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Le artiste, insieme ai collettivi femministi, ripudiano la persecuzione del sionismo uruguaiano verso l'arte militante espressa l’8 marzo

Questo articolo, che riproponiamo ai nostri lettori, è stato scritto in data 24-03-2024.

Attraverso l'arte si arriva all'anima dei popoli. Attraverso l'arte si esprimono rivendicazioni di libertà, legittime resistenze verso le anomalie dell'umanità, come ad esempio gli autoritarismi, attualmente presenti in tutti e quattro punti cardinali del pianeta. E attraverso l'arte, l'arte militante - lontana dall'arte compiacente, light e di sistema - lotta in maniera trasparente per cause sociali. Gli artisti del mondo, alcuni giovani, alcuni meno giovani, che si impegnano con la loro vita, la verità e la giustizia, fanno sì che con il loro talento, la loro sensibilità sciolgano i nodi dell'ipocrisia, per divenire un sentiero inamovibile di idee rivoluzionarie sia a livello culturale che sociale.
E come diceva Eduardo Galeano (lo scrittore e giornalista uruguaiano che ancora oggi continua a guidarci nonostante ci abbia lasciato fisicamente) le idee di cambiamento, di progresso, di ristrutturazione vitale ed istituzionale, suscitano sempre odio ed amore. Ed è ciò che è successo in Uruguay lo scorso 8 marzo a Montevideo. Un 8M - giorno internazionale della Donna - che ha visto manifestazioni in tutto il mondo. Giovani artisti del Movimento artistico, culturale ed internazionale Our Voice hanno realizzato un intervento di pura arte militante che ha provocato -per il suo messaggio diretto - l'odio del sionismo radicato nella società uruguaiana.
In una performance inedita, svoltasi nell'Avenida 18 de Julio della capitale, dinanzi a circa ventimila donne, le artiste di Our Voice hanno presentato una marionetta di cartone rappresentante, in maniera metaforica, il presidente argentino Javier Milei, simbolo dei governanti portavoce di un discorso patriarcale, regressivo e repressivo sotto diversi aspetti e, nel suo caso, con un timbro di sionismo dichiarato. La marionetta aveva sulla testa la stella azzurra della bandiera di Israele e sono stati intonati canti legati alla lotta contro il sionismo e per una Palestina libera. Questo faceva parte di una coreografia propria dell'arte libera ambulante, divenuta ormai abituale in questo tipo di dimostrazioni massive, che si sono tenute non solo in Sud-America - Paraguay, Argentina e Cile - ma anche in città italiane.
Tutta questa arte ha scatenato un uragano di attacchi, condanne e diffamazioni da parte del sionismo locale e dei media a questo vicini e ha visto partire delle denunce da parte del Comitato Centrale Israelita dell'Uruguay alla Procura Penale.


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Hanno accusato, pubblicamente e giuridicamente, le artiste di Our Voice di incitare all’odio, condannando la rappresentazione perché la marionetta sembra avesse una testa che rappresentava una donna ebrea. Niente di tutto ciò, ovviamente. Inoltre hanno dichiarato che quell'intervento era antisemita, nonostante il cartellone esibito recitava in molto chiaro: “Mai Antisemita, Sempre Antisionista”. Ma gli ambienti sionisti hanno distorto una manifestazione femminista in cui non sono mancate espressioni di solidarietà da parte di altri collettivi partecipanti a favore della lotta palestinese. Al grido femminista si è aggiunto il grido di No al genocidio a Gaza ed in Cisgiordania.
Trascorsi alcuni giorni dall'evento al quanto controverso per una società uruguaiana conservatrice per eccellenza, alcuni membri del Movimento artistico, culturale ed internazionale Our Voice hanno tenuto una conferenza stampa con portavoce due delle principali attrici ed attiviste; Sonia Bongiovanni e Fátima Amaral. La conferenza stampa si è tenuta nella sede del sindacato dei funzionari municipali di Montevideo. In questa occasione hanno fatto conoscere all'opinione pubblica il totale ripudio per la persecuzione e la diffamazione operata verso il collettivo dalla lobby sionista uruguaiana.
L’energica protesta, nonostante si attenda la fine dell’iter giudiziario a seguito della denuncia presentata in procura, ha trovato il fermo sostegno di gran parte dei collettivi femministi dell'Uruguay e della regione.
Con parole chiare e con tono sicuro e sereno, le portavoce di Our Voice, accompagnate da attiviste come Silvia Martínez del Río (del Fronte di Lotta Ambientale Delia Villalba), Norma Núñez (Segretaria di DDHH di AFUR), Diego Castro ed Irma Leites di Plenaria Memoria e Giustizia, si sono espresse in questi termini: “Il motivo di questa conferenza sono fatti di dominio pubblico; dopo l’8 marzo è stato cambiato il senso di una delle nostre rappresentazioni artistiche per la quale è iniziata una vera e propria persecuzione, attraverso l'informazione mediatica. È quindi nostra intenzione chiarire pubblicamente la nostra posizione”.




