di Aaron Pettinari - Video e Foto
Testimonianze e visioni per descrivere una vera combattente d'Italia
Una combattente, una sognatrice, una partigiana, una politica controcorrente, una Donna che sapeva dialogare senza mai perdere i suoi alti valori etici e umani, una madre della Patria. Tina Anselmi, il primo ministro donna della storia d'Italia capace di scontrarsi con i poteri forti come Presidente della Commissione bicamerale inquirente sulla Loggia massonica “P2” di Licio Gelli, fa pensare a uno di quei dipinti ricco di colori e di sfaccettature.
Rai Fiction ha dato l’avvio alla produzione di un film Tv sulla sua persona e a curare il soggetto è Anna Vinci, già biografa di Tina e che in diversi saggi ha approfondito la sua figura di parlamentare e di Presidente della Commissione d’inchiesta.
"Eravamo avversari, ma mai nemici", ripeteva spesso Tina parlando di chi aveva ideologie politiche differenti. Una dimensione che a guardare la dialettica politica odierna appare decisamente lontana.
Con determinazione accolse la proposta della presidente della Camera, Nilde Iotti, di presiedere quella Commissione inquirente sulla Loggia P2. Un impegno che, citando le stesse parole di Anna Vinci in una recente intervista, l'ha portata a scoprire "come alcuni dei suoi compagni di partito, e non solo, e rappresentanti delle stesse istituzioni dello Stato, erano compromessi con le torbide trame che condussero all’assassinio di Aldo Moro e della sua scorta". Per lei che era morotea fu un colpo durissimo - ci ha ricordato la biografa, citando le stesse parole dell’Anselmi: “Noi, dopo quei giorni, non saremmo stati più quelli di prima. Dopo l’affare Moro si è aperta una ferita nella nostra intelligenza e nella nostra umanità. E forse Francesco Cossiga è colui che ne è stato maggiormente lacerato”. Non per questo Tina Anselmi, ha vacillato nella sua integrità etica, e da donna di fede ha portato con dignità e passione la sua “croce”. Continuò, con spirito di servizio al Paese, anche quando il 3 dicembre del1985, a un anno dalla conclusione dei lavori della Commissione, e a pochi mesi dall’elezione a Presidente della Repubblica di Francesco Cossiga - con il massimo dei voti mai raggiunto da alcun presidente, - Licio Gelli si permette di scrivere, con arroganza e impudicizia, una lettera pubblica, al nuovo presidente Cossiga, perorando la riabilitazione sua e degli iscritti alla Loggia, e denigrando Tina Anselmi, il lavoro della Commissione, e il presidente della Repubblica Sandro Pertini. Riportiamo di seguito alcune frasi moto eloquenti, tratte dalla lettera sopraccitata, molto significative, rammentando che passò quasi sotto silenzio, nei mezzi di comunicazione.
“Onorevole Presidente Della Repubblica (...) è mai possibile che tutti costoro (gli iscritti alla P2 ndr) abbiano occupato i punti chiave della Nazione per lunghi anni, nonostante fossero, come li ha definiti il senatore Sandro Pertini (non lo chiama presidente, eppure era il predecessore di Cossiga) ‘illustri delinquenti’, sfuggiti all’azione penale per errore o peggio, per compiacenza dei Magistrati? (...) si è voluto giocare allo scandalismo per nascondere alla pubblica opinione la vera ‘questione morale’, non rappresentata certo dalla Loggia P2, che non ha maschere da togliersi. Si è così data la caccia, con ogni tipo di vessazione, ad una minoranza di galantuomini, in nome del ‘demone massonico’".
In vista di questa nuova produzione televisiva e in prossimità del 25 aprile, una data storica che ci ricorda la lotta e i sacrifici di chi si è ribellato alla dittatura fascista e alla alleanza tra Repubblichini e Nazisti, sembra giusto onorare la memoria di una di quelle figure che ha lottato per restituire dignità e libertà al Paese. Lo abbiamo fatto chiedendo a chi le è stata accanto, chi l'ha conosciuta, ha vissuto nel suo stesso territorio, il Veneto e la Castellana, nel suo stesso Partito o in fronti avversi, o ha tenuto a mente il suo esempio, di descrivere quale lato di Tina Anselmi vorrebbe fosse raccontato in questo film televisivo. Vi proponiamo ricordi e considerazioni senza filtri, uno dopo l'altro. Per un viaggio ulteriore alla scoperta di una vera partigiana della Costituzione repubblicana.
