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La Commissione antimafia uscente: “Urge riforma con una nuova nozione di associazione segreta”

Correva l'anno 1982 quando, con la legge Anselmi-Spadolini, si stabilivano le norme per l'attuazione “all'articolo 18 della Costituzione in materia di associazioni segrete e scioglimento della associazione denominata Loggia P2" (“Sono proibite le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare”).
Una legge necessaria, introdotta sull'onda del noto scandalo conseguente alla scoperta della loggia massonica "Propaganda 2" di Licio Gelli, con il rinvenimento degli elenchi dei nominativi di coloro che ne facevano parte.
Un elenco di 962 nomi in cui comparivano vertici delle forze armate, di polizia e funzionari dei servizi segreti, politici (tra cui un ministro e un segretario di partito dell’epoca), magistrati ed esponenti di spicco del mondo delle imprese, della finanza e della comunicazione.
La Commissione Parlamentare che vedeva come presidente Tina Anselmi, occupandosi del caso arrivò ad ipotizzare che la lista non fosse completa e che molti altri importanti personaggi iscritti alla P2 fossero riusciti a non comparire nelle indagini.
Qualche anno fa Giuliano Di Bernardo, già Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia (G.O.I.) e, successivamente, fondatore e Gran Maestro della Gran Loggia regolare d'Italia (G.L.R.I.), al processo 'Ndrangheta stragista raccontò dei fatti spaventosi che in un Paese normale avrebbero fatto sobbalzare un intero Stato. Raccontò, ad esempio, del tentativo del Venerabile Gelli di rientrare nella massoneria del Goi, barattando la "vera lista della P2", certificando quindi il dato che la lista rinvenuta a Castiglion Fibocchi non fosse completa.
E parlando della legge Anselmi-Spadolini disse che con la stessa “si è solo sciolta una sigla, ma non si è intaccata la sostanza della loggia P2”.

Relazione approvata
A fine mandato l'ultima Commissione parlamentare antimafia si è occupata anche di questi fatti ed ha approvato, relatrice la senatrice Margherita Corrado, una relazione “sui rapporti tra la criminalità organizzata e Logge massoniche, con particolare riferimento alle misure di contrasto al fenomeno dell'infiltrazione e alle doppie appartenenze”.
Tra gli auditi dalla Commissione, oltre l'ex Gran Maestro Giuliano Di Bernardo, il professor Aldo Mola, il professore Massimo Introvigne, il magistrato Giuliano Mignini e l'ex magistrato Carlo Palermo. Ognuno ha fornito degli elementi importanti di riflessione e di approfondimento. Quindi sono stati analizzati atti processuali e inchieste.
Allo studio finale la conclusione è chiara: “Quel che emerge anche dalle indagini più recenti è il vivo interesse da parte della 'Ndrangheta, di cosa nostra, ma anche di autonomi comitati di affari vicini a tali ambienti criminali, di infiltrarsi nel tutt'altro che impermeabile sistema massonico, al fine di curvare i cardini di solidarietà, obbedienza e riservatezza tipici delle associazioni a carattere iniziatico ai fini illeciti e alla realizzazione di disegni criminosi di ampio respiro, tesi all'acquisizione, gestione o comunque al controllo di attività economiche, appalti e servizi pubblici, alla manipolazione del voto nelle consultazioni elettorali e all'inserimento di propri referenti nei gangli della pubblica amministrazione e nelle assemblee elettive locali".
Quindi “permangono gravi elementi di criticità e, conseguentemente, di incompatibilità, in seno all'ordinamento giuridico, tra talune forme associative e lo Stato democratico, così come segnalato da questa Commissione parlamentare di inchiesta anche nel corso della precedente legislatura".


