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Indice articoli

 

L’INIZIO DELLE INDAGINI
Le indagini hanno sostanzialmente tre punti di partenza: l’inchiesta “Grande Drago”, che nel 2005 si concentrò sul racket dell’edilizia e che portò a numerosi arresti. “La sentenza stabilì che già negli anni 2000 era presente una cellula ’ndranghetista originaria di Cutro che spaziava tra Piacenza, Parma, Reggio Emilia. Siamo partiti da questa sentenza, che nel frattempo è diventata definitiva, per andare a vedere quali erano state le dinamiche evolutive”, dice Leo in aula. Gli altri due punti riguardano invece l’incendio di un’auto, una BMW 530, nel settembre del 2009 a Castelvetro Piacentino, e un esposto anonimo arrivato ai carabinieri di Fiorenzuola D’Arda nello stesso periodo, in cui si denunciano aziende collegate a imprenditori di origine cutrese che operano attraverso un meccanismo di false fatturazioni. Inizia così l’indagine Aemilia. Siamo nel 2011: a marzo iniziano i servizi di osservazione, a maggio partono le intercettazioni, sia ambientali che telefoniche. Come detto prima, è proprio partendo da un’auto incendiata, e da una lettera anonima, che i carabinieri, mettendo sotto controllo alcuni noti calabresi locali, si imbattono nello sconosciuto Romolo Villirillo, scoprendo, con sorpresa, che è in stretto contatto con il boss Nicolino Grande Aracri. Nelle prima fase di indagine emerge dunque, come elemento centrale e di collegamento tra le varie persone osservate, la figura di Villirillo, incensurato, ma solito frequentare soggetti già “attenzionati” dalle forze dell’ordine. I militari capiscono la sua importanza quando scoprono che Villirillo ha passato la notte accanto al boss Nicolino Grande Aracri, ricoverato a Crotone. Ma perché, secondo la DDA, Villirillo è una figura-chiave del clan sul piano affaristico? Proprio per il suo “essere vergine”: avendo la fedina penale pulita, infatti, Villirillo ha un margine di movimento maggiore rispetto agli altri personaggi, già noti invece alle autorità. Non a caso, Andrea Leo, durante la sua deposizione, lo definisce “un collettore, un personaggio chiave”.  

FUOCO AMICO
Il Maresciallo Calì, durante la sua deposizione, afferma di aver fatto, insieme alla sua squadra, una scelta investigativa ben precisa: quella di preservare le indagini. Il carabiniere sostiene infatti che lui è i suoi colleghi hanno individuato più di un carabiniere o poliziotto colloquiare con personaggi “discutibili”, e non fidandosi di nessuno hanno agito, soprattutto durante la prima fase, in maniera autonoma e assolutamente segreta.

I PRIMI SOSPETTI
Il 26 marzo 2011, durante un appostamento, i Carabinieri di Fiorenzuola d’Arda, vedono Maurizio Cavedo, all’epoca poliziotto della Stradale di Cremona, in compagnia di personaggi sospetti, ovvero: Vincenzo Migale, Romolo Villirillo, Pierino e Rosario Vetere, Salvatore Minervino e Pasquale Battaglia (questi personaggi li abbiamo presentati in precedenza). Questa circostanza viene spiegata durante la deposizione del Maresciallo Calì, il quale in aula mostra anche le foto di quell’incontro. Ed è proprio in una di queste foto che è possibile vedere Maurizio Cavedo firmare un documento e consegnarlo a Romolo Villirillo. Occorrerà aspettare fino al 21 luglio dello stesso anno per comprendere di che tipo di documento si tratta.

L’ARRESTO DI ROMOLO VILLIRILLO
Romolo Villirillo viene arrestato per la prima volta il 21 luglio 2011. Nella sua casa, i Carabinieri di Crotone trovano numerosi assegni, tra cui quello che viene visto firmare da Cavedo il 26 marzo. Si tratta di un assegno di 25.000 firmato da Maurizio Cavedo e destinato a Romolo Villirillo. Questo primo arresto di Romolo Villirillo apre due scenari importantissimi: da un lato, i Carabinieri riescono a scoprire quello che era il meccanismo di frode fiscale utilizzato per ripulire i soldi sporchi della cosca attraverso l’emissione di fatturazioni false per operazioni inesistenti. Sull’altro fonte, invece, si viene a creare una vera e propria frattura all’interno dell’organizzazione criminale. Questa frattura è riconducibile a due motivazioni: da un lato Romolo Villirillo non è più “vergine”, ovvero incensurato, e dunque non può essere utilizzato dalla cosca con gli ampi margini di libertà finora adottati. Dall’altro lato, invece, proprio in seguito a questo arresto, Nicolino Grande Aracri scopre di essere stato tradito proprio dal suo uomo in Emilia Romagna: Romolo Villirillo, infatti, si è appropriato di una grande cifra di denaro, senza renderne conto al boss.

