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Si celebra oggi, 10 dicembre, la Giornata Mondiale dei Diritti Umani. La data richiama alla memoria la proclamazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, avvenuta presso l’Assemblea delle Nazioni Unite a Parigi il 10 dicembre 1948. La genesi di questo documento è di rilevante importanza, soprattutto collocandosi nel Dopoguerra, un momento storico che vedeva i territori di tutto il mondo devastati dalle conseguenze della Seconda Guerra Mondiale.

La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani si compone di 30 articoli. Articoli che, quotidianamente, vengono violati dal regime coloniale di Israele, dalla sua autoproclamazione a oggi, con un susseguirsi di violazioni del diritto dell’uomo, discriminazioni razziali e colonizzazione di territori palestinesi.

La Palestina si è vista negare ogni tipo di diritto sancito dalla dichiarazione: libertà, salute, istruzione. È stato negato il diritto alla libertà di movimento tramite il muro di segregazione che rappresenta un ostacolo concreto. La libera circolazione nei territori è resa ancor più difficile dalla necessità di avere un permesso speciale per accedere ai territori del 48. I/le palestinesi sono obbligati/e quotidianamente ad attraversare a piedi i check point per andare al lavoro, all’università, all’ospedale; i tempi per attraversare i sistemi di controllo sono estenuanti con conseguente sfinimento fisico e emotivo.

È tragico il paradosso per cui gli insediamenti israeliani e le violazioni dei diritti umani sono chiaramente proibiti dal diritto internazionale, e tuttavia la comunità internazionale è estremamente riluttante nel porre in essere le sue stesse leggi. D'altronde, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani rappresenta un buon proposito ma rimane, ad oggi, irrealizzata. Che giustizia e legalità prevalgano per il popolo palestinese, perché, come disse Mandela “Non saremo mai liberi finché i Palestinesi non saranno liberi”.

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