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A pochi giorni dal ballottaggio emergono nuovi dettagli che potrebbero legarlo al clan Santapaola-Ercolano

L’ex sindaco di Acireale, Roberto Barbagallo (in foto), decaduto nel 2018 per essere stato condannato dopo aver fatto delle richieste illecite a un vigile urbano, ora nelle vesti di candidato sindaco, dovrà affrontare durante il ballottaggio di domenica 11 e lunedì 12 giugno, Nino Garozzo, appoggiato dalla formazione: FdI, Lega, Dc e Sud chiama Nord. Invece, ad accompagnare Barbagallo alle prossime elezioni - come ha evidenziato il quotidiano “La Repubblica” - oltre a diverse liste civiche di ispirazione Forza Italia, anche un’inchiesta che verte sulle possibili frequentazioni di Barbagallo. Un’informativa del commissariato di Acireale del 14 aprile scorso ha infatti ricostruito alcune telefonate e incontri avvenuti tra il 2019 e il 2021 tra Barbagallo e tre esponenti del clan Santapaola-Ercolano: Rosario Panebianco, Giuseppe Costarelli e Giuseppe Florio, tutti arrestati durante l’operazione “Odissea” che ha colpito il clan a giugno dello scorso anno.  Durante una telefonata avvenuta nell'ottobre del 2020, l’ex sindaco avrebbe presentato la possibilità a Florio di aprire una società con lo scopo di ottenere un finanziamento a fondo perduto attraverso il bando della Regione. “Devi fare una truffa?” - ha chiesto Florio con titubanza - “Quale truffa e truffa - ha risposto Barbagallo - io truffe non ne faccio. Partecipiamo a un bando e prendiamo ventimila euro di biciclette. Quindici sono i vostri e cinque sono i miei. Io mi devo prendere due, tre biciclette e per il resto ve la sbrigate voi”. Ovviamente, l’affare non vedrà mai la sua realizzazione dal momento che Florio viene arrestato. Secondo gli investigatori, l’attuale candidato sindaco di Acireale non sarebbe solo motivato dal desiderio di fare affari con le biciclette elettriche, ma avrebbe anche “l’esclusiva sulla progettazione e realizzazione delle terrazze al mare” di alcuni ristoranti della frazione marinara di Capomulini, a sud di Acireale. Uno di questi ristoranti - ha scritto “La Repubblica” - appartiene al pregiudicato Orazio Selmi, rappresentante dell’azienda Oragel e ritenuto vicino al clan Laudani.  L’ex sindaco Barbagallo si sarebbe adoperato con un dipendente comunale per far ottenere l’autorizzazione agli scarichi. Anche se non ha avuto seguito l’ipotesi di associazione mafiosa, rimane l’intenzione dell’ex sindaco di intrattenere rapporti con personaggi appartenenti alla criminalità organizzata per fare affari. Tuttavia, sulla vicenda, Nicola D’Agostino, promotore di diverse liste che hanno sostenuto Barbagallo, ha detto: “Preferirei non commentare fino al processo di appello, per rispetto della magistratura. Sulla recente informativa, sarei molto cauto. Se non si ravvisano reati, è giusto parlarne a campagna elettorale conclusa”. Anche il berlusconiano Marco Falcone, della lista “Azzurri per Acireale”, ha appoggiato Barbagallo: “Adottiamo una linea di prudenza lasciando le valutazioni alle autorità competenti. In coerenza con la linea del partito, abbiamo dato l’ok all’apparentamento della lista civica, senza esprimere designazioni per l’eventuale giunta”. Intanto, il deputato dei Verdi Angelo Bonelli ha minacciato di portare il caso a Roma, dal momento che si è detto pronto a presentare un’interrogazione al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: “Quella di Acireale è una vicenda surreale che sembra scritta dagli sceneggiatori di Suburra”.

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