"Ho sempre ammirato, la capacità di mia sorella, Tina, di avere rapporti con tutti, e di essere sempre Tina. Sia che dovesse andare dal Presidente della Repubblica, sia che portasse a casa nostra ministri o sindaci, sia che incontrasse un barbone a Castelfranco. Era priva di orpelli, e così la sua fede, diretta, essenziale, mai scadeva in un atteggiamento bigotto. In Chiesa tutte le domeniche, gli esercizi spirituali, alcuni momenti di raccoglimento, nei giorni più difficili, penso alla vicenda P2, ma mai una fede da esibire a fini elettorali. E certo la capacità di decidere da sola, era determinata e libera. Credo che la fede l'abbia assimilata dalla nostra mamma, la libertà di giudizio e di comportamento, penso siano molto legati alla nostra storia familiare. Un misto di aristocrazia, da parte di mio padre – discendiamo da Michelangelo – e di indipendenza di scelta dalla nonna Maria. Lei di ottima famiglia aveva sposato contro la volontà della famiglia, un uomo facoltoso ma un commerciante. Aveva deciso, la nonna, e così fu. Quando ancora giovane a 24, rimase vedova con tre figlie, tra cui la nostra mamma, si fece dare dalla famiglia del marito l'eredità e aprì un'osteria, Mori nel 1937, Tina aveva appena dieci anni, ma finché fu in vita, la piccola Tina che dormiva nella stessa stanza del nonna, l'aiutava all'osteria, l'accompagnava al mercato. Nonna Maria fu un vero esempio".
Maria Anselmi
"Mi ricordo che Tina con rammarico notava che i giovani, nei quali tuttavia aveva fiducia, non partecipavano alla vita politica, perché non avevano fiducia nei partiti. Questi erano più attenti al potere, avevano sete di potere, piuttosto che al bene del paese. Pe questo, lei, non si stancava di dire ai suoi amati nipoti, alle scolaresche che incontrava, di partecipare, di esserci. Ecco la Tina che vorrei è quella che non demorde, non volta la testa dall'altra parte, fosse davanti alla barbarie nazifascista, o davanti alle trame oscure della P2".
Gianna Anselmi
Il segno di Tina in questo Paese, e soprattutto nel territorio della provincia di Treviso, è stato profondo e determinante per noi donne e uomini capaci di cogliere la sua essenza. Tina è la donna che vorrei essere, alla quale m’ispiro quando devo prendere decisioni che incidono sulla vita degli altri e la mia. Per noi giovani alle prime armi nell'impegno politico, negli anni Novanta, la sua integrità morale, la sua autorevolezza e la profonda conoscenza e comprensione del mondo femminile, non solo lavorativo, insieme all’impegno politico di tutta una vita, ci hanno permesso di iniziare un cammino verso una maggiore dignità. A lei dobbiamo l’istituzione del ruolo delle Consigliere di Parità, pubblici ufficiali per la tutela delle discriminazioni di genere, ruolo che rivesto in provincia di Treviso e che ha fortificato la mia auto consapevolezza e l’amore verso le istituzioni. Discriminazioni che sono DI GENERE, ma che purtroppo toccano prevalentemente le donne, in una società dove, pur avendo tassi di natalità e di decrescita demografica dichiaratamente preoccupanti, ancora veniamo discriminate nel mondo del lavoro per la maternità. Ripercorrere luoghi e paesaggi del mio territorio che amo profondamente e che lei ha vissuto, mi rende orgogliosa. Ritrovare nelle immagini di un film, le nostre terre è ritrovare la nostra Tina.
Stefania Barbieri
"Il mio primo voto è stato per il partito comunista. Ricordo la mia emozione e il mio orgoglio nel tracciare quella croce che mi differenziava da tanta parte dell’ambiente circostante, che mi appariva conformista e piccolo borghese, e dalla mia stessa famiglia dove le nonne monarchiche avevano lasciato il posto ai miei genitori, socialisti nenniani, democratici e laici, ma sostanzialmente piuttosto moderati. Io, convinta della particolarità del comunismo italiano di stampo gramsciano, ho continuato ad essere comunista per anni, con entusiasmo o delusione a volte, ma sempre con convinzione, e fin da allora non ho mai sentito Tina Anselmi, parlamentare democristiana di schietta indole antifascista, come un avversario politico.
