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Pubblicato su La Stampa un estratto della conversazione di Papa Francesco con i 10 direttori delle riviste culturali europee della Compagnia di Gesù

In Ucraina “sta emergendo qualcosa di globale, con elementi che sono molto intrecciati tra di loro”. Così Papa Francesco durante la conversazione intrattenuta con i 10 direttori delle riviste culturali europee della Compagnia di Gesù. Un’udienza svoltasi presso la Biblioteca privata del Palazzo apostolico a cui hanno aderito anche padre Antonio Spadaro, responsabile de La Civiltà Cattolica, tre direttori laici - di cui due donne (per le riviste svizzera e inglese) -, e i restanti gesuiti. Questa mattina è stato pubblicato un estratto tra le colonne de La Stampa. Tanti i temi affrontati, dalla spiritualità alla fede, dal ruolo dei giovani all’odierno conflitto in corso in Ucraina: tema centrale su cui il Pontefice ha voluto puntualizzare la sua opinione.

Un paio di mesi prima dell’inizio della guerra - ha detto - ho incontrato un capo di Stato, un uomo saggio, che parla poco, davvero molto saggio. E dopo aver parlato delle cose di cui voleva parlare, mi ha detto che era molto preoccupato per come si stava muovendo la Nato. Gli ho chiesto perché, e mi ha risposto: ‘Stanno abbaiando alle porte della Russia. E non capiscono che i russi sono imperiali e non permettono a nessuna potenza straniera di avvicinarsi a loro’. Ha concluso: ‘La situazione potrebbe portare alla guerra’. Questa era la sua opinione. Il 24 febbraio è iniziata la guerra. Quel capo di Stato ha saputo leggere i segni di quel che stava avvenendo”.


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La città di Mykolaiv (Ucraina) bombardata dai russi


Con i tempi che corrono il Papa rischierebbe di essere tacciato per un filo-Putin, ma non è così. Anzi, ne prende le distanze condannando il suo operato. La sua però è un’analisi olistica che non si focalizza su un solo punto di vista ma cerca di avere una visione di insieme della guerra in corso in Ucraina. “Sarebbe semplicistico ed errato definirmi a favore di Putin - continua il Papa -. Sono semplicemente contrario a ridurre la complessità alla distinzione tra i buoni e i cattivi, senza ragionare su radici e interessi, che sono molto complessi. Mentre vediamo la ferocia, la crudeltà delle truppe russe, non dobbiamo dimenticare i problemi per provare a risolverli”.

Intravede un pericolo il Santo padre. “Temo si veda solo la brutalità e la ferocia con cui questa guerra viene portata avanti dalle truppe, generalmente mercenarie, utilizzate dai russi e non vediamo l’intero dramma che si sta svolgendo dietro questa guerra, che è stata forse in qualche modo o provocata o non impedita”. E ancora: “Registro l’interesse di testare e vendere armi. È molto triste, ma in fondo è proprio questo a essere in gioco”. Parole forti e precise con le quali, ancora una volta, il Papa si schiera contro le superpotenze e le industrie belliche. Parole che, per quella parte di Chiesa flebile e retorica, possono sembrare eretiche. Ma, come la storia di Giovanna d’Arco e Giordano Bruno insegnano, essere eretici contro il perbenismo ipocrita è sinonimo di giustizia. Soprattutto se il pericolo dinnanzi al quale è posta l’umanità “è una situazione di guerra mondiale, di interessi globali, di vendita di armi e di appropriazione geopolitica, che sta martirizzando un popolo eroico”, ha detto il Papa.

Foto © Imagoeconomica

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