Dichiarazione del Movimento Our Voice

"Di fronte alla condanna e alla censura rivendichiamo le lotte dell'8M. Noi di Our Voice rigettiamo la persecuzione e la diffamazione di cui siamo oggetto in seguito alla marcia dell’8 marzo, Giorno Internazionale della Donna, per l'intervento della lobby sionista che cerca di deviare l'attenzione della denuncia che porta avanti il grande movimento femminista che, con le sue storiche rivendicazioni, solidarizza anche con il popolo palestinese”.
“Il significato del nostro intervento come collettivo artistico ed attivista è stato tergiversato. Nella nostra espressione artistica abbiamo utilizzato metaforicamente tratti che identificano il presidente argentino Javier Milei come uno dei governanti che rappresenta il discorso attuale che è patriarcale, regressivo e repressivo dei diritti, della libertà e della memoria dei popoli della regione. Milei ed il suo governo appoggiano esplicitamente il sionismo genocida rappresentato artisticamente nella marionetta con la stella azzurra della bandiera di Israele, bandiera che non rappresenta il popolo ebreo bensì il progetto di apartheid e pulizia etnica così come lo denunciano i movimenti di ebrei antisionisti e per la Palestina”.
“Non è mai stata nostra intenzione indicare un'etnia o una religione. Ripudiamo tutte le azioni di discriminazione e di razzismo che fanno parte dei processi di colonizzazione del progetto sionista. E con l'intenzione di fare chiarezza riaffermiamo lo slogan che ha accompagnato la marionetta durante l’intervento e la marcia: “MAI ANTISEMITA, SEMPRE ANTISIONISTA”.
Respingiamo i legami o i paragoni con espressioni che fanno apologia del nazismo, riaffermando che le pratiche naziste sono quelle che storicamente attua il sionismo”.
“Le accuse che ci sono state rivolte sono parte di un progetto negazionista e pretendono di rendere invisibile il genocidio in corso che il regime israeliano sta attuando in tutto il territorio palestinese, che negli ultimi cinque mesi - secondo il Ministero della Salute di Gaza - ha ucciso oltre 31.100 persone, tra loro 12.900 bambine e bambini e 8.200 donne. Si registrano anche oltre 8.000 persone scomparse. Israele è stato chiamato ad ammettere, davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, dopo essere stato accusato da un blocco di più di 50 paesi capeggiati dal Sudafrica, di stare attuando un vero e proprio genocidio contro il popolo palestinese. Al momento l'ONU ha emesso più di 70 risoluzioni condannando Israele per occupazione illegale e per l'infrazione di leggi e trattati internazionali”.


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Sonia Bongiovanni e Fátima Amaral


“Risoluzioni che Israele ha ignorato ed evaso sistematicamente da 76 anni, cioè da quando è iniziata la colonizzazione della Palestina. Attenzioniamo le organizzazioni sociali e la cittadinanza sugli attacchi costruiti per la manipolazione e la disinformazione attraverso la diffusione di immagini slegate dal contesto. Attacchi che includono la persecuzione mediatica ed una presunta denuncia penale apparentemente promossa dal Comitato Centrale Israelita dell'Uruguay che pretende “educare” la popolazione attraverso la decostruzione, cercando di individuare, condannare e censurare un gruppo di persone per spaventare la società, assoggettando la libertà di espressione, perpetuando la cultura della paura e la criminalizzazione della protesta”.
“Ci indigna che un evento artistico scandalizzi più dei bombardamenti che una potenza militare nucleare, come è Israele, fa ad ospedali e campi di rifugiati palestinesi, oltre all'utilizzo della fame nera come arma di guerra, l'uso di fosforo bianco, le violenze, i sequestri, le torture, le sparizioni forzate, le umiliazioni, il blocco degli aiuti umanitari, di acqua, di alimenti e di medicine, la distruzione massiccia di infrastrutture e lo spostamento forzato di migliaia e migliaia di persone. Tutti questi crimini di guerra sono stati sempre condannati sia dal popolo uruguaiano sia dal movimento femminista ma non da questo governo”. 
“Vogliamo ringraziare per le dimostrazioni di appoggio ricevute da parte di diverse organizzazioni sociali a livello nazionale ed internazionale, così come noi solidarizziamo con chi è oggetto di repressione, persecuzione e criminalizzazione in tutto il mondo ed alziamo la nostra voce contro il genocidio. Abbracciamo la resistenza intersezionale che tesse reti di solidarietà internazionalista, che promuove l'emancipazione e l'autodeterminazione di tutti i popoli oppressi per preservare e costruire una vita degna. Per corpi e territori liberi continueremo per le strade! Montevideo, 21 marzo di 2024”.
Nella fase finale dell'incontro con la stampa hanno preso la parola gli attivisti vicini al movimento Our Voice. Sulla stessa linea del Movimento gli artisti hanno rivendicato la lotta in favore del paese Palestinese e hanno solidarizzato, senza timore alcuno, con le giovani.


