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di Ottavio Sferlazza - 29 luglio 2012
Oggi ricorre il 29° anniversario della strage di via Pipitone Federico in cui, a seguito della esplosione di un'auto-bomba, rimasero uccisi il consigliere istruttore del tribunale di Palermo dr. Rocco Chinnici, il m.llo dei CC Mario Trapassi, l'app.to dei CC Salvatore Bartolotta ed il portiere dello stabile Stefano Li Sacchi.

Conobbi il cons. Chinnici nel luglio del 1978 quando, essendo stato affidato all'allora giudice istruttore Paolo Borsellino per un mese di tirocinio presso l'ufficio istruzione di Palermo, mi presentai nel suo ufficio insieme a Paolo per salutarlo.
Il caso volle che circa 20 anni dopo dovessi presiedere la Corte di Assise di Caltainissetta che giudicò e condannò i mandanti e gli esecutori materiali di quella strage.
Sopratutto per i colleghi più giovani, desidero oggi ricordarne la figura umana e professionale - del cui spessore mi resi pienamente conto soltanto nel corso dell'istruzione dibattimenale -  con le stesse parole che scrissi nella motivazione di quella sentenza:

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"Il rinnovato impegno fatto registrare dall’attività giudiziaria svolta dall’ufficio istruzione dopo la nomina del dr. Chinnici aveva determinato una svolta decisiva nella lotta alla criminalità organizzata in un momento storico in cui le indagini venivano ancora svolte con metodi tradizionali e senza il devastante apporto probatorio dei collaboratori di giustizia, che si sarebbe rivelato decisivo negli anni succcesivi, ed in un ambiente definito “sonnolente” dallo stesso magistrato, sicchè le istruttorie concernenti i più gravi fatti criminosi verificatisi a Palermo negli ultimi anni avevano ricevuto un notevole e incalzante sviluppo.

Il tenace zelo profuso dal  magistrato segnò una svolta in un panorama investigativo che negli anni precedenti aveva fatto registrare una sostanziale stasi, senza alcuna significativa acquisizione probatoria, sicchè i nuovi metodi di lavoro assunsero un valore innovativo e dirompente per gli equilibri delle cosche mafiose e per gli stessi vertici dell’organizzazione. Decisiva si era rivelata, inoltre, l’intuizione che la circolazione delle informazioni nell’ambito dello stesso ufficio ed il lavoro di gruppo avrebbero potuto fare registrare un significativo salto di qualità nelle indagini, perché ciò avrebbe creato le condizioni per cogliere le connessioni fra i vari fatti-reato ed individuare gli intrecci ed i collegamenti operativi tra i gruppi che secondo gli equilibri dell’epoca costituivano i gangli vitali della organizzazione.

Il consigliere istruttore si fece pertanto promotore di moduli organizzativi che consentissero, sul presupposto del carattere unitario del fenomeno mafioso e della organizzazione “cosa nostra”, un effettivo coordinamento delle indagini ed uno scambio delle informazioni tra i titolari dei procedimenti.

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Ma era soprattutto il rinnovato ed insolito impegno civile di un magistrato come il dr. Chinnici, a capo di un ufficio che costituiva, per il modello processuale vigente, il centro propulsore delle indagini in un’area geografica di primaria importanza strategica per ragioni storiche e sociali, che costituiva motivo di preoccupazione per i centri di potere politico-mafioso, atteso che il dr. Chinnici si era fatto promotore di iniziative sociali volte a favorire tra i giovani e soprattutto tra gli studenti lo sviluppo di un’autentica cultura della legalità.

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Egli aveva colto l'importanza che in una società civile e in uno stato di diritto la scuola, in ogni ordine e grado, assume sul piano della formazione delle coscienze, che devono essere orientate verso la formazione di una autentica cultura antimafiosa, e ciò nella piena consapevolezza che la battaglia sociale per una nuova moralità pubblica, di cui solo dopo le stragi del 1992 cominciano ad intravedersi i primi segnali di successo, non può prescindere da una crescita culturale e politica complessiva della società civile e delle istituzioni che deve manifestarsi attraverso l'impegno di tutti per un profondo risanamento del tessuto istituzionale, dell'organizzazione sociale e produttiva.”

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Al suo sacrificio ed a quello delle vittime di quella strage va il mio commosso ricordo. 


*Ottavio Sferlazza (Procuratore facente funzioni presso la Procura della Repubblica di Reggio Calabria)

Tratto da:
19luglio1992.com



Foto © Franco Zecchin
Palermo, primi anni '80. In primo piano, il Consigliere Istruttore Rocco Chinnici, alla sua destra Giovanni Falcone e Ninni Cassarà
  

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