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L’analisi del docente ed esperto di terrorismo internazionale sull’attuale situazione in Medio Oriente

Stiamo assistendo tutti alle pene e l’immane tragedia che i palestinesi stanno scontando a Gaza, ma la mia tesi è che il movimento palestinese abbia ricevuto un vantaggio dall’attentato avvenuto il 7 ottobre. Come sappiamo, l’esercito israeliano sta massacrando in lungo e in largo i civili a Gaza, ma dal punto di vista politico, Benjamin  Netanyahu viene a trovarsi in un angolo e il movimento palestinese ha fatto un balzo avanti impressionante”. Lo ha spiegato il docente di Sociologia del terrorismo, Alessandro Orsini, durante uno dei suoi ultimi video pubblicati sul suo canale YouTube. L’esperto di terrorismo internazionale ha evidenziato che tutti i leader mondiali, dopo l’attentato del 7 ottobre, hanno iniziato a sostenere la necessità di costruire uno Stato palestinese e “lo stanno facendo dopo aver deciso di rispolverare lo slogan: ‘due popoli, due Stati’”. Questo, “mentre Netanyahu ha trascorso la sua intera vita politica a impedire la formazione di uno Stato palestinese”.

Le parole di Obama
L’intervista che ha recentemente rilasciato l’ex presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, sembra avvalorare la disamina di Orsini. “L’ex presidente americano ha utilizzato parole forti - ha spiegato Orsini - che in Italia sarebbero proibite a chiunque attraverso una violenta aggressione mediatica. Obama ha ribadito che l’occupazione israeliana non è più accettabile ed è giunto il momento di porvi fine”. Infatti, dopo aver condannato l’attentato eseguito da Hamas, “per il quale non c’è nessuna giustificazione”, Obama ha voluto ricordare anche che “il conflitto israelo-palestinese non è iniziato il 7 ottobre”. Si tratta di dichiarazioni che hanno un peso notevole, e non solo perché a pronunciarle è stato il 44º presidente degli Stati Uniti, ma perché rivelano anche i veri motivi che hanno alimentato le crescenti tensioni, sfociate nell’attentato del 7 ottobre 2023.

Netanyahu sempre più isolato
Dopo gli accordi di Abramo firmati nel 2020 tra Israele, i paesi arabi e il forte sostegno dell'amministrazione americana guidata da Donald Trump, la situazione in Medio Oriente ha spinto diverse parti a riconsiderare le proprie posizioni. “I paesi arabi che hanno firmato gli accordi di Abramo si stanno tirando sempre più indietro, mentre condannano Israele. Addirittura - ha sottolineato Orsini - il Bahrain ha deciso di sospendere le relazioni diplomatiche con Israele”. Persino la Turchia si è unita alle critiche contro Netanyahu. “Erdogan tuona tutti i giorni contro Israele. Davanti al parlamento turco ha anche detto che Israele si sta comportando come un’organizzazione e non come uno Stato di diritto perché sta bombardando indiscriminatamente la popolazione civile a Gaza, infliggendo una punizione collettiva”.

La politica di Biden
Durante la sua analisi, Orsini ha messo in guardia l’opinione pubblica spiegando che i tentativi degli Stati Uniti di creare delle pause umanitarie a Gaza attraverso l’intervento del segretario di Stato, Antony Blinken, in realtà “sono niente rispetto alla tragedia in corso”. Infatti, “la richiesta delle pause umanitarie non sarebbe altro che un modo per gettare fumo negli occhi dell’opinione pubblica per fingere che Biden abbia a cuore la vita dei palestinesi.” - prosegue - “L'esercito israeliano ha già ucciso 9mila civili, mentre il numero dei feriti rimasti mutilati dalle bombe è esorbitante”. Si tratta di feriti che spesso perdono la vita dopo diversi giorni di atroci sofferenze perché “Israele non consente i soccorsi”. Intanto, mentre Netanyahu apre il fuoco anche sulle ambulanze, “la Casa Bianca ha dichiarato di opporsi al cessate il fuoco, dal momento che favorirebbe Hamas. Un ragionamento - ha precisato - che dimostra il fatto che Biden non ha veramente a cuore la vita dei palestinesi”.

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