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battaglia bagarella big c letizia battagliaSogni, speranze, disillusioni, ma anche tanti progetti della celebre fotografa siciliana nel giorno del suo compleanno
di Lorenzo Baldo - Fotogallery
“A 82 anni sogno le stesse cose che sognavo a 10 anni: bellezza, pace, giustizia, amore. Si rimane con gli stessi sogni, ed è per questo motivo che vado a fotografare una bambina di 10 anni...”. Al telefono la voce di Letizia Battaglia è poderosa, lascia trasparire appena il dolore che da anni l’accompagna: un dolore fisico, che segna spietato il suo corpo dopo una vita vissuta sempre al limite, ma soprattutto un tormento interiore che appartiene a chi vive e ama intensamente. “Io sono innamorata di Palermo come si può amare una persona… sono le mie viscere… Palermo sono io, sono tutti quelli che amo, ma anche quelli che mi provocano dolore. So che non posso uccidere il dolore, purtroppo posso soltanto conviverci, ma continuerò sempre a lottare per un cambiamento”. Una battaglia che si rispecchia nel suo stesso nome, quello di una donna che non intende arrendersi: “Anche se ho 82 anni non credo di avere meno forza di una di 20!”. Quella forza indomita mescolata ad amore, passione e speranza che trapela ulteriormente quando mi parla del pm Nino Di Matteo e di quello che vorrebbe per lui.


“Di Matteo è nel mio cuore, nella mia testa, nel mio desiderio di pace e di giustizia. Per lui vorrei una vita giusta, così come tutti dovrebbero avere! Cosa posso desiderare per lui, se non quello che merita: continuare a fare quello che ha sempre fatto, ed essere messo nelle condizioni di poterlo fare bene! Gli auguro anche tanta pace...”.
Ed è pensando al lavoro del magistrato palermitano che Letizia tira fuori la sua pressante pretesa di verità su quella trattativa tra Stato e mafia che ha ipotecato il nostro futuro. “Questa è una condizione essenziale per potere continuare a vivere in questa città - afferma con decisione -. Se non si porta alla luce questa verità non possiamo ricominciare a credere o a sperare, perché è alla base di tutto il nostro grande dolore che pesa da anni sulle nostre spalle. Amministrare ed amare questa città è faticoso. Se però riusciamo a sbrogliare il bandolo della matassa di tutto quello che è successo, allora sì, che questa città potrà rinascere e diventare meravigliosa come merita di essere: con il suo mare, il suo cielo e la sua cultura”. Per la grande fotografa premiata in tutto il mondo “è irrinunciabile la giustizia: bisogna conoscere la verità, magari poi i colpevoli moriranno... ma per lo meno pacifichiamo questa città. Per poter sperare bisogna assolutamente sciogliere questi nodi, altrimenti con questo fardello pesante non sarà facile andare avanti”.
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Chiedo a questa eterna ragazza se ha mai pensato cosa direbbe a quei bambini che ha fotografato 20 o 30 anni fa se dovesse rivederli da adulti. “Che abbiamo lottato - mi risponde in un soffio -. A volte non ce l’abbiamo fatta, altre volte sì. Ma quei bambini di allora non trovano oggi quello che volevamo per loro… Le mie bambine, i loro sogni… non credo che si siano realizzati... Me li ricordo mentre giocavano con le armi, non so che fine possono avere fatto…  oggi quei bambini trovano una città sicuramente più pulita, ma sempre con gli spacciatori tra i piedi. Penso ai ragazzini dello Zen, a come deve vivere tanta brava gente… o anche ad altri quartieri dove è poca la possibilità di riscatto, dove è difficile rivoluzionare lo stato delle cose, dove non c’è lavoro e predomina la prepotenza. Questo mi fa profondamente intristire… Tutto il mio essere è lì che vibra, trema all’idea che le cose possano cambiare; un giorno sarà bellissimo quando finalmente potremo andare per le strade - non per piangere i nostri morti ammazzati di allora, o per piangere per tutto quello che oggi non va bene - ma per cantare e gioire… perché i sogni possono anche avverarsi: vivere in una società pulita, onesta, senza mafia, senza trattative, senza corruzione e senza politici corrotti”.

Letizia si ferma un attimo e prende fiato, ogni volta che apre il suo cuore per far emergere queste sue speranze è come se il suo spirito fosse sferzato duramente dalla realtà. Ed è proprio in quello spazio temporale “dell’oggi” che irrompe il progetto per il quale sta lottando con tutta l’anima: il centro internazionale di fotografia. “Il progetto dell’architetto Jolanda Lima, realizzato dagli architetti e dagli operai del Comune di Palermo è fantastico - mi dice con una felicità fanciullesca -, manca solamente l’ultima parte della burocrazia”. Letizia scalpita, non intende arretrare di un millimetro: quel Centro deve essere consegnato alla città di Palermo al più presto possibile; dopo tante promesse, attese, e ancora promesse, questa donna è pronta a tutto per sbloccare i ritardi di una burocrazia elefantiaca. “Questo Centro rappresenta un’altra speranza per non lasciare abbandonati a se stessi tutti coloro, giovani, o meno giovani, che amano la fotografia e l’arte in generale. Sarà come avere un luogo, una specie di tempio, bello, gentile, dove si possano fare mostre, dibattiti, cercando di raccontare il mondo: un tempio culturale del tutto indispensabile. Sono convinta che se in questa città ci saranno molte più iniziative culturali possiamo sperare che crescano ragazzi preparati, ragazzi felici… ragazzi che non debbano andare via per cercare un futuro, ma che lo possano trovare qua”. Letizia è stanca, non è facile riuscire a strapparle un’ultima riflessione su quello che si aspetta dal futuro. “Sono portata sempre a desiderare gesti d’amore e di rispetto… desidero sempre le stesse cose che ho desiderato nella mia vita. Ora fotografo una bambina di 10 anni e farò una mostra solo con lei, perché la bambina è importante: è il futuro, è donna. E Poi? Poi farò altre cose...”. 

Foto originale di copertina: l'arresto di Leoluca Bagarella immortalato da Letizia Battaglia © Shobha

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