passata sulla testa di Graviano e che potrebbe sacrificarlo”; dall’altro lato, invece, “agli interlocutori di costoro che hanno commesso l’errore di sottovalutare le sue risorse”.

Dossier Arresto Matteo Messina Denaro

Foto © Imagoeconomica

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