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Il Gran Maestro Venerabile della P2, Licio Gelli © Imagoeconomica


Di Bernardo, le logge coperte e i limiti della legge Anselmi
Centrale per comprendere la gravità della situazione è sicuramente la figura di un massimo esperto come Giuliano Di Bernardo.
Questi ha riferito nel marzo del 1993, circa un mese prima delle sue dimissioni da Gran Maestro del Goi, una confessione del professor Paolo Ungari che gli avrebbe confidato di aver partecipato attivamente all’elaborazione del testo della legge Spadolini-Anselmi: “(Ungari) mi dice che quella legge, che è stata voluta per impedire la formazione delle logge coperte, in realtà le tutela”. Spiegava il suo interlocutore che la norma – cioè l’art. 1 della legge 25 gennaio 1982 n. 17 – constava di due parti: la prima, dove sono “vietate le logge” (“Si considerano associazioni segrete, come tali vietate dall’art. 18 della Costituzione, quelle che, anche all’interno di associazioni palesi, occultando la loro esistenza ovvero tenendo segrete congiuntamente finalità e attività sociali ovvero rendendo sconosciuti, in tutto o in parte ed anche reciprocamente, i soci…”), la seconda, invece, dove le logge “sono vietate e condannabili alla sola condizione che tramino contro lo Stato” (“… svolgono attività diretta ad interferire sull’esercizio delle funzioni di organi costituzionali, di amministrazioni pubbliche, anche ad ordinamento autonomo, di enti pubblici anche economici, nonché di servizi pubblici essenziali di interesse nazionale”).
Così come aveva fatto nel processo 'Ndrangheta stragista ha anche affrontato il tema dei massoni cosiddetti “all'orecchio”, cioè non presenti negli elenchi ufficiali (o piedilista) delle obbedienze massoniche e, conseguentemente, del loro collocamento in logge “riservate” o “coperte”.
Quindi ha anche fatto riferimento agli esiti ai quali pervenne l'inchiesta svolta dalla Commissione parlamentare antimafia nella precedente legislatura sulla base degli elenchi degli iscritti a quattro obbedienze massoniche acquisiti dall'esecuzione di un decreto di perquisizione e sequestro emesso in applicazione dei poteri previsti dall'art. 82 della Costituzione.

Soggetti non identificabili
“Ebbene in quella circostanza – si legge nella relazione - furono trovati nominati non identificabili in una percentuale particolarmente significativa per una obbedienza (G.L.R.I., pari al 73,3%) da non lasciare adito a dubbi che non poteva trattarsi di un mero errore nell'inserimento dei dati.
E Di Bernardo ha commentato il dato: “Vi rendete conto? Il 73,7 per cento degli iscritti non risulta identificabile! Anche nel Grande Oriente vi è una percentuale importante anche se di minore entità, allora la domanda è: 'Che cosa significa tutto questo? Com'è possibile che a un nome, cognome e indirizzo non corrisponda una persona reale e concreta? Come è possibile?'. Finché io sono stato Gran Maestro ad ogni nominativo corrispondeva anche un fascicolo cartaceo, finché io sono stato Gran Maestro della Gran Loggia Regolare d'Italia, questo per nove anni, ogni anno io ho consegnato al Ministro dell'interno l'elenco degli iscritti alla mia Gran Loggia”.

L'ascesa della 'Ndrangheta al Nord, tramite la massoneria
Un altro tema ricordato da Di Bernardo è quello dell'espansione della 'Ndrangheta al nord soffermandosi sull'inchiesta svolta dalla Procura di Aosta che, a suo dire, ha fatto emergere la “raffinatezza criminale del modus operandi della 'ndrangheta calabrese” per un “progetto perseguito dai massimi esponenti della 'ndrangheta, già presenti in logge massoniche, di conquistare determinate posizioni di potere pubblico nella Regione che è stato pianificato e puntualmente realizzato sfruttando abilmente la stessa rete di contatto massonico, cioè coltivando opportuni contatti con i 'fratelli', posti in posizioni chiave negli assetti di potere locali, iscritti alle logge aostane”.
Secondo Di Bernardo, dunque, con quel metodo la 'Ndrangheta ha, cioè, posto in essere quello che il procuratore di Palmi, Agostino Cordova, aveva teorizzato, senza essere creduto, negli anni Novanta: cioè che il progetto di espansione a Nord della 'ndrangheta faceva perno su una pianificata infiltrazione delle logge massoniche. Un dato che apprese quando chiese le ragioni per cui la procura di Palmi era interessata ad acquisire gli elenchi di tutti gli iscritti all'obbedienza massonica dove Di Bernardo era all'epoca Gran Maestro.

