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La polizia di Stato ha eseguito a Catania una vasta operazione antimafia, denominata 'Sabbie Mobili', coordinata dalla Procura distrettuale etnea: in tutto si parla di 21 indagati. Dodici sono stati rinchiusi in carcere, mentre il provvedimento è stato notificato a nove persone già detenute per altre cause.
L'operazione ha permesso di disarticolare il clan Santapaola-Ercolano-Squadra di Lineri, una periferia a nord di Catania i cui capi storici si individuavano nel boss deceduto Giuseppe Pulvirenti "u Malpassotu", uomo d'onore di Cosa nostra catanese, ed il genero di lui Giuseppe "Pippo" Grazioso.
Le investigazioni, condotte dalla Squadra mobile della questura etnea hanno permesso di identificare gli autori di due tentativi di estorsione, individuati, secondo quanto riportato dall'Agi, in Nunzio Mammino e Alessandro Di Stefano.
La prosecuzione delle indagini, ad opera degli investigatori della Sezione antiestorsione, ha permesso di ricostruire l'organigramma del gruppo criminale guidato Girolamo Rannesi, assistito dai fratelli Salvatore e Giuseppe, e Alfio Currao, che sarebbe stato legato alla famiglia Rannesi da vincolo di sangue con Pippo Grazioso, di cui era il genero, tanto da farlo ritenere un uomo d'onore di Cosa nostra catanese. Le indagini hanno fatto emergere il capillare e radicato sistema estorsivo, principale business illecito dell'organizzazione nei confronti di imprenditori e commercianti che, ben conoscendo la storia criminale di alcuni degli appartenenti al clan, si sono sottomessi al pagamento dell'estorsione in favore della squadra di Lineri. Si è stimato, approssimativamente, che l'organizzazione incassasse da ogni singolo imprenditore, mediamente, la somma di 250 euro mensili con un profitto illecito annuale di circa 70 mila euro. Il provvedimento del Gip ha colpito anche i beni patrimoniali dell'organizzazione, disponendo il sequestro di una attività commerciale e autoveicoli.
Grazie a questa operazione circa venti imprese locali, dopo anni di pressanti richieste, sono state così liberate dal taglieggiamento da parte del sodalizio mafioso.
Il direttore centrale anticrimine della Polizia di Stato prefetto Francesco Messina ha commentato: "È inconcepibile che ancora oggi, nonostante l'efficacia e l'incisività dell'azione di contrasto espletata dallo Stato, esistano parti offese che si ostinano a non denunciare, addirittura dichiarando il falso. La lotta alla criminalità organizzata non può essere delegata esclusivamente alle Forze dell'Ordine e alla Magistratura. La sicurezza è di tutti e l'unica protezione è quella fornita dallo Stato; Cosa Nostra non fornisce protezione, commette delitti e inquina le libertà economiche. Non denunciare di essere vittima di estorsione è un comportamento che potrebbe essere talvolta ai limiti della rilevanza penale. Colpisce, in questa indagine, che su 32 estorti, solo 16 abbiano ritenuto di contribuire con le loro denunce all'accertamento della verità da parte nostra".

Fonte: Agi

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