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Si deciderà sull'articolo 420 bis, modificato dalla riforma Cartabia, nella parte in cui non prevede la possibilità di procedere in contumacia

"Il 20 settembre sarà una giornata importante, per Giulio e per tutti quelli che confidano nella Giustizia. Non ci saranno presidi a Roma ma chiediamo a tutto il popolo Giallo di trovarsi sulle panchine, leggere ad alta voce qualche passo del libro 'Giulio fa cose', indossare i bracciali gialli, esporre gli striscioni alle finestre. Fate foto e condividetele sui social. Siamo una comunità numerosa, responsabile e inarrestabile, facciamolo vedere". E' l'appello della famiglia Regeni, diffuso attraverso i profili social della mamma di Giulio Regeni, Paola Deffendi, e del collettivo “Giulio siamo noi”. Il 20 settembre il caso del giovane ricercatore friulano, ucciso in Egitto nel 2016, approderà alla Corte costituzionale. All'appello dei famigliari, hanno già aderito associazioni e gruppi di persone. Iniziative sono per ora previste a Roma, Milano, Trieste, Latina, Monfalcone (Gorizia) e in altre realtà. "Se non ci sono panchine gialle vicino a noi troviamoci sotto uno striscione!", è l'invito di “Giulio siamo noi”.

L’udienza alla Consulta è molto attesa perché dalla decisione dei giudici costituzionali dipenderà la sorte del procedimento a carico dei quattro 007 egiziani accusati di aver rapito, torturato e ucciso al Cairo nel febbraio del 2016 il giovane ricercatore friulano. La data cerchiata in rosso è quella di mercoledì 20, quando i giudici, riuniti in camera di consiglio, esamineranno la questione di illegittimità costituzionale sollevata dal gup di Roma Roberto Ranazzi, su richiesta della procura, sulla norma che regola il processo in contumacia e che impedirebbe di procedere contro i quattro agenti egiziani visto che le autorità egiziane non hanno mai comunicato i loro indirizzi, necessari a inviare la notifica del procedimento in corso. La Consulta (relatore è il giudice Stefano Petitti) dovrà pronunciarsi in particolare sull'articolo 420 bis, modificato dalla riforma Cartabia, nella parte in cui non prevede che si possa procedere in assenza dell'accusato "nei casi in cui la formale mancata conoscenza del procedimento dipenda dalla mancata assistenza giudiziaria da parte dello Stato di appartenenza o residenza dell'accusato stesso". Il gup ritiene che la norma come modificata incentiva o alimenta "situazioni di ostruzionismo", come quella messa in atto dalle autorità egiziane. Sulle autorità egiziane, in particolare sulla loro "scelta di sottrarre i propri cittadini alla giurisdizione all'accertamento delle responsabilità in ordine a delitti che ledono i diritti inviolabili dell'uomo, è una scelta anti-democratica, autoritaria che di fatto crea in Italia, Paese che si ispira ai principi democratici e di eguaglianza, una disparità di trattamento rispetto ai cittadini italiani e ai cittadini stranieri di altri Paesi, che in casi analoghi verrebbero processati", scrive nell'ordinanza con cui ha investito la Consulta. Non solo: l'Egitto "rifiutando di cooperare con le autorità italiane, sottrae i propri funzionari alla giurisdizione del giudice italiano, creando una situazione di immunità non riconosciuta da alcuna norma dell'ordinamento internazionale, peraltro con riguardo a delitti che violano i diritti fondamentali dell'uomo universalmente riconosciuti".

L’udienza di domani non sarà discussa a porte aperte ma in camera di consiglio. La ragione è che nessuna delle parti, nemmeno i familiari del ricercatore friulano si è costituita in giudizio.

Foto © Imagoeconomica

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