Fotogallery all'interno!
di Lorenzo Baldo
Per gli 81 anni della fotografa palermitana: una mostra, uno spettacolo e all'orizzonte un Centro internazionale di fotografia
Palermo. “Assessore, tira fuori le p... e fai procedere i lavori per il Centro internazionale di fotografia, falli finire quei lavori che vanno avanti da troppo tempo! Io ho 81 anni, sento che perdo le forze giorno dopo giorno...”. Il carattere indomito di Letizia Battaglia si può sintetizzare in questa sua frase sbattuta pubblicamente nell'etere durante la conferenza stampa di presentazione della sua mostra “Anthologia”, a cura di Paolo Falcone, promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Palermo, in collaborazione con la Fondazione Sambuca, e dello spettacolo “Il Caravaggio rubato”, in occasione del suo 81° compleanno. “Al Centro le porte non ci sono ancora – mi dice Letizia alquanto disillusa –, i vetri non ci sono, i pannelli non ci sono, il pavimento si deve dipingere, le pareti sono sporche... Io ancora il contratto non ce l'ho, si certo, c'è la firma del sindaco Orlando, ma poi si sono presi il contratto e non me l'hanno dato...”. Proprio quel contratto prevede la nomina di Letizia Battaglia come direttore – a titolo gratuito – di quel Centro che ha tanto voluto, con tutte le sue forze. Ma finora un ginepraio di lentezze burocratiche ha fatto slittare l'apertura di quello che sarà a tutti gli effetti un punto di incontro internazionale che diventerà una reale fucina dell'arte dove la fotografia si fonderà con tante altre forme di creatività. Dal Comune di Palermo ribadiscono che “entro Pasqua” ci sarà l'inaugurazione. Ma questa donna è stanca di parole. “Io ho finito di fotografare, ora mi interessa solo il Centro internazionale di fotografia – sottolinea Letizia tutto di un fiato –. Il fotografo è una persona che vive molto da solo, che incontra le foto del suo piccolo mondo, scatta e rimane solo. Io voglio invece che i fotografi possano avere un sostegno, un appoggio, una comunicazione. Che non sia soltanto fotografica, ma che vada oltre: nel Centro ci sarannno molte attività, si farà musica e fotografia. Voglio che cresciamo... voglio che questo popolo si tolga di dosso questa patina di ignoranza per riscoprire la bellezza, in ogni cosa”.
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La bellezza. Quella che Letizia ha sempre cercato, spasmodicamente, in ogni sua forma. “Io continuo a sognare la bellezza. Per me la bellezza è la giustizia. Non c’è bellezza senza giustizia”, aveva ribadito lo scorso anno quando il progetto del Centro faticava a concretizzarsi. “Sogno che le battaglie intraprese non siano del tutto perdute – aveva gridato con forza questa ragazza di 80 anni –, che qualcosa verrà… che nasceranno fiori da questi semi che abbiamo buttato nella terra. Sogno di poter vedere un po’ di questa bellezza. Prima di andarmene mi piacerebbe vedere nascere le prime foglioline e siccome 80 anni sono pochi, forse vedrò nascere questi fiorellini, o forse sto vaneggiando perché ancora non è tempo…”. Quella volta Letizia aveva rimarcato un concetto per lei fondamentale: “E’ importantissimo che i ragazzi recepiscano l’importanza di vedere fiorire la bellezza. Io vorrei parlare sempre con i ragazzi per dire loro che si può, si può, si può… la vita è meravigliosa, questo mondo è un posto bello dove stare se non ci fossero le guerre, l’ingiustizia, se non ci fosse il sopruso, tutto sarebbe bellissimo. Sarebbe anche facile amministrare con giustizia una terra, senza confini, senza diversità di colori di pelle, senza divisioni tra belli e brutti, nani, storpi… siamo tutte creature di questa terra…”. Per poi concludere con una piena consapevolezza: “Io me la sento questa bellezza, a 80 anni non mi sono chiusa nel mio egoismo, non so da dove mi arrivi questa forza, ma nonostante i miei problemi fisici sento forte di rimanere a testa alta, senza piegarmi e senza accettare compromessi”.
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A distanza di un anno quella energia indomabile si intravede nel libro “Anthologia” che racchiude le immagini più intense della fotografa europea più premiata al mondo. Tra tanti i testi contenuti nel libro e dedicati a Letizia spiccano le parole del pm Nino Di Matteo: “Letizia Battaglia con la sua opera di grande impatto emotivo ha costituito per molti giovani siciliani - ed io tra questi - un punto di riferimento importante per comprendere lo squallore e la tragedia della mafia, e soprattutto la dignità e il profumo inebriante della resistenza e del contrasto al sistema mafioso. Da siciliano, da palermitano, prima ancora che da magistrato, le sarò sempre grato per la passione civile che la caratterizza”. Una passione civile che niente e nessuno potrà mai spegnerle. Perchè Letizia è così. Nel suo essere pulsa forte una sorta di condivisione corale per le sofferenze del genere umano. Una condivisione che si chiama amore. Amore incondizionato verso chi soffre per le ingiustizie. Letizia piange, grida, accende l’ennesima sigaretta cercando di scacciare la rabbia, la disillusione e la disperazione. Poi si rianima, si prepara per l’ennesimo viaggio per accompagnare le sue foto in giro per il mondo, per testimoniare la sua sete di giustizia, nonostante il suo fisico cerchi di impedirglielo. I suoi occhi mi entrano dentro e mi impongono di continuare il cammino intrapreso. Il destino scritto nel suo nome non ammette repliche: la battaglia per un ideale va comunque combattuta. Sempre.
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