La sentivo come un’alleata preziosa in quanto donna emancipata e coerente, erede dei valori migliori della tradizione del partito popolare, mai clericale, mai faziosa, mai invischiata in meschine lotte per il potere. Infatti alleata è certamente stata, Tina, nella storia dell’emancipazione femminile in Italia, in quel percorso di acquisizione di diritti e dignità che ha contraddistinto tante donne degli anni 70, io nell’UDI, lei forse nel CIF. Ricordo con riconoscenza il suo impegno per i Consultori familiari, la sua equanimità come ministro del lavoro che fece fare molti passi in avanti alle lavoratrici italiane e l’attiva modernità nelle politiche sanitarie, nel periodo in cui ne fu ministro. Quando il mio partito intraprese il difficile percorso di rinnovamento che lo ha portato fino al PD, fu proprio Tina Anselmi la persona a cui più feci mentalmente riferimento in vista di una alleanza interna con la Margherita: con persone come lei si poteva lavorare e lavorare bene.
In conclusione, se io dovessi dire come vorrei Tina Anselmi oggi in un film, direi che la voglio assolutamente simile all’originale, forte, schietta, onesta e capace, mai frivola, quasi bella nello sguardo limpido e chiaro e nel largo sorriso rasserenante, mai ammiccante a mode o compromessi, senza maschera, sempre se stessa. Una donna del ‘ 900 capace di lotta ma anche di trattativa, cattolica illuminata, femminista storica, coscienza critica dei mali d’Italia: la P2, di cui fu caparbia e drammatica indagatrice, le mafie, le clientele, l’incompiuta democrazia italiana, perché, come lei dice, “A volte il potere diventa semplicemente stupido. E non per questo meno pericoloso. Anzi”.
Luisa Cappuccio
Nota: citazione nell’ultima riga da "Storia di una passione politica" di Tina Anselmi e Anna Vinci, pag 137.
“Di Tina sappiamo tante cose: deputata, ministro, presidente Commissione P2.
Vorrei che venisse trasmessa allo spettatore la sua straordinaria dimensione umana, la semplicità con cui viveva il potere e la sua conciliabilità con l’intransigenza morale. Era una donna cristiana convinta dell’attualità e dell’attuabilità del Vangelo, anche in politica. Come il suo fraterno amico e partigiano Benigno Zaccagnini (che la volle ministro)”.
Pierluigi Castagnetti
"Far conoscere anche ai giovani di oggi la storia dell'impegno politico di Tina Anselmi, il suo coraggio nell'affrontare senza paura i poteri criminali che si annidavano anche nelle istituzioni, contribuirà a risvegliare la passione e la speranza di tanti ragazzi che sognano ancora di poter vivere in un Paese realmente libero e democratico. Coltivare la memoria aiuta a comprendere il presente e a costruire un futuro di giustizia e verità".
Antonino Di Matteo
"Mi chiamo Vincenzo Giaccotto, ho 85 anni. Ho conosciuto l’onorevole Tina Anselmi nel 1963, in Sicilia, regione di cui sono originario, all’epoca ero un militante nella DC.
Sono stato negli anni segretario politico di Tina Anselmi, l’ho affiancata nel suo lavoro ai due dicasteri, Lavoro e Sanità Posso dire che, insieme a mia moglie Ada, ne sono stato amico e amico della famiglia. Quale Tina vorrei? Mi vengono in mente le sue parole: “Mai come oggi è importante ricordare l'insegnamento di Tina, e cioè che la democrazia è un bene prezioso e fragile, da salvaguardare costantemente, mai conquistato una volta per tutte”.
Vincenzo Giaccotto
"Non è mai facile uscire dal coro, dal pensiero dominante. Tina Anselmi è stata una donna che lo ha fatto senza esibizioni ma con la radicata consapevolezza che i poteri occulti guidati da Licio Gelli, e da qualcuno superiore a lui collocato nella famosa piramide superiore descritta proprio dalla Presidente, avessero infestato le istituzioni democratiche. E che dunque andassero combattuti e sconfitti. Lei li ha senz’altro combattuti come poteva, con tutto ciò che era a sua disposizione, con la stessa determinata calma con cui, in bicicletta, faceva la staffetta partigiana. Vorrei che Tina Anselmi fosse raccontata così”
Stefania Limiti"Ricordo molto bene Tina Anselmi. La conobbi in un viaggio in Cina, nel 1978, ricordo quei dieci giorni come una vacanza giocosa. Ero in compagnia tra l’altro, di Emma Bonino, Susanna Agnelli e appunto Tina Anselmi. E lei la Tina, dai movimenti goffi e l’ironia festosa, curiosa, pronta allo scherzo, fu una vera scoperta per me. Avevamo simpatie politiche diverse: lei militava nella democrazia Cristiana, io ero vicina al PCI, ma tra noi non c’erano distanze. Il suo credo religioso non fu mai per lei un ostacolo. Il suo volto, negli anni, rimase bello, di quella bellezza che nasce dall’interno, dalla autorevolezza, e che conserva nello sguardo un che di tenero. Vorrei che le immagini del film raccontassero questa sua forza, la sua capacità di conciliare l’impegno, anche estremo, come fu nella Resistenza, o quando affrontò il potere occulto della P2 di Licio Gelli, con la delicatezza degli affetti. Un invito a non dimenticare quei momenti bui del Paese, che lei riassunse così: “Mi trovai ad affrontare una grande abbuffata di potere nutrita dalla cultura consolidata in luoghi storicamente, superbamente maschili: massoneria, chiesa, esercito, mafia, polizia”.
