Il presidente torna a scrivere a Palazzo dei Marescialli, mancano 17 giudici. Il rischio è di mandare al macero le inchieste
Il presidente del Tribunale di Palermo Piergiorgio Morosini è tornato a chiedere al Csm un intervento per ottemperare al ridotto organico di giudici presenti nel capoluogo siciliano. È la terza volta in sei mesi che il presidente scrive a Palazzo dei Marescialli, nella speranza che apra a trasferimenti volontari, “orizzontali”, a Palermo dove, segnala Il Fatto Quotidiano, c’è una pianta organica che prevede una sproporzione accentuata tra numero di pm e di giudici. Quindi ci sono pm che fanno le indagini ma non ci sono giudici per poi celebrare i processi. E quindi si rischia di lavorare su indagini, anche per anni, per nulla. Soprattutto con le nuove norme relative alla prescrizione. Nella lettera scritta da Morosini si legge che i giudici, da “pianta organica inadeguata”, dovrebbero essere 104 a fronte di 61 pm mentre a Milano sono previsti “242 giudici a fronte di 82 sostituti, a Firenze 74 giudici a fronte di 30 sostituti, a Bari 73 giudici a fronte di 34 sostituti”. E ora a Palermo ne mancano 17. Morosini parla di “specificità territoriale di Palermo” dove c’è stata “una notevole lievitazione” dei procedimenti penali e civili. Si pensi ai processi scaturiti dalle indagini su Messina Denaro; sulle “ingerenze mafiose sulle medie e piccole imprese in crisi”; sulle “violenze di genere e a danno di minori”. Nel civile il tribunale “deve misurarsi, nell’ultimo biennio, con il notevole incremento degli sbarchi” di migranti “favorito dalla attuale condizione della Tunisia, che si traducono nella iscrizione di migliaia di procedimenti per la ‘protezione internazionale’”.
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