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di Giorgio Bongiovanni e Aaron Pettinari

Non bastava l'improcedibilità. Non bastava la norma sulla presunzione di innocenza che mette un bavaglio ai magistrati, ma anche al diritto costituzionale di "informare ed essere informati" proprio di ogni cittadino.
Non bastava una scandalosa riforma del Csm che rafforzerà il ruolo delle correnti, inserita all'interno di una riforma della giustizia che consentirà alla politica di influenzare e controllare l'attività delle Procure italiane.
Tra le norme inserite nel testo, con la scusa dello "stop alle porte girevoli tra politica e magistratura", viene previsto un articolo palesemente anti-Costituzionale.
Parliamo dell'articolo 15. Al "comma 1" si prevede che "i magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari non sono eleggibili alla carica di membro del Parlamento europeo spettante all’Italia, di senatore o di deputato o a quella di presidente della giunta regionale, di consigliere regionale, di presidente delle province autonome di Trento e di Bolzano o di consigliere provinciale nelle medesime province autonome se prestano servizio, o lo hanno prestato nei tre anni precedenti la data di accettazione della candidatura, presso sedi o uffici giudiziari con competenza ricadente, in tutto o in parte, nella regione nella quale è compresa la circoscrizione elettorale".
E lo stesso principio vale per le cariche di sindaco, consigliere o assessore comunale, assessore o sottosegretario regionale.
Fin qui, poco da dire. Il problema è quando si inserisce il "comma 5" in cui viene scritto che "i magistrati non possono assumere le cariche indicate al comma 1 se, al momento in cui sono indette le elezioni, sono componenti del Consiglio superiore della magistratura o lo sono stati nei due anni precedenti".
Sostanzialmente, con questo intervento legislativo, si stabilisce la perdita di diritti di elettorato passivo per quei magistrati che vengono eletti o sono stati eletti al Csm.
Ecco quella che appare a tutti gli effetti come una norma "contra personam", che vale per ogni consigliere togato attualmente in carica.
I consiglieri togati del Csm saranno gli unici magistrati che, a nessuna condizione e in nessuna circoscrizione, possono essere candidati. E cosa grave è che questa norma non avrà carattere transitorio. Il che vuol dire che alle prossime elezioni, gli attuali componenti del Csm, qualora volessero, non potrebbero in alcun caso candidarsi e partecipare alla politica (che è un diritto garantito dalla Costituzione ad ogni cittadino).
Coincidenze del caso? A nostro avviso no. Perché, guarda caso, all'interno di questo Csm, che sta per concludere il proprio mandato, vi sono magistrati che sono sostenuti da un certo seguito popolare per essersi contraddistinti in battaglie importanti sul piano etico e giuridico contro il correntismo, il carrierismo, e l'opportunismo.
Citiamo in particolare i consiglieri togati Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita, ma la norma colpisce indistintamente tutti i magistrati del Consiglio.
Colpendo alcuni magistrati ecco che si dà un chiaro segnale a tutti.
Anche a quelli che in futuro potrebbero eventualmente scegliere di dare un contributo all'interno del Consiglio Superiore della magistratura.
Una norma "punitiva" così come quella parte del testo governativo in cui si introduce il divieto per un componente del Csm di concorrere per un qualsiasi incarico direttivo o semidirettivo per una durata di quattro anni a partire dall’esaurimento del suo mandato consiliare. Anni che diventano otto laddove si consideri il periodo della consiliatura.
Certo è che a ogni cittadino, quindi anche ai magistrati, deve essere garantito di partecipare alla vita politica e sociale del Paese. Ed è evidente che certe norme inserite in questa pessima riforma della Giustizia, firmata Marta Cartabia, ma approvata con gli avalli anche di partiti "traditori" del popolo e da altri che sono stati fondati da uomini della mafia. Speriamo che stavolta la Corte Costituzionale non faccia "orecchie da mercante" come è accaduto con l'ergastolo ostativo ed intervenga bloccando questo obbrobrio legislativo anticostituzionale.

Foto © Imagoeconomica

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