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Giudice Roberto Ranazzi: “Stato egiziano ha creato una 'zona franca' di impunità per i suoi funzionari”

''C'è una speranza in più e speriamo sia la volta definitiva e che venga sancito che questo processo si può e si deve fare”. Sono le parole dell’avvocato Alessandra Ballerini, il legale della famiglia Regeni, che ha commentato l’esito dell’udienza preliminare sulla morte di Giulio Regeni, il ricercatore sequestrato, torturato e ucciso in Egitto nel 2016. Il giudice per l’udienza preliminare di Roma Roberto Ranazzi ha accolto la richiesta del procuratore capo Francesco Lo Voi e dell’aggiunto Sergio Colaiocco, per sbloccare l’impasse del processo che vede come imputati quattro 007 egiziani: il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, accusati a vario titolo di sequestro di persona pluriaggravato, lesioni aggravate e concorso in omicidio aggravato. Ranazzi ha infatti deciso di inviare gli atti che riguardano la morte di Regeni alla Consulta, la quale potrà fare luce sulla morte del ricercatore friulano nonostante non sia stata accertata la notifica inviata agli agenti egiziani in merito alle accuse a loro rivolte; circostanza che, difatti, ha bloccato il processo Regeni.

L’ordinanza del gup
All’interno dell’ordinanza, il giudice Ranazzi  ha spiegato chiaramente quali sono le circostanze che accompagnano l’ostruzionismo creato dalle autorità egiziane. “Lo Stato egiziano, rifiutando di cooperare con le Autorità italiane, sottrae i propri funzionari alla giurisdizione del giudice italiano, creando una situazione di immunità non riconosciuta da alcuna norma dell'ordinamento internazionale, peraltro con riguardo a delitti che violano i diritti fondamentali dell'uomo universalmente riconosciuti. Tale situazione di immunità - ha scritto il gup di Roma all’interno dell’ordinanza - determina una inammissibile 'zona franca' di impunità per i cittadini-funzionari egiziani nei confronti dei cittadini italiani che abbiano subito in quel Paese dei delitti per i quali è riconosciuta la giurisdizione del giudice italiano in base alle convenzioni internazionali”. E ancora: “La scelta delle Autorità egiziane di sottrarre i propri cittadini alla giurisdizione italiana per l'accertamento delle responsabilità in ordine a delitti che ledono i diritti inviolabili dell'uomo, è una scelta antidemocratica e autoritaria - ha sottolineato il giudice - che di fatto crea in Italia, Paese che si ispira ai principi democratici e di eguaglianza, una disparità di trattamento rispetto ai cittadini italiani e ai cittadini stranieri di altri Paesi, che in casi analoghi sarebbero processati”. Ribadendo inoltre che “non vi è processo più 'ingiusto' di quello che non si può instaurare per volontà di un'Autorità di governo", il giudice ha sottolineato anche la presenza di elementi che “fanno presumere con ragionevole certezza” che i quattro agenti dei servizi segreti egiziani imputati nel processo per la morte di Regeni, siano a conoscenza del procedimento penale in corso in Italia nei loro confronti.

La procura di Roma
Nel tentativo di poter uscire dal blocco innescato dal Cairo, la procura di Roma, con la richiesta del procuratore Francesco Lo Voi, ha creato un’altra strada da percorrere nel tentativo di fare luce sulla morte di Regeni. “Vedremo cosa deciderà la Corte e ci regoleremo di conseguenza” ha ribadito Lo Voi sottolineando che la decisione di sollevare la questione di costituzionalità dell'articolo 420 bis è stata presa per “far valere il profilo di incostituzionalità rispetto alle convenzioni internazionali che impongono la cooperazione giudiziaria e l'assistenza giudiziaria fra gli Stati, inclusa quella sulla tortura che è stata ratificata anche dall'Egitto.” Intanto, i genitori di Giulio Regeni, Paola e Claudio Regeni hanno ribadito attraverso il legale che li assiste, l’avvocato Ballerini, quanto sia importante il sostegno del “popolo giallo” e della “scorta mediatica”. Infine, l’avvocato Ballerini ha aggiunto che in passato hanno presentato una denuncia per intralcio alla giustizia, dal momento che “le nostre telefonate erano palesemente ascoltate”.

Fonte: adnkronos.it

Foto © Imagoeconomica

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