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Bongiovanni sulle stragi: “Non fu solo mafia. Mandanti esterni le hanno volute ed hanno avuto ruolo attivo”

Un’abbondante affluenza alla sala con inaspettata presenza di giovani nella serata di venerdì 19 aprile a Cittadella presso la sala Torre di Malta, per la presentazione del format “Mafia. Quanto è affare nostro?”. Ad aprire la serata è stata la referente dell'Associazione culturale Falcone e Borsellino per il Veneto, Chiara Linguanotto, che ha sottolineato come il focus dell'associazione sia la divulgazione di notizie riguardanti il tema mafia, la divulgazione di informazioni tenute in secondo piano nella lotta alla mafia riguardanti soprattutto le stragi che ci sono state nel nostro paese, e l'importanza di sostenere quei pochi magistrati liberi e indipendenti che sono a rischio di morte, in quanto hanno la capacità di portare a galla le verità indicibili che sono emerse nei processi sulle stragi: Nino Di Matteo, Luca Tescaroli, Nicola Gratteri, Giuseppe Lombardo, Sebastiano Ardita, Roberto Scarpinato (oggi senatore).
Successivamente il direttore di ANTIMAFIADuemila Giorgio Bongovanni, non potendo presenziare, ha lasciato una registrazione, dove ha introdotto i due video editi dalla sua rivista, evidenziando che non sarà presentata la classica lettura dei fatti dei “buoni”, i magistrati, uccisi dai “cattivi”, la mafia.


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Una serie di documenti e testimonianze, infatti, provano come le stragi abbiano dei mandanti esterni, indubbiamente legati a pezzi deviati dello Stato, come dimostrato dalle immagini del carabiniere Arcangioli dei Ros che preleva a pochi minuti dall'esplosione la borsa che conteneva l'agenda rossa di Paolo Borsellino e la presenza di una donna a Capaci, che notoriamente non può essere parte attiva in Cosa Nostra e un numero di telefono trovato per terra vicino al posto della strage che rimanda al sisde i servizi segreti italiani.
Sono stati quindi, proiettati i due video documenti “Giovanni Falcone. La vera storia della trattativa e delle stragi dello Stato-mafia” e “Strage Borsellino, l'agenda rossa e i mandanti esterni”.
Nell'intermezzo Matteo Sgarbossa, un'altro membro del gruppo organizzativo, ha raccontato la sua esperienza personale di come, approcciandosi all'attività antimafia della Falcone e Borsellino, abbia dovuto rivedere la falsa credenza che sulle stragi tutto sia già stato detto, di come in realtà ci siano ancora processi in corso e di come tante informazioni non vengano rese di dominio pubblico in quanto scomode al potere, compreso quello attuale. Ha, poi, riferito delle attività del gruppo e del progetto “Mafie 9 atti”realizzato per due anni consecutivi in collaborazione con l'università d Verona , realizzato on-line nel periodo della pandemia.
Al termine ha ripreso la parola Chiara Linguanotto riportando l'attenzione sui magistrati antimafia che sacrificano le loro vite, vivendo innumerevoli limitazioni, come se fossero loro a vivere al 41 bis, per difendere la Costituzione Italiana, scrigno prezioso donatoci dal sangue dei partigiani. “Il pericolo” ci spiega ancora “è che si ritorni indietro a una situazione storica come nel '92, con il rischio di stragi, per via dei conti aperti tra una parte della magistratura e la politica”.


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“Quindi la mafia è affare nostro, come nel titolo”
continua la Linguanotto “perché tutte le ingiustizie che noi viviamo nella nostra vita partono da un vertice ben preciso che è stato riscontrato: servizi segreti, massoneria deviata, istituzioni deviate, il mondo della politica corrotta”, “fili dell'alta tensione toccati da Falcone e Borsellino, che continuano ad essere toccati dai magistrati presentati questa sera”.
Ha concluso sottolineando l'importanza del contributo dei cittadini caldeggiato proprio da questi magistrati integerrimi e invitando il pubblico a due appuntamenti. Il primo si terrà il 4 maggio a Fontaniva dove il direttore Bongiovanni offrirà una lezione magistralis approfondendo i temi trattati nei documentari. Il secondo è la presentazione dell'ultimo libro del dottore Di Matteo e Saverio Lodato “Il colpo di spugna” che avrà luogo a Firenze il 27 di maggio. Il testo è nato dopo la sconvolgente sentenza della Cassazione che ha annullato tutto il lavoro e i fatti emersi nei gradi di giudizio precedenti sul processo “Trattativa Stato-mafia”, portando all'innominabile realtà che una parte deviata dello Stato ha trattato con la mafia, mentre Falcone e Borsellino venivano fatti saltare in aria per debellarla, e volendo far passare il messaggio al popolo che è stato scelto il danno minore e passando il messaggio diabolico che dopo questa sentenza è legale e normale che lo stato dialoghi e tratti con la mafia.

Foto © ACFB

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