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Il paradosso del Pd è di fomentare una guerra che rappresenta la sua tomba. Per chiarire il significato di quest’affermazione, partirò dall’epicentro della crisi, Elly Schlein, iniziando dalla questione antropologico-culturale. Antropologicamente, Schlein è una movimentista-idealista che perderebbe la motivazione a impegnarsi come segretaria se fosse costretta a perseguire politiche altrui che peraltro avversa. Una gregaria come Lia Quartapelle può resistere a lungo in una condizione afflittiva di questo tipo. Dovendo semplicemente premere il tasto “sì” da uno scranno, non espone la “faccia” che coinvolge il sé, cioè l’identità. Le cose stanno diversamente per un segretario di partito. È psichicamente destabilizzante per Schlein vedersi in televisione tutti i giorni a dire cose in cui non crede sulla questione più importante del mondo, la guerra in Ucraina. Una cosa è mentire ogni tanto su La7 con il mondo che ti ignora come accade alla semi-sconosciuta Quartapelle; altra cosa è negare la propria antropologia tutti i giorni davanti alle telecamere con il mondo che ti scruta. Il che mi consente di passare dal problema antropologico a quello culturale.
Culturalmente, Schlein non è una pacifista, bensì una pacifista radicale. Devo indugiare su questa differenza per chiarire la crisi in cui il Pd si dibatte e da cui è atteso. Per comodità espositiva, distinguo i pacifisti in “moderati” e “radicali”. I pacifisti moderati si battono contro le politiche che accrescono le probabilità della guerra – quelle che chiamo “politiche criminali” – ma sono favorevoli all’industria militare poiché pensano, come il sottoscritto, che l’Italia, senza armi, farebbe la fine dell’Ucraina un giorno o l’altro. È la scuola italiana di Machiavelli, Mosca, Pareto e Michels – iniettata negli Stati Uniti da James Burnham con il suo The Machiavellians (1943) – confluita nella tradizione americana di Morgenthau (1948), Waltz (1979) e Mearsheimer (2001). I pacifisti moderati usano il realismo per alleviare le tensioni che causano le guerre o prevenirle. I pacifisti radicali, invece, sono per il disarmo. È il caso di Schlein: “Io vengo dalla cultura del disarmo. La pace in Ucraina non si fa con le armi. Sosteniamo l’accoglienza, sbagliato aumentare le spese militari”, dichiarava a Repubblica il 18 marzo 2022.
Se Schlein sarà costretta a inviare le armi in Ucraina, perderà la motivazione, cioè l’energia che mette in moto l’uomo, tanto più che la linea bellicista dell’Unione europea è un fallimento solare. La motivazione è decisiva: se gli individui smettono di agire, i sistemi sociali cessano di esistere. Il fatto che i bambini ucraini stiano pagando a caro prezzo l’inanità di Ursula von der Leyen scava nella carne di una pacifista radicale come Schlein. Persa la motivazione, che cosa farebbe Schlein? La conseguenza è immaginabile: farà una serie di mosse suicide per morire pubblicamente (come segretaria) e sopravvivere interiormente (come donna). Schlein è morta se vive come Bonaccini. La prima è una pacifista radicale; il secondo è un opportunista senza ideali. Anche Bonaccini ha i propri valori, ma sono quelli delle lobby della guerra.
Vengo all’ultima questione: quali sono gli sbocchi possibili della crisi del Pd? A mio giudizio, sono quattro. Il primo è la fine della guerra, che però il Pd alimenta. Il secondo è la fuoriuscita dei deputati che votano in base alle indicazioni di Biden e non di Schlein, come Pina Picierno. Il terzo sono le dimissioni di Schlein. Il quarto è una convivenza esiziale. Più la guerra andrà avanti, più il Pd andrà indietro.

Tratto da: ilfattoquotidiano.it

Foto © Imagoeconomica

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