Gli invisibili
Nella relazione diverse pagine sono dedicate alle indagini della magistratura soffermandosi in particolare sugli elementi più recenti emersi nei processi Gotha e 'Ndrangheta stragista. Così si dà atto che “merita la massima attenzione” quella cupola di invisibili scoperchiata dalla Dda di Reggio Calabria e dalle indagini del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo.
Il riferimento è a quella “componente estranea a quella tradizionale (detta visibile) avente ruoli o cariche “riservate” formata da degli “invisibili” o “massoni” e che, unitamente agli esponenti apicali della cupola “visibile”, forma la “direzione strategica” della 'Ndrangheta, dettandone le modalità di infiltrazione nella politica, nell'economia e nelle istituzioni. Linee precise che hanno visto la 'Ndrangheta condividere anche il progetto stragista di Cosa nostra nell'attacco allo Stato.


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L'ex Gran Maestro del GOI, Giuliano Di Bernardo


Ma l'attenzione della Commissione è stata rivolta anche all'inchiesta “Artemisia” o “Geenna”. Tutte queste indagini rendono evidente il “vivo interesse da parte della 'Ndrangheta, di Cosa nostra, ma anche di autonomi comitati di affari vicini a tali ambienti criminali, di infiltrarsi nel tutt'altro che impermeabile sistema massonico, al fine di curvare i cardini di solidarietà, obbedienza e riservatezza tipici delle associazioni a carattere iniziatico ai fini illeciti e alla realizzazione di disegni criminosi di ampio respiro, tesi all'acquisizione, gestione o comunque al controllo di attività economiche, appalti e servizi pubblici - secondo il tipico paradigma delineato dal comma 3 dell'articolo 416-bis c.p. -  alla manipolazione del voto nelle consultazioni elettorali e all'inserimento di propri referenti nei gangli della pubblica amministrazione e nelle assemblee elettive locali”.
Dalle indagini è emerso anche che “il canale massonico continui ad essere utilizzato da imprenditori e professionisti per 'avvicinare' magistrati - dei quali non poteva escludersi l'adesione alle logge - al fine di tentare di 'aggiustare' l'esito dei processi, e ciò nonostante le sanzioni disciplinari connesse alla iscrizione ad associazioni massoniche”.
E un altro aspetto su cui si sofferma la Commissione è la “riproduzione del modello 'circolo Scontrino - loggia Iside 2' accertato negli anni Novanta, ed evidentemente mai passato di moda, che vede l'annidamento di logge segrete nell'ambito di logge regolari anche appartenenti ad obbedienze diverse, e in 'centri studi', circoli e associazioni completamente palesi nello svolgimento della loro attività culturale e di promozione sociale”. Un dato significativo, si legge nella relazione finale “è poi la circostanza che questa riproduzione sia stata accertata di recente dalla magistratura proprio a Castelvetrano, nel paese del principale latitante di mafia Matteo Messina Denaro, dove è stato contestato il reato di cui alla Legge Spadolini-Anselmi”.

La proposta per una riforma della Anselmi
Un documento in cui viene fatta una proposta di riforma della legge Anselmi. Si legge nella relazione approvata lo scorso settembre: “Certa è la necessità di tenere vivo il dibattito sull'articolo 18 della Costituzione e sulla improcrastinabile riforma della legge Spadolini Anselmi, al fine di individuare una nuova e più ampia nozione di associazione segreta".
In particolare è emersa una certa inadeguatezza della "disciplina vigente” e si sottolinea la “necessità di introdurre nuove previsioni che siano capaci di fronteggiare i pericoli esistenti e garantire il corretto funzionamento dei pubblici poteri, in un quadro normativo piuttosto complesso perché vincolato dall'esigenza di salvaguardare libertà, diritti e principi costituzionali, tutti, di elevato valore”.
Nella relazione viene ribadita “la consapevolezza delle gravi distorsioni che tali aggregazioni determinano nell'ordinamento democratico, specie quando sia consentito di farne parte anche a coloro che esercitano poteri pubblici o funzioni di particolare rilievo, dovrebbe condurre ad abbandonare la formulazione adottata dall'articolo 1 della legge n. 17 del 1982, che ingiustamente restringe il dettato costituzionale, in favore di una norma che in ossequio al dettato dell'articolo 18 Costituzione, consideri le associazioni segrete, di per sé, un pericolo per la democrazia del Paese”.


