La riforma della giustizia Cartabia è approvata al Senato
Con 173 sì, 37 no e 16 astenuti, il Senato ha approvato la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm, confermando il testo della Camera, che è dunque legge.
Dati alla mano a votare no i gruppi d’opposizione, Fratelli d’Italia e Cal (dove si trova anche Alternativa). Tra gli astenuti dobbiamo registrare i senatori di Italia Viva mentre ha espresso il proprio sì, seppur “con riserva” la Lega che fino all'ultimo, con sfacciataggine, ha tentato di riproporre il testo bocciato al referendum sulle misure cautelari.
Tutti gli altri senatori hanno seguito le indicazioni di voto dei rispettivi gruppi: per il sì i senatori di Pd, Fi, Autonomie, Leu e l'immancabile Movimento Cinque Stelle.
Lo avevamo chiamato come il Movimento del "non cambiamento". Oggi, forse, meriterebbe un altro epiteto dopo l'ennesimo "tradimento di Giuda" perpetrato nei confronti degli elettori.
Non è la prima volta, purtroppo, e abbiamo il sospetto che non sarà neanche l'ultima.
Anche a rischio di essere ripetitivi vogliamo ricordare le tante battaglie "perse per strada" con le nuove posizioni filo-governative assunte sulla Tav, il Tap, la Nato, l'acquisto degli F-35, la risoluzione del conflitto israelo-palestinese o le gravi posizioni assunte sul tema migranti con il Decreto legge Sicurezza bis che ha indubbiamente abbassato il grado di umanità del Paese.
Oggi, sostenendo il governo Draghi, il Movimento dei traditori "Cinque Stelle" si trova a sostenere l'azione del governo Draghi accanto a forze politiche come Forza Italia, fondate da un uomo della mafia (Marcello Dell'Utri) e da uno che la mafia la pagava (Silvio Berlusconi).
Oggi il Movimento dei traditori "Cinque Stelle" si trova a sostenere l'ennesima sporca guerra (quella velatamente dichiarata contro la Russia) che la Nato, o sarebbe meglio dire gli Stati Uniti d'America, promuovono sulla pelle del popolo ucraino e sulle tasche dell'Europa.
Ma come abbiamo sempre sottolineato è in materia di lotta alla mafia e alla corruzione che è andato in scena il tradimento più grande.
E i "traditori" hanno tanti volti. Da quello del garante "buffone" Beppe Grillo, passando per i mediocri (se non peggio) ministri Alfonso Bonafede e Luigi Di Maio.
Di fronte alle promesse mancate a nulla valgono quei pochi buoni provvedimenti portati avanti (Spazzacorrotti o blocca-prescrizione, per citarne alcune).
Basti pensare alle vicende legate al magistrato Nino Di Matteo, oggi consigliere togato assieme a Sebastiano Ardita autore di un lavoro intenso di alto valore etico per una riforma vera del Csm.
Fu il Movimento Cinque Stelle, nelle persone di quei suoi leader senza onore, a cercarlo e a proporgli svariati ruoli (Ministro degli Interni, Ministro della Giustizia e poi Capo del Dap), ma ogni volta vi sono stati clamorosi voltafaccia.
Tra i più gravi quello dell'ex ministro Bonafede, proprio sulla vicenda Dap, il quale non ha mai spiegato quali fossero i dinieghi per cui alla fine decise di cambiare nome, preferendogli Basentini.
Ancora resta forte il sospetto che, in qualche modo, ad incidere siano state anche quelle proteste dei mafiosi in carcere, rese manifeste non appena si diffuse la voce che Di Matteo sarebbe potuto diventare capo del Dap.
Oggi il sostegno alla riforma del Csm voluta dalla ministra della Giustizia Marta Cartabia è l'ennesima goccia, quando il vaso è traboccato da un pezzo.
Il Presidente Giuseppe Conte ci disse che siamo "stati distratti" nel non capire che questo governo sia nato "nel segno della più grave emergenza dal dopoguerra ad oggi, nel segno dell'unità nazionale".
Un fievole barlume di speranza si era acceso quando proprio alcuni pentastellati si erano opposti alla nomina di Carlo Renoldi al vertice del Dap (le cui affermazioni sul 41 bis, sull'antimafia militante sono estremamente gravi).
Anche in questo caso, però, i grillini si sono schierati "allineati e coperti" alla direttiva del governo Draghi, così come per la scelta di alzare al 2% la spesa per la difesa, e quindi gli armamenti.
Ecco noi, che non siamo distratti, abbiamo sentito l'intervento di Conte a Palermo, in piena campagna elettorale nella corsa al sindaco di Palermo.
