Ora gli sia restituita la libertà
Il fondatore di Wikileaks Julian Assange non sarà estradato negli Stati Uniti, finalmente una luce squarcia questi mesi bui e terribili. Assange è detenuto in condizioni disumane, con gravi rischi per la sua salute e la sua vita, da anni. La sua colpa di fronte al Potere è quella di essere un faro di libertà e di giornalismo libero, di aver illuminato e diffuso i documenti delle atrocità, dei crimini e delle illegalità del complesso militare statunitense e non solo.
Il tribunale di Londra ha motivato il rifiuto all’estradizione con i gravissimi rischi per la vita che Assange correrebbe in caso di deportazione nelle carceri USA, il fondatore di Wikileaks rischierebbe persino - scrivono i giudici - il suicidio. In questi anni abbiamo aderito alla mobilitazione internazionale di denuncia delle condizioni di detenzione e gli allarmi per la sua vita, lo Studio Legale Ingroia ha collaborato negli anni scorsi con il suo collegio difensivo schierandosi senza se e senza ma con la libertà e la difesa dei più importanti diritti civili e umani.
La notizia di oggi per noi deve avere ora una sua naturale evoluzione con la restituzione della libertà a Julian Assange e la fine dell’illegale detenzione e di ogni persecuzione, puramente politica. I cabli resi noti da Wikileaks svelano verità e retroscena anche sull’Italia, basti pensare che anche le alte connivenze sul criminale sistema che ha devastato la “Terra dei Fuochi” sono documentate, e sulle vicende internazionali che la coinvolgono a partire dalla guerra in Iraq. La sua situazione è simbolo della cancellazione delle libertà fondamentali e dei diritti umani fondamentali in questa nostra epoca, come ha affermato il regista e giornalista britannico John Pilger secondo cui se non si smuoveranno tutte le vere coscienze democratiche prima o poi ci sveglieremo “sotto il silenzio di un nuovo tipo di tirannia” perché “il pericolo per Julian Assange può facilmente estendersi ai redattori di molti altri giornali e media che hanno pubblicato rivelazioni di WikiLeaks sulle bugie e sui crimini dei nostri governi”. Già tre anni fa il relatore speciale ONU sulla tortura Nils Melzer ha denunciato che le restrizioni a cui Assange è costretto causano un gravissimo deterioramento della sua salute, la madre ha accusato la detenzione del figlio un “lento e crudele assassinio”. Due anni dopo averlo visitato in prigione sempre Melzer denunciò che “è stato sottoposto a torture psicologiche per un periodo prolungato” e ha successivamente accusato il Regno Unito di “totale disprezzo per i diritti e l’integrità del signor Assange” e che gli stanno facendo “pagare il prezzo per aver denunciato una grave cattiva condotta governativa, inclusi presunti crimini di guerra e corruzione”. Se questa disumana e arbitraria detenzione non cesserà, la sua conclusione, con la continua esposizione ad abusi e arbitrarietà la vita di Assange è in serissimo pericolo.
Dopo il rifiuto all’estradizione negli Stati Uniti la mobilitazione internazionale con ancor più forza si rilanci e dobbiamo essere sempre di più a gridare forte: Assange libero!
Azione Civile e il suo fondatore e presidente Antonio Ingroia