LA FRODE
Bisogna dunque fare un passo indietro e comprendere cosa accade prima dell’arresto di Romolo Villirillo. Come già detto, dunque, il 26 marzo, i Carabinieri vedono Maurizio Cavedo firmare un assegno. Solo il 21 luglio, giorno dell’arresto di Romolo Villirillo, si scoprirà che quell’assegno di 25.000 era destinato a Romolo Villirillo. Perché? E’ questa la domanda che si pongono gli investigatori, considerando il fatto che non erano mai stati documentati rapporti lavorativi tra i due. Ecco che adesso entra in gioco anche un’altra persona, ovvero la moglie di Maurizio Cavedo: Stella Petrozza. La donna è titolare di un consorzio, il Consorzio Edil Stella. La Guardia di finanza, nel giugno 2011, aveva effettuato una verifica fiscale nei confronti del consorzio e, una volta rinvenuto un assegno riconducibile ad una falsa fatturazione, le fiamme gialle denunciano la donna. A questo punto, all’interno del consorzio, subentra il marito: Maurizio Cavedo diviene infatti il consigliere della ditta. Ecco dunque che aggiungiamo un altro tassello: quel famoso assegno di 25.000 euro viene firmato da Maurizio Cavedo in rappresentanza del Consorzio Edil Stella, e la cifra viene incassata Romolo Villirillo. Ma come detto prima, non esistono rapporti lavorativi certificati tra il Consorzio Edil Stella e Romolo Villirillo. Gli inquirenti comprendono che il consorzio è il mezzo attraverso il quale ripulire i soldi della cosca. Ma come arrivano a questa conclusione? Di fondamentale importanza per gli investigatori è una conversazione che viene intercettata all’interno di una Doblò tra due personaggi: uno è Pierino Vetere e l’altro è Luigi Mercadante. I due uomini vengono intercettati dai Carabinieri mentre contano 19.000 euro in contanti. Il problema è che nemmeno tra Pierino Vetere e Luigi Mercadante sono mai stati tracciati legami lavorativi. Perché questo scambio di denaro? Attraverso una lunga e dettagliata indagine gli investigatori riescono a comprendere come e da chi venivano gestiti questi soldi. Questi soggetti, “nella piena consapevolezza della provenienza di parte del denaro affidato a Romolo Villirillo dall’associazione mafiosa dei Grande Aracri di Cutro e da singoli delitti commessi anche da taluno degli indagati”, emettevano false fatture per operazioni inesistenti coinvolgendo alcune imprese, tra cui il Consorzio Edil Stella, il Consorzio General Contractor Group e la Minorca SRL. I soldi provenienti dagli affari illeciti della cosca vengono presi in gestione da Luigi Mercadante che li porta a Pierino Vetere (ecco spiegato perché vengono intercettati mentre contano 19.000 euro in contanti). Vetere è il ponte di collegamento tra la cosca e Maurizio Cavedo. Vetere infatti, una volta presi i soldi della cosca da Mercadante, fa avere i soldi a Cavedo. Quest’ultimo, attraverso la sua ditta, il Consorzio Edil Stella, emette una serie di fatture a favore di Romolo Villirillo. Ecco dunque il meccanismo di frode fiscale: Romolo Villirillo non ha mai effettuato nessun lavoro per il Consorzio Edil Stella. Gli assegni dunque firmati da Cavedo fanno riferimento all’emissione di fatture false per operazioni inesistenti, mezzo attraverso il quale vengono ripuliti i soldi sporchi della cosca. Gli inquirenti parlano di un giro di affari di circa 8 milioni di euro.