Dacia Maraini
"Fa un certo effetto per me, parlare di Tina Anselmi. Appartenere a questi luoghi porta sempre un’emozione, un orgoglio e anche una forma di confidenza nel ricordare questa figura così importante. Non solo come Sindaco di Castelfranco Veneto, la sua terra, ma soprattutto perché legata a ricordi ed aneddoti collegati alla mia famiglia.
Persona di grande merito, prima donna Ministro in Italia (1976 con Governo Andreotti) e poi prima in molti incarichi che la sua vita politica vide occupata.
Il suo impegno nella Resistenza (la staffetta 'Gabriella'), all’attività sindacale.
Dalla riforma del servizio Sanitario Nazionale, a Vice Presidente dell’Unione europea femminile. Dalla prima legge sulle pari opportunità, alla presidenza della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla P2.
In Tina Anselmi, ai suoi fondamentali dicasteri e impegni prestigiosi, delicati ed importanti, spicca la prima significativa conquista politica (nazionale e veneta) degli anni ‘70, ma di questi ultimi tempi – a livello locale e nazionale – forte, determinante e significativa è la presenza delle donne con piena rappresentatività istituzionale. Tina Anselmi è tra le figure pioniere che aprono la strada alla partecipazione femminile in politica con il risultato di oggi dove le vediamo sindaci, consiglieri, sottosegretari, ministri e la seconda carica dello Stato.
Ma in questa sua grande statura, celebrata, ricordata, omaggiata, quello che spicca per chi ha goduto della sua presenza, della sua amicizia e della sua collaborazione, è la straordinaria normalità del suo porsi con la gente.
Di questi tempi nei quali trionfa la risonanza mediatica sembra impossibile.
L’esempio da trarne è proprio questo: la normalità nell’esercitare l’impegno politico. La normalità, senza sovrastrutture, nel sostenere le proprie idee, rivestire ruoli importanti e perseguire le proprie convinzioni a vantaggio del bene comune.
In questa terra che le diede i natali e che salutò il suo andarsene, è ancora per molti di noi, 'la Tina', 'la zia', 'la santola' (madrina). La Tina, tanto grande da sembrare a tutti una 'eccezionale' donna normale".
(“L’essenziale è invisibile agli occhi”. Il Piccolo Principe - Antoine de Saint-Exupéry)
Stefano Marcon
"Mi chiamo Carla Paci ho 80 anni fino da l'età di 13 anni sono stata comunista. Ho militato nella sezione del Pci di Montelupo fiorentino, il mio paese.
Nel tempo che Tina Anselmi era dirigente e onorevole, ministro democristiano, io militavo nel PCI, nell'U.D.I e specialmente da ministro l'ho seguita molto nella sua attività
Tina, donna tra le donne, che lottano per i diritti, che ha militato nel sindacato, fin dal primo dopoguerra, e si è impegnata per migliorare la vita dura delle filandiere. Giovane ragazza coraggiosa, che prima ancora ha conosciuto la lotta armata: il rischio estremo, lacerante per ogni coscienza, di uccidere o essere uccisa.
Tina che da giovane, nel 1957/58 diventa amica e compagna di lotta di Lina Merlin, perché capisce, condivide, la sua lotta per togliere le donne dalla schiavitù delle case chiuse.
La Tina del dialogo con le parlamentari di altri partiti. Donne avversarie, mai nemiche. Ed è stata un ottimo ministro del lavoro, ed anche nella sanità fece cose molto importanti basta pensare alla riforma sanitaria. E pensiamo alla sua fermezza, nell’inchiesta sulla P2.
Io donna comunista, ho sempre sentito vicina Tina Anselmi, l’ho ammirata. Lei che sapeva ascoltare e parlare e condividere, restando solida nei suoi principi e nella sua fede".