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Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo © Imagoeconomica


Secondo la Commissione parlamentare, dunque, è prioritario che “la Commissione antimafia futura attribuisca il necessario rilievo al tema, ponendolo al centro della propria attività d'inchiesta, anche tramite il coinvolgimento di tutti i protagonisti del settore, quali le associazioni massoniche, il mondo accademico, quello delle professioni, l'autorità giudiziaria, le forze di polizia ed in genere tutte le amministrazioni pubbliche”. “In tale contesto la Commissione Antimafia della XIX Legislatura potrà utilmente porre all'esame del dibattito politico i disegni e le proposte di legge che sono state presentate nel corso della corrente Legislatura”. Tra le proposte fatte “l'introduzione di una disciplina, a livello nazionale, che preveda limitazioni ulteriori per coloro che svolgono delicate funzioni pubbliche (magistrati, appartenenti alle forze dell'ordine ed in genere coloro che svolgono pubbliche funzioni di particolare rilievo) prevedendo il divieto di prendere parte, a qualunque titolo, ad associazioni che comportano un vincolo di obbedienza assunto in forme solenni, nonché in associazioni fondate su giuramenti o vincoli di appartenenza, attesa l'incompatibilità dei vincoli così assunti con gli obblighi di soggezione solo alla Nazione, che la Costituzione gli attribuisce”.
Per tali categorie di soggetti andrebbe, inoltre, presa in considerazione “l'introduzione di un obbligo normativo” che “preveda la dichiarazione della propria affiliazione a qualunque sodalizio, sia esso riconosciuto o meno, e qualunque sia il fine perseguito, trattando i dati così immagazzinati secondo le garanzie sancite dal Codice in materia di protezione dei dati personali”.

La necessità di andare oltre, tenendo la mente aperta
Nella relazione vi è anche un capitolo dedicato all'audizione di Carlo Palermo. Grazie a quest'ultimo la Commissione ha potuto rendersi conto di un piano ulteriore di approfondimento sul tema delle massonerie.
Secondo Palermo, si legge nella relazione, “oggi prima di ogni altra valutazione, occorre interrogarsi su quale sia adesso il vero collante che tiene insieme un’associazione segreta, quali sono i principi che vuole realizzare e, in particolare, se il suo obiettivo è quello dell’ 'arcana sapienza', così com’è indicato nei più antichi statuti delle fratellanze massoniche, o sia piuttosto l’affarismo.
Palermo ha riferito di aver rinvenuto “nel marzo 2021 documenti di estrema importanza negli atti del processo sul Centro Studi Scontrino a Trapani scoperto nell'aprile del 1986 (cfr. infra paragrafo 3.8)”. Tra questi uno che ha chiamato “il manifesto dei Rosacroce”. “Si tratta di documenti massonici che nel 1982 erano stati sequestrati dai giudici istruttori Colombo e Turone poco dopo il sequestro dei documenti sulla Loggia P2. Tuttavia - ha ricordato Palermo - mentre questi ultimi sono stati esaminati e consultati dalla Commissione sulla Loggia P2, dall’autorità giudiziaria e dagli studiosi, il materiale recuperato dall’audito era stato completamente dimenticato e, conseguentemente mai consultato e debitamente valorizzato nei suoi più profondi contenuti”. Si legge nella relazione che per Palermo questi atti sono importanti perché “indicano l’esistenza di un’altra massoneria - diversa rispetto a quella ufficialmente nota - che l’audito indica come 'massoneria universale' o 'massoneria internazionale' e che, secondo la sua ipotesi formulata anche in un esposto presentato dettagliato esposto all’autorità giudiziaria, avrebbe avuto un ruolo centrale nei fatti oggetto di quasi tutte le più importanti inchieste effettuate nel nostro Paese negli ultimi decenni, compreso il periodo del terrorismo stragista”. “Questa massoneria, che non per caso è detta “universale”, non risponde agli stessi fini e obiettivi della massoneria di Gelli, ma si pone come obiettivo “quello di condizionare il governo del mondo” ed è ristretta a famiglie e a dinastie “rappresentative della storia dell'umanità”.
La certezza, guardando alle testimonianze e agli atti fin qui raccolti da più componenti, è che sul tema delle “deviazioni” della massoneria inserite nell'ambito del Sistema criminale integrato c'è ancora molto da scoprire. Ed è più che mai necessario avere la mente aperta, anche andando oltre i soliti schemi.

Foto di copertina © Imagoeconomica

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