"La riforma della giustizia merita un 4 e mezzo, ma forse sono generoso. Ha azzoppato ulteriormente un sistema già claudicante inserendo questa mostruosità giuridica della improcedibilità. Tanto valeva, se si voleva fare marcia indietro, rimettere mano alla prescrizione trovando il coraggio di prendere posizione. L'improcedibilità è un obbrobrio in termini giuridici, incomprensibile per i cittadini, che non migliorerà il funzionamento della giustizia e farà ulteriormente abbassare la credibilità della giustizia agli occhi dei cittadini". Sono state queste le parole rilasciate all'AdnKronos dall’ex pm Antonio Ingroia in occasione dell’approvazione al Senato del ddl della riforma della giustizia firmata del Ministro della Giustizia Marta Cartabia.
Ingroia ha detto che “questa riforma poggia sulla 'truffa delle etichette' con la quale si contrabbanda questa specie di riforma come qualcosa che ci chiede l'Europa, ma è falso che l'Europa ci chieda una mostruosità del genere, che infatti non esiste in nessun sistema europeo. L'Europa ci chiedeva un'altra cosa alla quale nessuno vuole mettere mano, vale a dire accorciare i tempi del processo, ma un processo che, appunto in tempi ragionevoli, arrivi a sentenza e in modo chiaro dica 'colpevole o innocente'. Questo è quello che vuole sentirsi dire il cittadino, sia che sia un imputato, sia che sia parte lesa. Già la prescrizione è un risultato ibrido, ma l'improcedibilità è una cosa obbrobriosa". Quanto al 'regime speciale' per i reati di mafia, terrorismo, traffico stupefacenti, violenza sessuale, Ingroia ne mette in dubbio la costituzionalità: "Francamente - spiega - io ravviso seri pericoli di incostituzionalità. In tempi di emergenza è passato il cosiddetto principio del 'doppio binario', ma io credo che non siamo più al tempo dell'emergenza che giustificava i due regimi diversificati. E allora mi chiedo, per quale motivo il meccanismo della improcedibilità non deve essere previsto anche per reati non meno gravi che però non sono stati contemplati?". Per Ingroia "il 'regime speciale' non solo non è sufficiente, ma non è questa la strada per venire incontro al grido di allarme di qualche procuratore antimafia, non è così che si fanno le leggi. Le leggi si fanno con un progetto complessivo, senza metterci poi una toppa. Bisogna avere visione, perché la giustizia è malata, e c'è bisogno di una grande riforma della giustizia. Questa è una mini riforma che però è una bruttura".
Infine l’ex pm ha fatto poi notare che nella riforma "c'è qualche apertura sui riti alternativi, ma ci voleva più coraggio, abbiamo bisogno di riforme drastiche, radicali, coraggiose, abbiamo bisogno di una depenalizzazione severissima, in modo tale che veramente nelle aule di giustizia vadano soltanto i processi per reati significativi, mentre le aule continuano ad essere intasate da 'processetti' per illeciti bagatellari. Di fronte a un'occasione perduta, insomma, non mi sento di salvare proprio niente di questa riforma". Una riforma che Ingroia ha definito come un “passo indietro netto rispetto alla riforma Bonafede, non arrivo a dire, come ha fatto il procuratore Gratteri, che è addirittura peggio delle riforme varate dai governi Berlusconi, però qualcosa di peggiore c'è. Di certo è peggio della riforma Bonafede".
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