Nella Relazione semestrale non solo criminalità organizzate autoctone
Una compagine di consorterie criminali estere all’attivo in Italia ed operanti su vari fronti. È lo scenario emerso dalla Relazione semestrale della Dia. Assieme alle analisi circa i clan mafiosi italiani e le varie attività criminali perpetrate dagli stessi, infatti, è stato dato ampio spazio anche alle organizzazioni criminali straniere che si trovano in Italia. Una minaccia reale “non solo per il nostro Paese ma anche sul piano globale". Trattasi di mafie etniche che nel variegato panorama nazionale rappresentano "una componente rilevante e in continua ascesa". La Dia esprime in maniera inequivocabile come le consorterie etniche, talora “alleate” per la realizzazione di specifici affari illeciti, "in genere mantengono una reciproca indipendenza evitando contrapposizioni attraverso equilibri basati sulla ripartizione territoriale e dei settori criminali di competenza". In alcuni casi, tuttavia, "la competizione per il predominio conduce a scontri che si traducono in atti di estrema violenza".
Traffico di droga: il core business delle consorterie straniere
Dalla Relazione semestrale è emerso che il core business dei gruppi stranieri in Italia "è incentrato sul traffico di droga ma è significativo, per dimensioni e pericolosità, anche il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina finalizzato all'avvio di donne alla prostituzione, alla destinazione di soggetti di ambo i sessi al lavoro nero e all'accattonaggio forzoso. I sodalizi di matrice etnica si dedicano anche al traffico di armi e di merce contraffatta nonché ai reati contro il patrimonio". I gruppi criminali stranieri (ormai presenti in quasi tutte le Regioni), inoltre, interagiscono con i sodalizi italiani in maniera diversa a seconda del territorio. “Al centro-nord la criminalità etnica si muove in modo indipendente - si legge nel documento -, divenendo talvolta egemone in ambiti territoriali più o meno estesi, ovvero realizza accordi funzionali con la delinquenza nazionale con la quale opera su un piano paritetico o come intermediario nella fornitura di merci e servizi. Nelle regioni del sud le consorterie etniche operano in via subordinata, ovvero con l'assenso della mafia locale, talvolta attraverso la dazione di un quantum”. Tornando al traffico di droga, invece, va sottolineato che gli albanesi, i nigeriani e i nord-africani hanno confermato una crescente affermazione delle loro capacità criminali acquisendo importanti “piazze di spaccio” in aree concesse dalla criminalità autoctona, anche nei grandi centri urbani. "Sono innanzitutto le organizzazioni albanesi a qualificarsi quali attori particolarmente affidabili ed ormai pienamente affermati sullo scenario internazionale - ha scritto la Dia -. Ciò anche poiché sono in grado di movimentare ingenti quantità di cocaina ed eroina attraverso la cooperazione di connazionali presenti in madre-patria, nel centro-America e in altri Paesi europei, ponendosi spesso in affari, nella veste di affidabili intermediari, con la mafia calabrese, campana e siciliana. Risultano, inoltre, coinvolte nella gestione e nella spedizione, via mare, di imponenti carichi di marijuana, di cui l'Albania è Paese produttore, spesso in accordo con la criminalità pugliese". Non da meno sono i sodalizi nigeriani: profondamente inseriti nel narcotraffico, utilizzano una complessa rete di corrieri "ovulatori", con cui introducono eroina e cocaina nel territorio nazionale. Ciò avvalendosi dei normali vettori aerei e terrestri oppure sfruttando le rotte dei flussi migratori irregolari. I sodalizi nigeriani, inoltre, nello spaccio di stupefacente su strada spesso interagiscono con altri africani (principalmente ghanesi e gambiani), utilizzati quale manovalanza. Le consorterie tunisine e marocchine (principalmente dedite al traffico di hashish prodotto nei Paesi del Maghreb), invece, si dimostrano meno strutturate rispetto a quelle albanesi e nigeriane.
Pericolo da Oriente
La Dia ha analizzato anche le criminalità orientali, come quella cinese, filippina e bangladese. Queste consorterie sono particolarmente attive nello smercio di metanfetamine. In modo particolare, quella cinese e filippina sono avvezze allo spaccio di shaboo, mentre quella bangladese è operativa nello spaccio di marijuana, hashish e anche dello yaba (stupefacente di sintesi proveniente dal mercato asiatico). "Anche la tratta di esseri umani e il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina - ha scritto la Dia - vanno annoverati tra i principali e più redditizi business per le organizzazioni di matrice straniera che estendono la propria operatività allo sfruttamento delle vittime, costrette alla prostituzione, al lavoro nero o all'accattonaggio. In tali ambiti criminali rivestono un ruolo di rilievo, per il particolare spessore criminale che li contraddistingue, i cults nigeriani, spesso tra loro contrapposti, ma accomunati da un modus operandi comune, riconducibile ai riti wodoo e ju-ju, utilizzati dai gruppi per la coercizione, psicologica e fisica, dei sodali e delle giovani donne reclutate in Nigeria e nei Paesi limitrofi, queste ultime forzate alla prostituzione in Italia". Oltre allo spaccio di droga, la criminalità organizzata cinese è attiva anche nella contraffazione dei marchi, nelle estorsioni e nelle rapine nell'ambito della propria comunità etnica, nello sfruttamento della prostituzione di connazionali e, talvolta, nel traffico illecito di rifiuti. "L'interesse di tali consorterie - si legge nella Relazione - è anche orientato verso la commissione di reati economico-finanziari, quali ad esempio la costituzione di società 'apri e chiudi', con l'unica finalità di interporsi fittiziamente in transazioni commerciali, senza eseguire il pagamento delle imposte oppure il riciclaggio di proventi illeciti attuato, spesso, con l'ausilio di money transfer".
In Italia, anche le consorterie “russofone” e sudamericane
Significativa è anche la presenza di consorterie criminali “russofone”, composte da soggetti provenienti dai Paesi dell'ex Urss. “Si tratta principalmente di georgiani e moldavi - ha scritto la Dia - attivi nella commissione di reati contro il patrimonio, nel favoreggiamento dell'immigrazione clandestina nonché nello sfruttamento della prostituzione di connazionali. Più recentemente le consorterie est europee si sono rivelate operative anche nel contrabbando di merci e prodotti petroliferi". Infine, dalle varie indagini sono emerse anche altre compagini (soprattutto nel Nord Italia ma presenti anche nel Lazio), di origine sudamericana. Quest’ultime “oltre al traffico di droga e ai reati contro la persona e il patrimonio, sono dedite alla tratta di persone, finalizzata allo sfruttamento della prostituzione, le cui vittime sono transessuali di origine brasiliana, peruviana e colombiana”.
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