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dellutri-marcello-web2di Monica Centofante - 22 luglio 2012
Per smistare le decine di milioni di euro ricevute negli ultimi dieci anni dall'amico Silvio Berlusconi, Marcello Dell'Utri avrebbe utilizzato almeno venti società e alcuni prestanome che lo avrebbero aiutato a portare i soldi all'estero.

E' quanto rivela oggi corriere.it, che definisce quei soldi “il frutto di un'estorsione, il prezzo della mediazione condotta dal senatore con gli uomini di Cosa Nostra per garantire la protezione all'ex premier e alla sua famiglia”.
Proseguono così le nuove indagini su Marcello Dell'Utri, di recente iscritto nel registro degli indagati della procura di Palermo che indaga sulla trattativa Stato-mafia, con l'ipotesi di estorsione a danno di Silvio Berlusconi. Accusa alla quale potrebbe ora aggiungersi quella di riciclaggio.
I magistrati di Palermo Antonio Ingroia e Nino Di Matteo starebbero infatti tentando di identificare gli altri beneficiari dei versamenti, forse prestanome di boss mafiosi, partendo dalle verifiche già effettuate nell'ambito dell'inchiesta sulla cosiddetta P3. Ed analizzando gli spostamenti di denaro all'estero: oltre a quegli 11 milioni trasferiti a Santo Domingo, su un conto cifrato, quelli che hanno preso il volo verso la Svizzera ed altri che si trovano a Cipro. Spostati con modalità finanziarie che lasciano pensare alla necessità di evitare qualsiasi tracciabilità.
Per questo canale investigativo la Procura si avvale della collaborazione dell'Unità di analisi finanziaria della Banca d'Italia, che ha già individuato i collegamenti con circa settanta depositi, conti aperti in diverse banche e l'appoggio di una serie di manager italiani e stranieri. E l'attenzione degli inquirenti, sempre secondo corriere.it, sarebbe concentrata su una società spagnola, la “Tome Advertising” che fa capo all'uomo d'affari Giuseppe Donaldo Nicosia, “che nel 2009 ha disposto svariati bonifici in favore di Dell'Utri per circa 400 mila euro”.

Prestiti infruttiferi e altri misteri
Per tentare di fare luce su tutto questo i pm vorrebbero sentire Silvio Berlusconi e sua figlia Marina, dai cui conti personali sono partiti nel corso degli ultimi dieci anni, e in direzione dei conti di Marcello Dell'Utri, una serie di bonifici motivati come “prestiti infruttiferi”.
Il fascicolo in questione è stato infatti aperto quest'anno, dopo la scoperta di una serie di passaggi di denaro tra Berlusconi e Dell'Utri in prossimità dell'udienza della Cassazione del 9 marzo scorso, nell'ambito del processo che vede il senatore imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. Un arco di tempo nel quale Dell'Utri aveva anche venduto all'amico Silvio una villa sul lago di Como al prezzo di 20 milioni di euro, nonostante il suo valore reale fosse stato stimato da una perizia del 2004 in 9 milioni e 300 mila euro.
La Dda di Palermo, da quanto si apprende, starebbe ora verificando la natura di una serie di dazioni di denaro da parte della famiglia Berlusconi nei confronti del senatore del Pdl, che sarebbero state effettuate con regolarità negli ultimi dieci anni. Movimenti bancari per decine di milioni di euro che non avrebbero alcuna plausibile spiegazione. E che secondo l'ipotesi della procura potrebbero corrispondere al prezzo pagato dall'ex premier per assicurarsi il silenzio di Marcello Dell'Utri, Il quale avrebbe esercitato pressioni sull'amico minacciandolo di riferire quanto a sua conoscenza sui rapporti dell'imprenditore milanese con Cosa Nostra, dalla sua posizione privilegiata di “mediatore” tra la mafia e il Cavaliere, in particolare dopo la morte di Vittorio Mangano e Gaetano Cinà, ritenuti gli “esattori” delle cosche.
E' proprio per valutare questa pista che Antonio Ingroia e Nino Di Matteo avrebbero convocato l'ex premier in procura, lo scorso 16 luglio, per sentirlo nella doppia veste di testimone e persona offesa. Dopo il Cavaliere, che non si è presentato, opponendo il legittimo impedimento, i magistrati hanno chiamato nella stessa veste la figlia, Marina Berlusconi, attesa per il prossimo 25 luglio. Quando dovrà fornire chiarimenti sulle somme di denaro transitate da alcuni suoi conti correnti, cointestati con il padre, a quelli di Dell'Utri.

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