E di fronte ad una platea di oltre mille persone, ma soprattutto di fronte ad uno dei magistrati più preparati nella lotta alla mafia, come l'ex Procuratore generale di Palermo Roberto Scarpinato, ha dichiarato che il Movimento Cinque Stelle fosse nato "per fare la guerra alla mafia". E che l'avrebbe fatta con la "forza del diritto, il rigore dell'etica pubblica e l'intransigenza morale". Lo ha fatto addirittura avvisando che il Movimento sarebbe pronto a uscire "se fossimo costretti a compromessi che non accettiamo".
Dobbiamo dedurre, dunque, che di fronte a questa inutile e dannosa riforma Cartabia il Movimento dei traditori Cinque Stelle abbia accettato compromessi nonostante autorevoli magistrati impegnati nel contrasto ai Sistemi criminali, dallo stesso Roberto Scarpinato passando per il Procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri, il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, o ancora il procuratore aggiunto di Firenze Luca Tescaroli, i consiglieri togati del Csm Sebastiano Ardita e Nino Di Matteo, abbiano definito la riforma non solo "inutile" ma anche "dannosa" nel momento in cui si prevedono delle ingiustificate e ingiustificabili interferenze che intaccano la separazione tra i poteri su cui si fonda il nostro Stato.
Tutti hanno spiegato come il nuovo sistema elettorale rafforzerà le correnti per non parlare del rischio che si mini "l'autonomia e l'indipendenza della magistratura e del singolo magistrato, soprattutto per quel che riguarda i magistrati del pubblico ministero".
E ugualmente è stato evidenziato come vi sia il rischio alto di creare un sistema giustizia verticistico, burocratico e gerarchico.
Ma, evidentemente, ciò non importa ai pentastellati, a cui piace tanto riempirsi la bocca di false promesse.
Per carità. Ci sono anche persone perbene dentro al Movimento. Gente che conosciamo ed abbiamo appoggiato e sostenuto nelle loro azioni all'interno della Commissione Parlamentare antimafia o in Commissione giustizia.
E diamo atto che alcune battaglie condotte, come quella contro la prima bozza di riforma sull'improcedibilità anche per i reati di mafia, abbiano portato qualche frutto (anche allora vi fu una levata di scudi da parte di magistrati antimafia, qualche giornale, familiari vittime di mafia e figure della società civile).
Però continuiamo a gridare allo scandalo perché abbiamo visto troppe leggi che alla mafia hanno strizzato pericolosamente l'occhio.
Ancor di più oggi quando, nonostante gli interventi legislativi, è profondamente a rischio un istituto come l'ergastolo ostativo.
Purtroppo, pur apprezzando gli sforzi fatti per cercare di evitare il peggio da Giulia Sarti, deputata e responsabile Giustizia del Movimento Cinque Stelle, con cui abbiamo condiviso diverse battaglie, non ci sentiamo rassicurati dalle modifiche apportate al testo.
Non guardiamo alle clausole, alle paroline o alle parolette usate per porre un argine minimo al liberi tutti.
Perché è un dato di fatto che i boss potranno uscire dal carcere e starà al Tribunale di Sorveglianza valutare con strumenti sempre più labili.
E noi non dimentichiamo che l'eliminazione dell'ergastolo e del 41 bis erano tra i punti del papello di richieste che Riina pretendeva dallo Stato per fermare le stragi.
Ed è un dato di fatto, come sostenuto sempre dai magistrati, che questo ergastolo ostativo annacquato fa venir meno l’unico vero deterrente temuto dai mafiosi (e proprio la storia delle stragi ce lo ricorda) i quali sono da sempre rassegnati a dovere scontare anche lunghi anni di carcere come prezzo della propria carriera criminale.
Di fronte a tutto questo, di fronte all'ennesimo tradimento speriamo che d'ora in avanti il popolo italiano, quello stesso popolo che lo aveva premiato alle ultime politiche, la prossima volta non si lasci più abbindolare da questo ingannevole Movimento, che si è vestito da agnello pur essendo lupo, e non lo voti più.
Di fronte a questo sfacelo vorremmo dire al Presidente Conte che ha ancora una possibilità per salvare la propria faccia e dimostrare quell'onestà che è riconosciuta da più parti. La possibilità di dimettersi lasciando questo Movimento, creato sotto l'inganno e che ha rovinato l'Italia come (o forse peggio) ha fatto un ventennio di berlusconismo, al proprio inesorabile declino.
E magari unirsi a uomini e donne di buona volontà formando un nuovo soggetto politico capace di rispondere ai veri bisogni del popolo; che sappia dire no, senza se e senza ma, alla mafia ed alla corruzione.
Foto di copertina: Giuseppe Conte e Beppe Grillo © Imagoeconomica
Foto interne: il voto al Senato della Riforma del Csm scritta dalla ministra Marta Cartabia © Imagoeconomica
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