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"Quanto accaduto in questo mese e mezzo non è altro che l'ultimo, prevedibile capitolo di un conflitto sanguinoso che dura da decenni, in cui sono aumentate le vittime civili, le ferite si sono fatte più gravi e gli attacchi in grado di ferire o uccidere contemporaneamente un elevato numero di persone sono cresciuti esponenzialmente".
E' questa una delle affermazioni contenute nel rapporto di Emergency in cui vengono raccontati dal punto di vista di medici e vittime, 20 anni di guerra e di presenza Usa. "Dal 2001 Emergency ha curato nei tre Centri chirurgici di Anabah, Kabul e Lashkar-gah, oltre 70 mila feriti di guerra, con una costante - cita una nota -: l'aumento delle vittime civili". L'organizzazione ha poi contato, dal 2013 al 2020, 136 stragi, contando solo quelle in capo all'ospedale di Kabul, affiancato negli anni da una rete di punti di primo soccorso in tutto il Paese.
"Noi siamo in Afghanistan dal 1999 e le conseguenze di questa guerra le conosciamo - ha dichiarato la Presidente di Emergency Rossella Miccio - Abbiamo vissuto i momenti peggiori del conflitto, lo abbiamo visto cambiare, abbiamo assistito a un vero e proprio scempio che ha privato il Paese di tutto. E intanto abbiamo curato le vittime di questo scempio e le curiamo ancora, sperando, molto presto, di non farlo più". E poi ancora ha affermato: "Oggi il mondo si sveglia scoprendo che l'Afghanistan non è la Svizzera, e questo ritiro frettoloso e male organizzato dei Paesi occidentali ci ha sbattuto in faccia che la guerra non è altro che mancanza di diritti, morte, sangue, disperazione, abbandono". Il timore, conclude, è ora che si spengano i riflettori su un Paese dai problemi tutt'altro che risolti.

Foto © Imagoeconomica

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