Carla Paci
"Le forze che si riconoscevano nel sistema di potere occulto P2, tutt’altro che sconfitte, hanno emarginato Tina Anselmi, escludendo dalla vita politica del Paese colei che più di chiunque altro aveva cercato di opporsi strenuamente a quel sistema, acerrimo nemico della Costituzione repubblicana. Ben venga finalmente un’iniziativa della Rai che ricordi degnamente una delle più grandi personalità politiche del nostro secondo Novecento, riparando, sia pure in minima parte, quel torto subito non soltanto da Lei, ma anche dal Paese".
Giuliano Turone
"Tina Anselmi è stata, senz’ombra di dubbio, una grande donna veneta. Antesignana del pieno riconoscimento del ruolo della figura femminile in ambito sociale e nel campo pubblico, la sua energica attività ha contribuito a scrivere capitoli fondamentali nella storia repubblicana e nelle vicende dei nostri territori, che seppe ascoltare con grande attenzione, altrettanta lungimiranza e da cui attinse importanti insegnamenti che ne caratterizzarono profondamente il successivo impegno politico.
La sua particolare attenzione per i più bisognosi e per le donne fu forgiata proprio nel Trevigiano, dalla preziosa esperienza sindacale posta a completo servizio di quelle “filandine”, che una giovane Tina Anselmi esortò, con tenacia e determinazione, a iscriversi al sindacato, a restare unite, a votare e a non avere paura nel rivendicare orari e salari migliori.
Fu una parentesi altamente formativa, che contribuì a far maturare quella nobile sensibilità per i più bisognosi e le donne, soprattutto se giovani e madri, che contraddistinsero l’Anselmi ministro. Tra di questi, voglio ricordare la legge n.883 che, istituendo il Sistema Sanitario Nazionale, sancì uno tra i più inalienabili caposaldi della nostra Costituzione: il diritto alla salute universalmente riconosciuto e non più dipendente dallo svolgimento di un’attività lavorativa.
Per concludere, Tina Anselmi è stata ed è un esempio cui ispirarsi, una figura che non ha tempo, di cui il Veneto intero e tutti i Veneti devono essere davvero orgogliosi".
Luca Zaia
"Raccontare Tina Anselmi in tv significa dare la possibilità a molti e ai giovani di capire il valore di una grande donna che sin dalla sua adolescenza e dopo col suo esempio politico ha rappresentato l emblema della democrazia. Un esempio per donne e uomini tutti. Si è posta contro i poteri occulti anche interni al suo stesso partito e li ha sfidati con la normalità del suo esempio. La Tina che vorrei è quella che resti come un faro per tutti noi a prescindere dalla visione politica e fuori dalle appartenenze".
Simona Zecchi
"La Tina che vorrei è quella che porto nel cuore, perché era una signora che restava nei cuori. Quando è morta la mia mamma, nello stesso periodo La Tina si è ammalata e da allora è diventata per me un'altra mamma. Era lei che volle che tutti in famiglia mi chiamassero 'signora' Maria, a differenza della sorella, solo Maria, diceva che ero io quella che lavorava. Nella malattia, che non ha mai accettato, restava amorevole, capiva la mia fatica. Ricordo una volta che iniziò a recitare la preghiera L'Angelo di Dio e non riusciva a continuare e così la recitammo insieme, era la sua preferita".
Maria Gazzolo
L'ultimo pensiero è scritto in una canzone, il cui testo originale è di Herbert Kretzmer, reinterpretata da Aznavour nel 1974, in altre quattro lingue diverse. Il brano rappresenta un omaggio ad una Lei che rappresenta l’amore in tutte le sue forma, da quello per una donna a quello per la madre o per una figlia, è stato cantato da Aznavour anche in italiano, con il titolo “Lei”, in inglese, come “She”, in spagnolo, come “Ella”, e in tedesco, con titolo “Sie”. E nel testo vi è una parte che riporta alla memoria la forza che Tina rappresenta:
"Preludio a giorni luminosi oppure bui,
Lei, sarà lo specchio dove io,
Rifletterò progetti e idee
Il fine ultimo che avrò, da ora in poi.
Lei, cosi' importante cosi' unica,
Dopo la lunga solitudine,
Intransigente e imprevedibile..."
La canzone è stata ampiamente reinterpretata da altri artisti e nel nostro Paese è molto celebre la cover di Laura Pausini, con il titolo “Uguale a lei”. che di seguito vi proponiamo.
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