Protesta contro la riforma Nordio, ma tace quando i magistrati vengono delegittimati
In questi giorni a Palermo è in corso il 36esimo congresso dell'Associazione Nazionale Magistrati. In un momento storico in cui si parla dell'ennesima schiforma della giustizia e della “separazione delle carriere” che rischia di minare ancora di più l'autonomia e l'indipendenza della magistratura sicuramente può essere accolta in maniera positiva la presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella.
Con tutto il rispetto per il Presidente della Repubblica che, con quel gesto, ha voluto dare un segnale di vicinanza alla magistratura, ciò non basta a soddisfare la sete di giustizia di quei cittadini che credono nell'importanza dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura e che sia compatta nella ricerca della verità di tutte quelle stragi che hanno segnato profondamente la storia del nostro Paese.
Lo diciamo subito. All'interno dell'Anm non mancano magistrati che, in totale ossequio alla Costituzione, hanno ben chiaro il ruolo di responsabilità che incarnano. Magistrati soprattutto giovani che combattono per l'indipendenza della magistratura, che solidarizzano e sostengono quei colleghi più in prima linea nel contrasto ai sistemi criminali e che criticano fortemente le scelte compiute dagli ultimi due governi con le “schiforme” Cartabia e Nordio.
Magistrati come Nino Di Matteo, Nicola Gratteri, Luca Tescaroli, Giuseppe Lombardo, Sebastiano Ardita, ed altri, che hanno dato la faccia proprio criticando quei provvedimenti e norme che rischiano di abbattere la lotta alla mafia e alla corruzione.
Pensiamo ai continui ristringimenti sull'utilizzo delle intercettazioni telefoniche (vedi l'uso del trojan o i regolamenti per lo sviluppo delle indagini) all'abolizione di certi reati contro la pubblica amministrazione o l'abolizione del principio dell'obbligatorietà dell'azione penale. E poi ancora i tentativi di abbattere principi cardine come l'ergastolo ostativo, il sequestro e la confisca preventiva dei beni e l'istituto dei collaboratori di giustizia. Fino ad arrivare al bavaglio alla stampa.
Giuseppe Santalucia, presidente ANM
Tutto questo si sta muovendo in maniera strisciante da parte della politica.
E l'Anm solo ora fa sentire, debolmente, la propria voce.
Spesso e volentieri agisce in maniera farisaica ed ipocrita, contribuendo all'isolamento di quei magistrati che puntualmente finiscono nel mirino di una certa politica.
Un esempio è il grave silenzio dell'Anm quando il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri ha presentato un'interrogazione al ministro della giustizia Carlo Nordio per conoscere quali iniziative il Guardasigilli intenda assumere per verificare l'eventuale sussistenza di responsabilità disciplinari a carico del sostituto procuratore nazionale e già membro del Csm Antonino Di Matteo e a tutela della magistratura, della Corte di Cassazione e all'ulteriore eventuale sussistenza di reati derivanti dalle esternazioni contenute nel libro.
Al centro dell’attacco di Gasparri c’è l'ultimo libro scritto da Di Matteo assieme al giornalista Saverio Lodato - "Il colpo di spugna" (ed. Fuoriscena) - in cui gli autori commentano e criticano la sentenza della Cassazione relativa al processo sulla Trattativa Stato-mafia.
E ad oggi Nordio non ha mai dato una risposta sul punto.
Valgono poco le interviste e gli interventi sulla stampa se le posizioni non sono nette.
Anche la stampa ha un ruolo in questa farsa. Escluso qualche quotidiano e qualche testata on line, ha abdicato da tempo il ruolo di “cane da guardia” che l'informazione dovrebbe avere nei confronti delle istituzioni e che invece è sempre più serva del potere.
Con il suo silenzio l'Anm dimostra di essere un sinedrio alla stessa stregua dei vecchi Consigli superiori della magistratura. Incapaci di esprimere solidarietà o aprire procedimenti a tutela quando la politica attacca in maniera scomposta quei magistrati che sono a rischio vita.
E così facendo li isolano, dimostrando che la storia di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino non ha insegnato nulla.
Foto originale © Imagoeconomica
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