Che si rischiasse il cortocircuito istituzionale era già chiaro il 23 marzo. Il giorno in cui era iniziata a Brescia l'udienza preliminare a carico di Roberto Zorzi, oggi cittadino americano, accusato di essere uno degli esecutori materiali della Strage di Piazza della Loggia. Quel giorno in aula si era registrata un'assenza: quella di Palazzo Chigi che non si era costituito parte civile nell'ambito del nuovo filone giudiziario relativo allo scoppiò della bomba che il 28 maggio 1974 fece otto morti e 102 feriti. La Presidenza del consiglio aveva provato immediatamente a correre ai ripari: "Non ha ricevuto nessun avviso riguardante la fissazione dell'udienza preliminare del processo a carico di Roberto Zorzi. Per questo, l'Avvocatura dello Stato, su mandato della stessa Presidenza del Consiglio, chiederà al Gup di Brescia la rimessione in termini ai fini della costituzione di parte civile, che seguirà non appena la rimessione sarà concessa", spiegò il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. Ma alla fine Palazzo Chigi non parteciperà all'eventuale nuovo dibattimento. E sarà la prima volta nella storia di tutti i processi per Piazza Loggia. Il giudice dell'udienza preliminare Francesca Grassani ha infatti respinto la costituzione di parte civile e accolto l'eccezione della difesa dell'imputato che si è opposta alla tardiva costituzione di Palazzo Chigi. Per il giudice, la presidenza del Consiglio dei ministri non poteva non sapere dell'inizio dell'udienza preliminare e quindi non può chiedere di farvi ingresso in ritardo. Il gup sostiene che mancherebbe il presupposto principale, cioè la "forza maggiore" del ritardo da parte della presidenza del Consiglio che, alla luce dei numerosi articoli di stampa, era "un fatto notorio" e quindi avrebbe dovuto sapere dell'udienza preliminare a carico di Zorzi. Palazzo Chigi non ci sta e annuncia ricorso in Cassazione attraverso l'Avvocatura dello Stato.
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