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Intervista all'ex Gran Maestro del Goi che oggi pone la "questione morale"

I legami tra 'Ndrangheta, mafia e massoneria; l'esistenza di sistemi di potere e delle logge coperte; la necessità di trasparenza e la questione morale; il ruolo della P2 in Italia; i successori di Licio Gelli che hanno abbracciato il Piano di Rinascita; la forza della massoneria all'estero e il rischio di una "Guerra Totale".
Sono questi gli argomenti dell'intervista che Giuliano Di Bernardo, negli anni delle stragi Gran Maestro del Goi (fino al 1993, quando rassegnò le dimissioni), già gran Maestro della Gran Loggia Regolare d'Italia), oggi Gran Maestro degli Illuminati, ha rilasciato al nostro capo redattore Aaron Pettinari, che pubblichiamo in tre parti.
"Le componenti mafiose hanno necessità di interagire con altri ambiti, che possono essere ambiti istituzionali, imprenditoriali, finanziari, economici di varia natura. Questi ambiti genericamente li indichiamo in settori ad alta redditività. E' difficile individuare all'interno della componente massonica delle mafie una parte della massoneria regolare o irregolare che sia. Diciamo che, alla luce delle emergenze processuali degli ultimi anni, su profili della massoneria irregolare, forse, un approfondimento andrebbe fatto. Quella parte irregolare, probabilmente, entra a contatto con una serie di componenti mafiose" ha spiegato più volte il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo.
Ed è da questo ragionamento che si parte nell'approfondimento di questi temi.
La scorsa estate Di Bernardo, come fece negli anni Novanta, ha evidenziato l'esistenza di "inquietanti compromissioni", "orride nefandezze" e "condotte tremende" affrontando i casi che hanno riguardato le condanne per fatti di mafia di due "Venerabili" e l'arresto di Alfonso Tumbarello, medico che ha curato il boss Matteo Messina Denaro durante la latitanza e che è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e falso.
Un incrocio continuo tra passato e presente per evidenziare quegli "ibridi connubi fra criminalità organizzata, centri di poteri extraistituzionali e settori devianti dello Stato" di cui aveva parlato anche Giovanni Falcone. Parole che, in questa epoca di revisionismo storico, vengono spesso dimenticate.

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