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Norma Núñez, della Segreteria di DDHH di AFFUR: “Appoggio e piena solidarietà, condividiamo le loro azioni”

“Vogliamo mandare un saluto alle compagne e a tutto il collettivo di Our Voice. Di fronte al tentativo di criminalizzazione dell'intervento artistico nell’ambito dell'8M, intervento solidale verso un popolo storicamente aggredito e con speciale empatia verso le donne e bambini, la Segreteria dei Diritti umani e di Genere di Affur fa arrivare, al collettivo di Our Voice, alle sue donne specialmente e a tutti loro supporto e solidarietà piena condividendo il loro agire, riconoscendo la linea da loro seguita sposata verso l'esistenza di un mondo giusto, solidale e sensibile, dove si ascolti la voce di coloro che sono zittiti, dove si rispetti la vita ed i diritti di tutti i popoli in ogni angolo del mondo. Mettiamo in pratica con la nostra energia il nostro slogan. ‘Toccano una, toccano tutte’. A voi compagne e compagni, il nostro più fraterno abbraccio. Continueremo a scendere in strada vicino a voi, denunciando sempre l'ingiustizia”.



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Silvia Martínez Del Río, del Fronte di Lotta Ambientale Delia Villalba dichiara: “È preoccupante che il tentativo di criminalizzazione delle proteste sia arrivato anche contro il collettivo”

“Con la certezza che le compagne avrebbero detto tutto, perché tutto è sul tavolo. Ma c'è un comunicato semplice e breve del Fronte di Lotta Ambientale Delia Villalba. Lo scorso 8 marzo, giornata internazionale della Donna Lavoratrice, le bandiere, i cartelli, i canti di solidarietà verso il popolo palestinese sono stati visti e sentiti nel mondo intero. Il genocidio che sta commettendo Israele in Palestina non si può nascondere. Non si può nascondere nemmeno la forza delle molteplici espressioni di condanna al regime sionista, che commette ogni giorno un nuovo massacro, nel suo vano tentativo di svuotare ogni territorio palestinese attraverso l'assassinio, la sete, la fame, usate come arma di sterminio e con l’esodo del popolo nativo. In Uruguay sono state decine di migliaia le donne che hanno riempito le strade l'8M sventolando la bandiera palestinese, esprimendo messaggi nei cartelloni. L'attacco del sionismo contro manifestanti e collettivi solidali non si è fatto aspettare. Mezzi di comunicazione, personaggi della politica, il Comitato Centrale Israelita, fino alla stessa Istituzione Nazionale di Difesa di Diritti umani, e molte voci nel Parlamento, hanno sbandierato il fantasma dell'antisemitismo. È preoccupante che il tentativo di criminalizzazione delle proteste sia arrivato anche contro i collettivi, contro donne che hanno partecipato alle diverse marce dell'8 marzo, in particolare le compagne qui presenti”.


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Diego Castro, di Plenaria Memoria e Giustizia: “Non concederemo il privilegio dei nostri silenzi”

“Oggi, ancora una volta, si usa la caccia alle streghe come strumento delle classi egemoniche per fare tacere. Si vuole penalizzare un gruppo di compagne che portavano una marionetta denunciando il genocidio di un popolo intero. Ma questa marionetta sembra essere così violenta da rendere possibile penalizzare chi la trasportava, niente meno che donne in un 8 marzo. Sembra che vogliano giudicarle ancora una volta nel falò come le lavoratrici tessili bruciate nella fabbrica per aver reclamato condizioni lavorative degne. Nuovamente vengono demonizzate per reclamare che non siano mai più uccise, violentate. Non concederemo loro il privilegio dei nostri silenzi. Se toccano una, toccano tutti. Basta con le proteste. Tutto il nostro appoggio alle compagne. Grazie!”.


