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di Giorgio Sbrissa - Intervista
Rai Fiction ha dato il via libera al film tv sulla prima donna ministro della Repubblica, il soggetto dagli scritti di Anna Vinci

Rai Fiction ha dato il via libera alla produzione di un film su Tina Anselmi. A proporre e curare il soggetto Anna Vinci, biografa della politica nata e vissuta a Castelfranco, prima donna ministro della Repubblica. La deputata chiamata da Nilde Iotti e Sandro Pertini a presiedere la commissione P2 “perché non c’era alcun uomo in Parlamento di cui potersi fidare”. “Una donna, prima che una politica raffinata” la ricorda Vinci, “il cui sguardo luminoso conteneva la sua terra, la Castellana, e le montagne dov’era nata la sua coscienza di staffetta partigiana e che avrebbe amato per tutta la sua vita”.

Anna Vinci da cosa nasce il progetto del film su Tina?
“Prendo avvio dal rapporto che ho avuto con lei. Ne ho scritto alcuni libri, ho fatto dei documentari, l’ho conosciuta, apprezzata e ho pensato che un film su di lei fosse un modo per far conoscere a tutti questa donna straordinaria, perché non si perda la memoria di “un eroina borghese” per citare Stajano, che tanto ha fatto per il nostro Paese. E che pure è stata prima dimenticata dal suo partito, la Dc, e poi dallo Stato stesso, almeno dal 2002, quando terminò il suo incarico alla commissione per i beni sequestrati agli ebrei. Eppure dal silenzio della sua Castelfranco arrivava ancora al cuore di tante persone”.

Come ha convinto Rai Fiction?
“Ho incontrato Eleonora Andreatta direttrice di RaiF che ha apprezzato il mio soggetto. Conosceva i miei libri, poi con il produttore Barbagallo è stato deciso che la storia di Tina era degna di essere raccontata per immagini”.

Dove sarà ambientato?
“Buona parte a Roma, dove ha svolto la sua missione politica, ma nel film sarà evidente il paesaggio del Veneto e della Castellana che trovavi negli occhi della Anselmi. Insieme alla guerra, alla Resistenza. Lei considerava Roma come il suo ufficio.

Si parlerà molto della P2?
“Ci sarà la cupezza di palazzo San Macuto, il centro di Roma, i palazzi del Potere. La casta politica romana che lei definiva “un’orgia di potere maschile”. Le immagini potranno descrivere più di molte parole la sua solitudine politica. La borsa che si portava dietro, a proteggere il diario in cui annotava tutto. Quella borsa era l’equivalente dell’agenda rossa di Borsellino”.

In questi diari c’erano i segreti della Repubblica?
“C’era il sentore di questo coacervo di potere e minaccia e lei aveva timore di perdersi

Si parlerà della sua formazione?
“Impossibile non parlare dell’impiccagione di massa di Bassano, all’origine della sua decisione di diventare partigiano, a fianco dei Sartor, di Mario Boni, di quel Nino, il grande amore della sua giovinezza che morirà di tubercolosi e di cui lei porterà nella bara la foto assieme a un fiore del suo giardino. L’estate di sangue del 1944 ci sarà”.

Tina non nasce popolare
“Il padre era un matteottiano, certo. E lei conosce i comunisti e gli azionisti e si iscrive alla Cgil. Ma quando nasce la Cisl e si formano le Acli, non ha dubbi. La sua fede cattolica ha la meglio. Anche se fin da prima lei si consulta con il parroco, quando gli confida la sua intenzione di abbracciare la Resistenza e chiede, “ma se dovrò uccidere”? “non vorrai farti uccidere tu”, gli risponde il prete legittimandone la scelta”.

Come ricordare Tina?
“Come una donna di grande fede, forte, giovale, onesta, che si emancipa nella lotta di classe delle filandiere. Lei maestra che si sente operaia nell’anima”.

Perché la chiamavano donna-ponte?
“Per questo suo eterno contatto con la sua terra dove non c’erano nemici, ma avversari e un tessuto connettivo per cui tutti lavoravano per il bene comune da qualsiasi parte fossero, oltre le parti politiche”

Invece a Roma...
Scopre, con l’inchiesta P2, che i suoi stessi compagni di partito, che poi la emarginarono, erano compromessi con i torbidi interessi dell’assassinio di Aldo Moro, per lei che era morotea fu un colpo durissimo, la sua fiducia ha cominciato a vacillare, ma ha continuato a impegnarsi, anche quando a un anno dal deposito della sua relazione sulla P2, Gelli chiese al nuovo presidente Cossiga la riabilitazione sua e degli affiliati contro la relazione Anselmi e Pertini”.

Come sarà il finale?
“Lei che insegna la relazione della commissione d’inchiesta a Pertini, dopo averla letta a un’aula deserta”.

A chi è affidata la regia del film e chi interpreterà Tina?
“E’ presto ancora. La sceneggiatrice sarà Monica Giappelli, e io avrò un ruolo di tutor. Il resto lo deciderà la produzione”.

La grande amica Biografa nei libri e in teatro
Anna Vinci è una scrittrice, amica e biografa di Tina Anselmi. Narratrice, esordisce con il racconto: Calcutta (abbinato a Vasco Pratolini di “Lungo viaggio di Natale”). Tra i suoi saggi: “Tina Anselmi. Storia di una passione politica” (Sperling & Kupfer, 2006); “La Politica con il cuore” (Castelvecchi, 2010); “La P2 nei diari segreti di Tina Anselmi” (Chiarelettere, 2011); “Mutolo, la mafia non lascia tempo” (Rizzoli 2013); Come autrice, conduttrice e documentarista, ha lavorato con Radio Due, “Tre Uno Tre Uno”, “Sala F”, “I Giorni”. Ha scritto alcuni lavori teatrali radiofonici. L’ultimo lavoro è del 2016, per Rai Storia, trasmesso il 22 marzo 2016: “Tina Anselmi, la grazia della normalità”, incentrato sul periodo in cui Tina Anselmi fu presidente della Commissione Bicamerale Inquirente sulla loggia P2 di Gelli. Anna Vinci porta grande riconoscenza alle sorelle di Tina, Maria e Teresa e al segretario particolare Vincenzo Giaccotto: “E’ anche grazie a loro che questo film su Tina si potrà realizzare”.

Tratto da: la Tribuna di Treviso

In foto: Tina Anselmi ed Anna Vinci in una foto d'archivio

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