IL DEBITO DI CAVEDO E I DISSAPORI INTERNI
Ma non è solo questo il motivo per cui avviene questa frode fiscale. I motivi sono riconducibili a un debito che Maurizio Cavedo aveva contratto non solo nei confronti di Vincenzo Migale, ma anche con altri personaggi. Anche in questo caso, per gli inquirenti si rivela di fondamentale importanza il servizio di pedinamento. I Carabinieri assistono infatti ad un incontro in cui sono presenti Vincenzo Migale e Pierino Vetere. Ad un certo punto arriva Maurizio Cavedo, il quale però vai via subito. Questo è un primo tassello che fa comprendere agli investigatori la presenza di dissapori tra Cavedo e Migale. Sempre grazie al servizio di intercettazione e pedinamento, i Carabinieri ricostruiscono i viaggi che vengono compiuti in una giornata da Romolo Villirillo. L’uomo da Cutro arriva a Milano e insieme a Pasquale Battaglia (come già detto, suo autista) si incontra, a Fiorenzuola, con Migale e Vetere. Si tratta di un incontro chiarificatore. Come già detto, infatti, Cavedo deve restituire a Migale circa 32.000 euro (in una intercettazione Migale dice a Cavedo “Io te la faccio pagare, ti mando all’ospedale”). Cavedo, in seria difficoltà economica, chiede allora a Villirillo di intervenire affinché possa convincere Migale ad attendere. Proprio in questo incontro, dunque, vengono definite le dinamiche attraverso cui Cavedo deve restituire i soldi a Migale. Dopo questo incontro, Villirillo e il suo braccio destro, Battaglia, si recano a Reggio e incontrano Luigi Muto e Giuseppe Fontana. Ancora una volta, al termine della chiacchierata, Villirillo si rimette in viaggio e si dirige, sempre con Battaglia, verso il casello autostradale di Campegine. Qui incontra proprio Maurizio Cavedo, al quale comunica che Migale può aspettare e che gli deve ridare i soldi attraverso una rateizzazione. Ecco però che lo scontro si fa sempre più duro. Nonostante infatti Migale avesse dato la sua parola a Villirillo che avrebbe potuto attendere, Migale invece preleva forzatamente dal conto corrente di Maurizio Cavedo una grande cifra. Cavedo, rimasto senza soldi, è adesso in difficoltà con gli altri personaggi a cui deve del denaro. Così facendo, però, Migale mette in difficoltà anche lo stesso Villirillo, che si era impegnato in prima persona a garantire agli altri creditori che Cavedo avrebbe ridato loro indietro i soldi. Lo scontro, a questo punto, non è più solo tra Cavedo e gli altri creditori, tra Cavedo e Migale, ma anche tra Migale e Villirillo, il quale si è sentito profondamente tradito. E’ utile, prima di passare alla fase successiva, comprendere come queste dinamiche possano collegarsi a quel meccanismo di fatturazioni false emesse da Cavedo attraverso il Consorzio Edil Stella. I soldi che Vetere e Mercadante contano all’interno dell’auto, vengono fatturati da Cavedo. Questa fattura presenta anche l’IVA. Ed è proprio dall’IVA che Cavedo riesce a ricavare i soldi per sanare il debito con Migale. Il problema all’interno del gruppo, come detto, sorge quando Migale non rispetta la parola data a Villirillo e preleva i soldi dal conto corrente di Cavedo. Quest’ultimo a questo punto si rivolge nuovamente a Villirillo, che sceglie di “convocare” Migale anche alla presenza di Lamanna.

IL FUOCO AMICO (2)
Il Maresciallo Calì parla inoltre dei numerosi controlli che Cavedo effettua all’interno della Banca Dati SDI, luogo in cui è possibile verificare se qualcuno è sottoposto a indagine o accertamenti. Per accedere a questa banca dati occorrono User ID e password, ed ogni accesso viene registrato. Gli inquirenti riescono dunque a vedere come Cavedo abbia fatto ricerche sulla moglie, Stella Petrozza, su Vetere Pierino, su Ferrari Aldo Pietro ed addirittura su se stesso. Controlli volti a certificare se lui, o le persone attorno a lui, fossero oggetto di indagine o accertamenti.  

ANCORA DISSAPORI INTERNI
Continuano ad essere i soldi il motore delle dinamiche interne al gruppo. Una vicenda emblematica, anche del ruolo di “autorità” riconosciuto a Romolo Villirillo, riguarda un diverbio sorto tra Pierino Vetere e Salvatore Procopio. Il primo ha infatti contratto un debito con il secondo, che è inoltre un ex socio di Nicolino Sarcone. In questo scenario, il ruolo di “intermediario” viene svolto da Salvatore Muto che chiama Vetere rimproverandolo per il mancato pagamento. Alla vicenda si interessa, a questo punto, direttamente Romolo Villirillo che, non avendo contatti diretti con Procopio, proverà a mettersi in contatto con Nicolino Sarcone.

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