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Irma Leites, referente storica di Plenaria Memoria e Giustizia: “Pretendono invisibilizzare una marcia del 8 marzo, con tutto questo”

“Come diceva Silvia, le compagne hanno detto quello che credo in realtà sentiamo tutti i collettivi e le persone che siamo qui presenti e possibilmente, magari, tutte quelle persone che stanno ascoltando e guardando la realtà, non come la vogliono fare passare, perché sembra insolito il fatto che è successo qui. Una ed un'altra volta hanno invisibilizzato i collettivi e le diverse organizzazioni sociali e pretendono invisibilizzare una marcia del 8 marzo dietro tutto questo. Allora, in principio, quello che sento come vecchia militante, come antico militante, è quello di terra e libertà, più che mai, dalla terra al mare, è la libertà di tutto il popolo. Ogni voce, uniti della Palestina, per tutte le donne e tutti i bambini. Eccoci qui per unirci a questa voce che deve elevarsi.
Mai più, mai più dobbiamo dimenticare che non ci possono insegnare né possono indottrinarci su come interpretare le immagini. Perché se noi prendiamo in considerazione le immagini di quello che le compagne portavano, sembra ridicolo che il comitato abbia fatto questo, ma anche loro partono dalla base che ci sono molti popoli addormentati e che la critica non esiste, quindi, andiamo avanti compagne, siamo qui e ci uniamo terra e libertà come sempre, come era lo storico slogan di tutti i popoli che hanno lottato, e continuiamo a lottate per emanciparci”.
Oltre al profilo giornalistico dell'incontro è nato uno spontaneo scambio di idee, tra i molti rappresentanti di organizzazioni attiviste lì presenti. Un dirigente del collettivo Afro dell'Uruguay ha ricordato a tutti che precisamente quel giorno si commemorava il Giorno Internazionale Contro il Razzismo, motivo per cui ha accolto con entusiasmo che la dichiarazione di Our Voice sia stata fatta conoscere al pubblico in quell'evento, lasciando ben chiaro che il suo collettivo appoggiava il Movimento nella sua lotta a favore del popolo palestinese.
Sia lui che altri attivisti hanno ricevuto un applauso dal pubblico. Infine, sono stati proiettati su uno schermo dei video con saluti e molto sentite adesioni dell'attivismo della regione, dimostrandosi in ognuna di queste, che l'intervento del Movimento Our Voice non solo ha segnato uno stile artistico militante, e una linea coerente e sensata, dentro il territorio uruguaiano e oltre frontiera.


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Non poteva essere altrimenti, prendendo in considerazione che il Movimento, fondato in Italia, a Palermo, dieci anni fa, da un'adolescente - oggi già un'attrice e direttrice teatrale affermata - ispirata nella lotta contro la mafia, si è trasformato in un emblema di resistenza e di rivoluzione culturale.
I sentimenti di odio e di amore che ne deriveranno fanno parte della dinamica del cambiamento e della rivoluzione culturale in corso che si traduce in una chiara azione che sta demolendo strutture.
Azione che coinvolge anche noi come giornalisti di Antimafia, perché facciamo parte di quella rivoluzione, impegnati nel giornalismo libero ed indipendente.


Ripercussioni giornalistiche della conferenza stampa

Da una prima valutazione le ripercussioni a seguito della conferenza stampa, sia a livello de reti sociali, come di visualizzazioni nel canale di YouTube ed Instagram, da cui è stata trasmessa la conferenza, i risultati sono stati ottimi, e tanti e, sicuramente, quello che è stato un vile attacco del sionismo al Movimento Our Voice in Uruguay in un primo momento, rappresenterà sicuramente un gran passo avanti nell'ardua lotta a favore di una causa, quella palestinese tra altre.
Nei titoli del quotidiano El País leggiamo: “Collettivo denunciato di antisemitismo nell’8M ha risposto che la marionetta era una rappresentazione di Milei”. Specificano che il presidente argentino rappresenta un discorso attuale “patriarcale, regressivo e repressivo” e che la loro espressione artistica è stata “tergiversata”.
Il quotidiano El Obervador è sulla stessa linea: “Collettivo che ha manifestato nell’8M con una marionettta e la stella di Davide assicura che era una replica di Milei
Il collettivo, chiamato Our Voice, ha manifestato essere vittima di una persecuzione e ha detto che non è antisemita”.
Da parte sua il settimanale Caras y Caretas, ha scritto: “Dopo la denuncia al loro intervento nell’8M Our Voice ha ripudiato la “persecuzione ad opera della lobby sionista”. “Il collettivo Our Voice, denunciato per il loro presunto discorso di odio durante il loro intervento artistico nell’8M, ha organizzato una conferenza per esprimere la loro posizione”.
(22 Marzo 2024)

Foto © Antimafia Dos Mil

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