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Mistero Memalfa

La Fondazione Memalfa nasce nel 1992 a Vaduz, in Liechtenstein, il 15 gennaio, San Paolo Eremita. Scopo sociale: amministrazione di beni mobili e immobili, detenzione di partecipazioni e altri diritti, esecuzione delle transazioni connesse. Beneficiari economici: Alberto Perego e Fabrizio Rota. Fiduciario: Silvio Rossetti, funzionario della Prasidial di Vaduz (fino al 1995) e poi della Fidinam di Zurigo e gestore anche delle Candonly. Spiega Rossetti: «Hanno creato questa fondazione per costituire una riserva di fondi fuori dall'Italia. I soldi della fondazione sono stati investiti in Borsa».

Che si tratti di uno strumento finanziario dei Memores è dimostrato dallo statuto: prevede che alla morte di uno dei due beneficiari il patrimonio venga assegnato interamente all'altro e, alla morte di entrambi, alla Associazione Memores di Massagno. È la filiale svizzera dell'associazione, con sede a Massagno, sobborgo di Lugano, all'indirizzo dove è domiciliato anche il leader di Cl della Svizzera italiana, Claudio Mesoniat, direttore del quotidiano vescovile Il Giornale del Popolo .

Memalfa è il polmone finanziario dei Memores. Sui suoi conti di Lucerna e di Chiasso arrivano i soldi affluiti alla Candonly dai conti Lgt Bank di Vaduz e Beirut Ryad Bank di Londra. In uscita, Memalfa bonifica denaro al conto Paiolo di Chiasso e, dopo il 1997, a un altro conto acceso presso la Bsi di Zurigo. Il beneficiario è sempre lo stesso: Alberto Perego.

Più complicato è stabilire gli impieghi dei soldi che escono da Memalfa e da Paiolo. Nel luglio 1997, 80 milioni di lire passano da Paiolo al conto Dugan, presso la Bsi di Chiasso: è un conto di Marco Barbone, l'ex terrorista che ha ucciso il giornalista Walter Tobagi e che ora fa parte di Cl. Sconosciuti i motivi del finanziamento. Chissà invece se qualche soldino di Memalfa va a finanziare Obelix? Obelix è la barca di 15 metri e due motori da 400 cavalli , ormeggiata nel porto di Lavagna, su cui Formigoni, i suoi amici Memores e De Petro hanno fatto insieme giri e vacanze. Il suo proprietario, Adelio Garavaglia, la vende nel 2002 a un gruppo formato da Oriana Ruozi (la moglie di De Petro), Roberto Formigoni, Fabrizio Rota, Alberto Perego e Alfredo Perico, tutti Memores (tranne De Petro, che è infatti l'unico sposato). Garavaglia incassa 670 milioni di lire, 470 dichiarati e 200 in nero, e racconta che De Petro si era lamentato con lui: «Voleva dichiarare meno».

Obelix

Il pagamento di Obelix è un'avventura. Formigoni versa a Garavaglia 111 mila euro dai suoi conti: 10 mila nel gennaio 2002 con un assegno della Banca Popolare di Sondrio; 51 mila euro nel febbraio 2002 con un bonifico che parte dalla Banque Populaire d'Alsace; e 50 mila euro nel luglio 2002 con un altro assegno della Popolare di Sondrio. Il resto lo paga De Petro un po' alla volta, per lo più in contanti. Garavaglia racconta: ci incontravamo nei fine settimana a Lavagna, nei pressi della mia ex imbarcazione; io chiedevo a De Petro se avesse portato qualcosa per me, e lui tirava fuori dal suo borsello a tracolla mazzette di banconote tenute insieme da un elastico, sempre tra i 10 e i 15 mila euro per volta. In altre occasioni Garavaglia incassava assegni: a volte circolari, a volte intestati a nomi veri (Fabrizio Rota e Alberto Villa, un altro Memores), a volte intestati a nomi falsi (gli inesistenti Carlo Rossi e Giancarlo Rossi), ma con esecutori persone vere, Mario Saporiti e Mauro Villa, anch'essi Memores. Una barca davvero comunitaria, visto che i Memores si affollano a portar soldi per pagarla. Alberto Villa, per esempio, versa 10 mila euro: «Per la mia quota», spiega agli investigatori; ma poi apprende con stupore, durante l'interrogatorio, di essersi sbagliato, perché non risulta tra i proprietari della barca...

In questa storia c'è anche un giallo internazionale con una venatura spionistica: qualcuno, dall'estero, ha spifferato agli indagati i segreti dell'inchiesta. Lo scopre il pm Robledo quando fa perquisire l'ufficio svizzero di Rossetti, il funzionario che lavora per i Memores, e vi trova la copia della rogatoria internazionale che la procura aveva fatto in Liechtenstein. Era stata mandata via fax, nel 2005, allo studio legale milanese Sciumè Zaccheo & associati. L'avvocato Alberto Sciumè è amico, e anche socio, di uno degli indagati: Alberto Perego; e tra quelle carte, Robledo trova allegato anche un biglietto da visita: quello di Mario Brusa, avvocato di Formigoni.

Memalfa, la sofisticata cassa comune offshore dei Memores Domini, è stata chiusa nel 2001. I suoi fondi sono finiti sul conto Paiolo di Perego. Chissà se dopo Mem-alfa, in qualche paradiso fiscale, sono nate Mem-beta, Mem-gamma e così via. Il Codice De Petro resta in gran parte ancora misterioso.

Micromega - gennaio 2009

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